E’ nata in via Costanza, una traversa di via Washington, da una famiglia di sole donne, che le ha trasmesso sensibilità, gusto per il bello, forza e determinazione. Ma non solo (si fa per dire): Nonna Wanda e Mamma Maria Pia le hanno insegnato il valore dell’accoglienza e a volgere il suo sguardo verso chi è meno fortunato. Sonia Conca è una milanese, come si dice qui, “con il cuore in mano”. Si diploma all’inizio degli anni ’90 e inizia il suo percorso lavorativo nell’area sociale, diventando educatrice professionale.
Lavora con tutte le persone bisognose di assistenza, dagli anziani ai disabili gravi o violenti, dai bambini portatori di handicap alle adolescenti tolte alle famiglie dal Tribunale dei Minori. “Però la creatività e il travestimento, in particolare, ha fatto parte del mio quotidiano fin da piccola”, rivela la bella imprenditrice. “Gli abiti, le parrucche e il trucco erano componenti essenziali dei giochi che facevo con la nonna quasi quotidianamente. E poi sono stata sempre immersa nell’arte e nella musica, diventando anche una cantante.
Poco più di dieci anni fa ho iniziato un cammino di cambiamento personale, che ha trasformato la mia vita. Ho viaggiato molto e poi vissuto a Berlino, una città che ancora oggi sento mia. Così come sono a mio agio a Londra, dove ho incontrato persone oggi molto importanti per me, come la marketing manager Francesca Manca, con cui ho dato vita a Miss Flapper, un marchio di abbigliamento e accessori in stile anni ’20 e ispirati al mondo del Burlesque”.
Nonostante la tua ancora giovane età sei tra le ormai poche native milanesi che vivono e lavorano nella nostra città. Sei una persona adatta, quindi, a tracciarne un profilo. Com’è cambiata e come sta cambiando Milano, secondo te?
Più che una città, Milano è sempre stata “la città”, forse l’unica che è possibile accomunare ad altre città europee. Nel tempo l’ho vista farsi madre delle tendenze degli anni ‘80, suddivisa in fazioni, dove i gruppi che si costituivano lo facevano attraverso un credo legato all’abbigliamento, alla musica e a un colore politico, dividendosi intere zone cittadine. Milano era, diciamo così, “colorata”, con i paninari, i metallari, i i dark, i punk, gli skinhead, i primi travestiti e le drag queen alla discoteca “Nuova Idea” o al “Plastic”. Si avvertiva, però, che mancava ancora qualcosa di veramente nuovo, che le facesse compiere un balzo in avanti. Successivamente ha preso consapevolezza delle sue potenzialità e dopo una prima fase, che io definirei di “raffreddamento”, ha compreso che la sua forma doveva cambiare, da città a metropoli. Oggi Milano è una città sempre più vicina al modello, appunto, delle grandi metropoli internazionali; si è aperta al turismo culturale e artistico, scucendosi l’etichetta di centro esclusivo dell’economia e della finanza. Per me è davvero emozionante vedere questa trasformazione, vederla multiculturale e accogliente. E questo si nota soprattutto durante gli eventi che attirano qui persone da tutto il mondo, come ad esempio la Settimana della Moda o Il Salone del Mobile. E’ viva, pulsa continuamente e al tempo stesso mantiene l’andamento lento e la dimensione più umana nei singoli quartieri, che a Milano sono come dei piccoli paesi. Insomma, si capisce quanto amore provo per lei?”.
Si capisce, stai tranquilla. Oggi Milano, secondo un’opinione diffusa, è la migliore città italiana in cui vivere per chi ha un’età compresa fra i 30 e i 50 anni, sotto diversi punti di vista. Qual è la tua opinione?
“Come tutte le metropoli non è un luogo semplice in cui vivere. Bisogna avere quella che io chiamo “corazza”. Credo però che crei opportunità in continuazione. Sia chiaro, non ti regala nulla, ma qui puoi realizzare veramente i tuoi progetti e i tuoi sogni. Certo, è anche molto faticosa. E te lo dico per esperienza personale. Detto questo, c’è ancora molto lavoro da fare per aiutare tutti quelli che restano indietro nella corsa. Però, sempre parlando di esperienze personali, posso dirti che quando ho avuto bisogno di lei Milano mi è venuta incontro, porgendomi la mano”.
Assistenza agli anziani, ai disabili, ai bambini portatori di handicap, agli adolescenti tolti alle famiglie dal Tribunale dei Minori. Come stiamo a Milano, riguardo a questi ambiti?
“Rispetto ad altre città italiane sicuramente meglio, ma credo che i continui tagli alle risorse abbiano reso sempre più difficile la gestione dei bisogni di questi particolari cittadini, oltre ad aver calpestato la dignità lavorativa degli educatori con stipendi non adeguati alle loro competenze”.
Hai in mente di realizzare un altro progetto davvero onorevole e anche molto ambizioso: Il Cerchio del Benessere. Ce ne vuoi parlare?
La maggior parte delle clienti che si avvicinano a Miss Flapper sono donne oncologiche che si sottopongono alla chemioterapia e perdendo i capelli cercano un modo efficace ed elegante per coprire il capo. Lo trovano con i nostri turbanti. Abbiamo sentito l’esigenza di pensare a loro offrendo un servizio migliore e completo, sotto diversi punti di vista, in relazione alla situazione di difficoltà psicofisica che stanno vivendo. Abbiamo l’ambizione di creare un luogo di puro benessere, con un team specializzato nella gestione di questi delicati rapporti umani. E non saremo sole ad affrontare questa avventura; con noi ci sarà l’Associazione T-Clair, che ha scelto di affiancarci nello sviluppo del progetto. Le fondatrici sono estetiste con l’abilitazione OTI (Oncology Training International) e già presenti da anni come volontarie dell’associazione LILT, che opera all’interno degli istituti oncologici. Ci tengo a sottolineare che tutti i servizi specifici saranno offerti gratuitamente alle nostre clienti. Per questo siamo alla continua ricerca di sponsor e di fondi”.
E veniamo alla nota dolente di questo periodo, l’Emergenza Coronavirus. Premesso che non siamo due esperti (ma nemmeno i nostri lettori, in massima parte), vorrei sapere cosa pensi della situazione che si è venuta a creare…
“Credo sia un momento di sgomento e paura per molti di noi. Questa situazione ci sta spingendo a farci molte domande sul futuro. Credo che quando questo incubo finirà avremo bisogno di riorganizzarci. Torneremo a guardarci dentro, a livello umano e personale, con un occhio di riguardo all’economia nostrana. Milano potrà come sempre essere il traino per la ripresa nazionale. Ce la metterà tutta e sono certa che ce la farà”.
Un’ultima domanda, Sonia cara. Il 2020, a Milano, è “L’Anno della Donna”. Ritieni Milano una città a misura, appunto, di donna? Ambiti come la cultura, la sicurezza e il lavoro privilegiano la condizione femminile?
“Vorrei tanto dire di sì, ma purtroppo non è così. Le montagne che le donne devono scalare sono ancora molto alte e soprattutto di stampo culturale. Nonostante sia sempre un passo avanti rispetto ad altre città l’uguaglianza di genere è ancora al di là da venire. E anche sul piano della sicurezza c’è ancora molto da fare; vorrei poter girare tranquillamente per la mia città anche di notte, come mi capita di fare in altre città europee”.
Ermanno Accardi (giornalista e scrittore)