Stefano Natoli: “Oggi Milano non è più soltanto la capitale del business, ma una realtà che stabilisce primati ed è attrattiva a 360 gradi”

Lo ammetto: sarà l’età che avanza e un po’ di stanchezza psicofisica che affiora, dopo molti anni spesi nel giornalismo con amore e passione per il mio mestiere, ma ogni tanto mi piace vincere facile. Cioè dialogare, conversare, chiacchierare cordialmente e amichevolmente con uomini e donne di grande spessore umano e professionale, che alzano il livello qualitativo delle mie interviste senza pretese con risposte esaustive, intelligenti e ricche di spunti di riflessione. Il mio caro amico e bravissimo collega Stefano Natoli è senz’altro uno di questi. Calabrese di Vibo Valentia, sposato, due figlie, 61 anni ad aprile, dei quali 25 spesi a Il Sole 24 Ore, Consigliere dell’Ordine dei Giornalisti, scrittore e oggi anche volontario al carcere di Opera. Un curriculum professionale di prim’ordine e un’umanità che mi rendono fiero della sua amicizia e della sua stima.

Caro Stefano, tu ormai, al di là delle tue origini calabresi, puoi essere considerato un milanese ‘honoris causa’, perché vivi e lavori a Milano da molti anni. Sei una persona adatta, quindi, a tracciarne un profilo. Com’è cambiata e come sta cambiando, secondo te?

“Negli ultimi anni, anche grazie all’effetto Expo, la città ha davvero cambiato pelle: grattacieli in quartieri nuovi di zecca (come Porta Nuova, Isola e Garibaldi), parchi, musei, terrazze mondane, hotel e ristoranti pluristellati. Un ribollire continuo di novità. Oggi Milano non è più soltanto la capitale del business, ma una realtà capace di essere attrattiva a 360 gradi. A confermarlo è il fatto che nel 2019, per il secondo anno consecutivo, si è aggiudicata il primo posto nella classifica sulla qualità della vita redatta dal Sole 24 Ore. Il capoluogo lombardo è al primo posto nella categoria “affari e lavoro”, al secondo posto in “ricchezza e consumi”, al terzo in “cultura e tempo libero”, al quinto in “ambiente e servizi” e al nono in “demografia e società”. Le distanze di Milano con il resto del Paese emergono anche da altri fronti, come la banda ultra larga (9,5% di abbonamenti sulla popolazione residente, contro un misero 1,4% di media nazionale), la diffusione del coworking (22,5% del totale dei servizi offerti, a fronte di una media che è dello 0,8 per cento) e l’home banking, con 70,8% di clienti ogni 100 residenti (42,7% di media)”.

Milano, insomma, città di primati?

“Sì, e non solo in Italia. Una ricerca della Camera di Commercio segnala che già a fine 2017 il capoluogo lombardo contava oltre 18mila imprese delle costruzioni e 16mila dell’industria, un tasso di disoccupazione al 6% (sia maschile che femminile), 62 eventi fieristici annuali per oltre un milione di metri quadri di spazi espositivi e 190mila studenti iscritti nelle sette università cittadine. Numeri che vedono Milano al primo posto nel confronto con città quali Amsterdam, Barcellona, Berlino e Lione. La città è poi al secondo posto (dietro Berlino) per attività del commercio, reddito medio pro-capite, brevetti registrati, numero di strutture ricettive, rete stradale, numero di passeggeri trasportati ogni giorno dalla rete metropolitana e teatri. Una città davvero ‘smart’, anzi la più ‘smart’ d’Italia secondo la classifica di CityRate. L’offerta del trasporto locale vede oltre 16mila posti al chilometro per abitante (la media italiana si ferma a 2.391) e la rete metropolitana è sempre più capillare: nel 2022 verrà completato il primo tratto della M4, la linea (lunga 15 chilometri e con 21 stazioni) che in 12 minuti coprirà la distanza fra il centro e l’aeroporto di Linate e in mezz’ora consentirà di attraversare la città da Est a Ovest, trasportando 86milioni di persone l’anno su treni che nell’ora di punta passeranno ogni 90 secondi. Il carattere ‘smart’ della città è riscontrabile anche nella diffusione del bike sharing, che non ha eguali in Italia: 3,5 biciclette disponibili ogni 1000 abitanti (media 0,5)”.

