‘Forse il peggiore dei mali è davvero l’indifferenza, quella che ci circonda e ci fa giudicare con sufficienza tutto, dalla politica ai fatti di cronaca”. Battezza così Lorenzo Zucchi, la sua nuova fatica letteraria, UN’ALTRA VOLTA SABATO, pubblicato da Villaggio Maori Edizioni.
LA TRAMA
Georgiana è una giovane vedova, nata e cresciuta nella Romania di Ceauşescu, che ha vissuto in Italia fino alla morte del marito, rimasto vittima di un incidente sul lavoro. Alla ricerca della sua identità e di una nuova vita, la donna decide di trasferirsi ancora nel suo paese d’origine insieme alla figlia Esther, preadolescente. Vuole a tutti i costi che la ragazzina impari il rumeno e si integri nella nuova patria. Che nuova non è: fra pensieri retrogradi, corruzione, clientelismo, indolenza, maschilismo sfrenato, Georgiana, femminista consapevole, scopre che il passato della Romania di Ceauşescu e il presente della Romania post-comunista si somigliano e che il futuro stenta ad arrivare. Nel romanzo, narrato in prima persona dalla protagonista, si alternano capitoli in cui la donna rievoca i rapporti fra i genitori, tutti improntati su una presunta superiorità dell’uomo sulla donna, e rievoca i rapporti con i genitori e la sorella – figlia prediletta dei parenti, accreditata come “figlio maschio” a cui tutto è concesso – e capitoli della sua nuova vita in Romania, dove le facciate delle case sono state ridipinte, ma nascondono un volto antico e antiquato, dove la piazza centrale della stazione “sembra un corpo in putrefazione” ed è metafora di tutto il Paese. Il modo in cui gli uomini si rapportano alle donne nella nuova Romania, modernizzata solo dall’esistenza di nuovi e colorati supermercati, è sintetizzato nelle considerazioni di Georgiana: “Adesso, intanto, mi tocca aspettare che il tipo alla reception finisca di chiacchierare con il collega, dopo aver finalmente congedato il cliente precedente. Un uomo che vede una donna che sta aspettando non le si rivolge subito, ma considera opportuno farla attendere. Se i nostri sessi fossero invertiti, la sua versione femminile mi avrebbe già chiesto che cosa desidero. Mi sento ribollire dentro, ma so che dare in escandescenze peggiorerebbe solo la situazione. A volte davvero non capisco se sono nella Romania del nuovo millennio o in quella degli anni ‘80”.
E non è solo questo il caso in cui la donna si trova a fare i conti con il maschilismo, non soltanto quello degli uomini, ma anche quello interiorizzato delle donne. C’è chi dà per scontato che lei abbia un marito, unico interlocutore possibile per un altro uomo, oppure il poliziotto che fa il galante, trovandosi davanti a una donna giovane e visibilmente senza un uomo accanto, o ancora chi le preferisce un maschio sul posto di lavoro. Ma Georgiana si trova ad avere a che fare anche con il malcostume e il clientelismo: per trovare un lavoro devi essere raccomandata, per trovare una casa devi essere raccomandata. Non è questa la vita che sperava per sé e soprattutto per sua figlia. Eppure, ostinatamente, in questo viaggio della memoria va in cerca dei ricordi belli, quelli dell’adolescenza: “Magari”, pensa, “mi basterà rivedere il posto dove correvamo per i corridoi di notte, quando eravamo felici e non lo sapevamo”. E invece si ritrova a pensare a quando felice non era, ogni volta di sabato: “L’odiato sabato di quando mia sorella tornava a casa trionfante a farsi mettere sul piedistallo”. Va anche a cercarla, quella sorella perduta da anni e che ha abbandonato i vecchi genitori, così come ha abbandonato la loro vecchia casa, quando sono morti. Forse vuole recuperare un rapporto Georgiana, come vuole recuperare il rapporto con il suo Paese di origine, ma la troverà indifferente, estranea e distante. Proprio come il suo paese di origine.
“E’ un libro che affronta tematiche complesse, una tra le tante il concetto di patria e tutto quello che ne deriva”, chiosa in conclusione lo scrittore parmigiano di nascita e milanese di adozione. “Dall’annullamento delle tradizioni operato dai regimi all’utilizzo delle tradizioni come pretesto per isolare il diverso, nel libro possiamo cogliere tutta una sfumatura di concetti di casa, nessuno dei quali davvero accogliente”.