Le ipotesi sulla provenienza del suo nome si sprecano. In quella “stretta”, situata all’inizio di Corso di Porta Ticinese, nei pressi della Darsena, proprio di fronte alla Chiesa di Sant’Eustorgio, sarebbe esistita una casa d’appuntamenti chiamata Cà Losca, casa di malaffare, per contrazione dialettale. Si narra anche che un facoltoso commerciante, tale Giovanni Pietro Calusco, avesse aperto lì un grande negozio per la vendita di seta. E a rendere ancor più dubbia la genesi c’è una vecchia leggenda che indica quel luogo come la residenza di quattro nani che frequentavano la Corte degli Sforza, godendo per questo della assoluta impunità, che consentiva loro di combinare le cose peggiori. Comunque siano andate le cose, il vicolo Calusca è esistito ed esiste ancora oggi, anche se dalla sua nascita ai giorni nostri di acqua nei Navigli ne è passata davvero tanta. Adesso, attraversandolo, sembra un brevissimo e insignificante tratto di strada, un budello, un semplice androne d’accesso a un grande cortile privato, dove si affacciano costruzioni moderne, però è passato alla storia come una delle vie più malfamate della nostra città, rifugio di balordi e prostitute, delinquenti di ogni genere, il cui accesso era praticamente vietato alle forze dell’ordine. Lì si organizzavano commerci illegali delle merci che venivano scaricate alla Darsena e poi rivendute nella vicina Piazza XXXIV Maggio. Per questo, il Vicolo era considerato un vero e proprio luogo di violenza e malaffare della “ligera”, la malavita meneghina. In epoca decisamente più moderna, invece, poco più di una cinquantina di anni fa, al civico 2, nacque la Libreria Calusca, uno dei principali punti di riferimento e aggregazione dell’estrema sinistra militante cittadina, di esponenti di Potere Operaio, Lotta Continua e Autonomia Operaia. Insomma, un piccolo passaggio, ma con moltissime storie da raccontare. Oggi, dicevamo, del suo passato non è rimasto nulla, ed è difficile, percorrendo quel breve tratto di strada, ritrovare, anche solo per qualche istante, quelle nebbiose atmosfere di un tempo. Ma se si chiudono gli occhi e si lascia vagare la mente, libera di dare sfogo alla propria fantasia, si può compiere un viaggio nella Milano che non c’è più, in un passato cittadino misterioso e ricco di segreti, che nonostante i velocissimi cambiamenti dettati dalla tecnologia e dalla modernità non ha perso, per chi lo sa conservare, tutto il suo fascino storico…