Stefano Natoli ha lavorato per circa 25 anni a Il Sole 24 Ore, prima all’agenzia di stampa Radiocor, poi al Sole24Ore.com e infine alle pagine di Commenti e Inchieste del quotidiano di via Monterosa

I lati negativi, comunque, non mancano…

“No, certo. La città è purtroppo uno dei luoghi più inquinati del Paese, con livelli di polveri sottili troppo spesso doppi rispetto ai limiti, soprattutto in assenza di pioggia e vento e lo smog che da emergenza diventa sempre più fenomeno strutturale. A questo proposito un plauso va al sindaco Sala che negli ultimi anni ha spinto il più possibile su mezzi elettrici, bici e car sharing per contenere i livelli dello smog e ha fatto della difesa dell’ambiente una priorità della sua amministrazione. Resta ancora molto lavoro da fare, comunque, in ambiti come il consumo di suolo (in questo caso siamo al il 97esimo posto in Italia) e quello relativo a legalità e sicurezza (83esimo posto)”.

Della Milano che produce che mi dici?

“Ti dico quello che dicono i numeri: siamo al primo posto per produttività, con oltre 46mila euro di valore aggiunto pro-capite, più del doppio rispetto alla media italiana. In termini di imprenditorialità, poi, la città conta quasi tredici imprese attive per 100 abitanti (la media nazionale si ferma a circa nove)”.

Non a caso si parla spesso di Milano come la capitale morale d’Italia…

“Beh, direi che non è un’esagerazione. La città, insieme alla Regione, è da sempre la locomotiva italiana; qui si produce quasi un quarto del Prodotto interno lordo nazionale che fa di Milano la capitale economica del Paese. Milano è spesso indicata come ‘capitale’ in tanti ambiti: finanza, moda e stile, immobiliare, cultura, giornalismo ed editoria, sostenibilità”…

Tu hai lavorato e lavori tuttora nel mondo del giornalismo e dell’editoria. Sono osservatori sicuramente privilegiati sulla città. Qual è, a tuo avviso, la situazione, riguardo a questi ambiti cittadini?

“Osservatori direi più che privilegiati e che hanno un rilievo di primo piano nella vita della città e non solo. Si pensi all’influenza che esercitano a livello nazionale testate giornalistiche come Il Sole 24 Ore e il Corriere della Sera o gruppi editoriali come Mondadori, Rizzoli, Feltrinelli. Marchi di un’autorevolezza indiscussa, che hanno scritto e continuano a scrivere la Storia d’Italia”.

Tu ti occupi anche di formazione. Sei stato un consigliere nazionale dell’Ordine dei Giornalisti…

“Sì, come coordinatore del Comitato Tecnico Scientifico mi sono occupato delle scuole di Giornalismo italiane, comprese le tre che abbiamo in città: la Walter Tobagi dell’Università di Milano, il Master in giornalismo dello Iulm e la scuola dell’Università Cattolica. Tre realtà di assoluta eccellenza.
Come consigliere dell’Ordine nazionale mi sono anche occupato di formazione continua dei giornalisti. Prima ancora che diventasse obbligatoria anche per noi è sempre stata un mio pallino. Ritengo che sia alla base di ogni nostra attività, in qualunque campo. Come giornalisti non possiamo, naturalmente, farne a meno. E’ il ‘carburante’ essenziale del nostro mestiere, che richiede un aggiornamento continuo per stare al passo di tempi che corrono sempre più veloci, anche grazie alla Rete e ai social network che hanno sicuramente dato un contributo allo sviluppo dell’informazione”.

Da qualche anno svolgi anche opera di volontariato nel settore della Giustizia…

“Sono attivo nella casa di reclusione di Opera. Aiuto le persone detenute a fare un trimestrale di informazione sui temi del carcere, ma non solo. Un lavoro non facile, considerando questi redattori che noi amiamo chiamare ‘diversamente liberi’, ma di assoluta importanza. Scrivere per un giornale aiuta infatti a sviluppare uno spirito critico in modo costruttivo e a rispettare le regole: raccontare i fatti separandoli dalle opinioni, citare le fonti, non arrivare mai a conclusioni affrettate, rispettare il lavoro degli altri e via di seguito. Anche nell’ambito carcerario Milano rappresenta un modello da seguire; gli istituti di Bollate, Opera e San Vittore possono contare su una rete estesa di volontari che svolge un lavoro fondamentale in quel percorso di rieducazione che è propedeutico al reinserimento dei detenuti nel contesto sociale”.

