C’è il sole, questa mattina. E fa freddo. Un freddo pungente e fastidioso, ma almeno c’è il sole. Sono sceso dal vagone della metropolitana, il passo può essere lento, non ho premura di niente, osservo con sguardo da turi-sta quello che ho sfiorato con lo sguardo frettoloso per tanti e tanti anni nel breve tragitto tra la fermata di Piazza Duomo e il mio ufficio. Si è alzato il vento, porta con sé qualche granello di neve ghiacciata. Il vento mi porta al mare, d’essere agitato oggi. Una giornata ventosa, sento il mare muovere i suoi flutti arrabbiati e nervosi. Cammino, ho come l’impressione di essere sulla riva del mare e sfidare la forza del vento. L’acqua, o meglio, il nevischio, bagna il mio viso. Pensieri. In fondo, quel tratto di strada all’andata e poi al ritorno è l’unico momento in cui potevo perdermi in pensieri che non necessariamente dovevano produrre qualcosa. Parlo da solo. Sottovoce però. “Ehi, ti stai bagnando! Va tutto bene? Vieni, che ti offro un the caldo al bar. Vieni, che altrimenti alla peggio finisci dentro alla burrasca e bene che ti vada ti becchi la bronchite”. Sorseggio quella colorata acqua bollente, col pensiero sono su quel pezzetto di spiaggia che è il mio, un angolino di mare dove se anche dovessi andarci da solo riuscirei a non annoiarmi. Mattina d’inverno, l’essere svincolato da obblighi lavorativi mi fa percepire, in una metropoli frettolosa e distratta, una sorta di vuoto. Caspita, quanto è bollente questo the! Penso che la notte non necessariamente sia buia, che l’inverno non necessariamente è privo di calore, che la mancanza non necessariamente è assenza. Per inconsapevole abitudine passo davanti all’ingresso di quello che fu il mio luogo di lavoro, non ho nessuna intenzione di fermarmi, il portiere mi viene incontro, lo saluto e gli dico: “Il mare si agita e ruggisce, al largo, ma a riva arriva calmo”. Il pover’uomo mi guarda, poi quasi a volersene accertare guarda fuori, scuote la testa e non ha nulla di meglio da dirmi che: “Può essere, ma qui in zona è già difficile parcheggiare la macchina, si figuri una barca”…
Giuseppe Selvaggi (poeta e scrittore pugliese)
(Immagine tratta dal web)