Milano ha sempre avuto un respiro più ampio dei suoi confini. Tutto quello che la riguarda interessa sia a livello nazionale che internazionale. Pensi che sia in grado, anche oggi, di interpretare questo ruolo? Oppure è stata “colonizzata”, nel senso che questo interesse esterno ha prodotto investimenti economici e finanziari che hanno portato imprenditori, finanzieri e banchieri ad impadronirsene?

“Milano è sempre stata e continua ad essere tutt’oggi una città dal respiro internazionale, dinamica e innovativa, oltre che, come abbiamo visto, ‘cuore pulsante’ del tessuto produttivo del Paese, resiliente alle crisi e capace di ‘dettare legge’ in molti ambiti. Una città capace di attirare investimenti ed imprenditori anche dall’estero. E che all’estero va per tenere alto il valore del Made in Italy. Con circa 182 chilometri quadrati a disposizione continuiamo ad attirare investitori da tutto il mondo. Oggi Milano è sicuramente la metropoli che più rappresenta il lato europeo dell’Italia e per questo motivo il suo mercato immobiliare è uno dei più effervescenti del territorio italiano”.

Un’altra bella immagine di Stefano Natoli, ritratto ai tavoli della Trattoria milanese Nova, in via Mac Mahon 24

Milano, insomma, sempre più in alto. Il suo tessuto sociale, però, risulta schiacciato verso il basso, complice anche la crisi economica che continua a mordere. Che ne pensi?

“E’ vero, Milano continua a correre e allo stesso tempo i poveri aumentano. Negli ultimi dieci anni i senzatetto sono raddoppiati: sono 2.608, quasi 600 dormono in strada, circa 2000 nei centri di accoglienza. Per la maggior parte sono italiani, che hanno perso la famiglia e il lavoro. Anche in questo ambito però c’è un ‘modello Milano’ che funziona e che deriva da quella tradizione ambrosiana fatta di cattolicesimo sociale (si pensi all’Emporio della Solidarietà della Caritas Ambrosiana), di riformismo socialista, di imprenditori illuminati. Ultimamente il Comune ha triplicato le risorse per il sociale prevedendo interventi per oltre 50 milioni di euro. Proprio per tenere insieme modernità e solidarietà. Direi che, per dirla in sintonia con il tuo blog, Milano è meravigliosa anche per come sa affrontare le difficoltà”.

Prima di finire la nostra intervista voglio chiederti cosa pensi dell’immigrazione, un fenomeno che riguarda naturalmente anche la nostra città e di cui ti sei occupato in ‘Passaggi migranti’, un libro pubblicato nel luglio 2017 da Castelvecchi Editore.

“Al di là di una narrazione costruita ad arte per cavalcare paure anche legittime, la presenza migratoria a Milano è assolutamente in linea con quanto succede nelle grandi città europee: Parigi, Francoforte, Londra, Madrid. Come spiego nel libro che tu hai ricordato nei confronti dell’immigrazione abbiamo purtroppo un approccio decisamente sbagliato perché tendiamo a vederla quasi esclusivamente come un problema di sicurezza, quando invece, se ben gestita, rappresenta un valore imprescindibile e non solo in termini economici. I grandi Paesi di immigrazione (Stati Uniti, Francia, Germania, Inghilterra) sono lì a dimostrarlo. Come italiani, fra l’altro, abbiamo anche un grossissimo problema di invecchiamento della popolazione e di denatalità e il combinato disposto di questi due elementi è devastante. Dobbiamo correre in fretta ai ripari. Al di là di certa narrazione anche qui Milano si distingue, essendo una delle città più accoglienti del Paese”.

Per concludere, Stefano: come vedi il futuro di questa città, in relazione anche all’attuale situazione italiana e internazionale?

“Milano è una delle città più ammirate al mondo, ma non deve commettere l’errore di dormire sugli allori. Queste parole, pronunciate tempo fa da Beppe Sala, sono ancora valide, viste le sfide urbanistiche che attendono la città anche nei prossimi anni: gli scali ferroviari, il completamento della Linea Blu, la scommessa sul futuro di Città Studi, la riapertura dei Navigli per riportare l’acqua in città. Sfide che richiedono risorse ed energie importanti. Che troveranno pronta, come al solito, la città e la sua amministrazione. Sono convinto che anche nel futuro Milano continuerà ad essere una locomotiva, in Italia e in Europa”.

Ermanno Accardi (giornalista e scrittore)