Ha vissuto fino a dieci anni fa qui a Milano, una città che ama molto e che tuttora frequenta appena possibile. Poi, per i casi della vita, si è spostata a Como, a Sestri Levante e ora risiede nella meravigliosa Ravenna. Patrizia Luppi, milanese per origini familiari, è un’amica e una bravissima collega specializzata negli ambiti della cultura e dello spettacolo. Dal 1994 fa parte dell’Associazione nazionale dei critici musicali e per più di trent’anni è stata redattrice di due periodici dedicati alla musica classica e all’opera, prima “Musica viva” e poi “Amadeus”. Moltissime anche le sue collaborazioni con quotidiani e periodici e diversi i suoi interessi legati all’editoria libraria come autrice, editor e traduttrice di narrativa e saggistica. Insomma, per leggere il suo curriculum ci vuole parecchio tempo e siccome la nostra chiacchierata si è svolta sulle pagine di questo blog devo giocoforza condensarne le peculiarità. Mi limito ad aggiungere che la sua pagina Facebook “Passaggio degli Scrittori”, aperta due anni fa e incentrata sui libri e la lettura, a febbraio di quest’anno infausto ha ottenuto quasi 7.400 like. Come è già avvenuto con altri amici e colleghi, anche con Patrizia avrei voluto parlare della mia e della sua Milano, di come è cambiata da quando lei l’ha lasciata, di come la vede dalla sua Ravenna. E invece siamo qui, ancora una volta e inevitabilmente, a commentare e a riflettere su quello che sta accadendo nella nostra città e nel Paese. “Credo che gli abitanti di Milano e della Lombardia (che più che in altre città e regioni hanno dovuto confrontarsi con una situazione di gravità estrema) in generale abbiano reagito con una disciplina e una compattezza che non mi sarei aspettata”, esordisce Patrizia. “Purtroppo non si può ignorare il comportamento sconsiderato di molti, ma la maggioranza delle persone ha seguito correttamente le regole.”
Entriamo nel merito dei provvedimenti presi dalle autorità nazionali, regionali e cittadine. Da cittadina e giornalista che opinione hai al riguardo?
“Tenuto conto del fatto che doveva navigare a vista, mi pare che nel complesso il Governo abbia agito in modo adeguato, pur con diversi provvedimenti quantomeno poco comprensibili. Alcuni errori grossolani sono stati compiuti invece dagli Enti locali; per quanto riguarda Milano, basti pensare alla vicenda dell’ospedale in Fiera. È vero che questa batosta è stata improvvisa, ma nelle situazioni d’emergenza si rivela la tempra di un governante. A fronte di numerosi sbagli, però, si sono visti anche comportamenti virtuosi. E’ di questi giorni, per citare solo il caso più recente, la notizia dello stanziamento di 125 milioni di euro che la Regione Puglia ha disposto per sostenere lavoratori autonomi e professionisti a basso reddito”.
A Ravenna da te com’è andata e come sta andando?
“In tutta l’Emilia-Romagna, Ravenna è stata una delle città meno colpite. Anche qui, in ogni caso, ho constatato il comportamento disciplinato e responsabile della maggior parte delle persone, che prosegue in questo periodo di ripresa.”
Sul fronte della corretta informazione sono stati commessi molti errori?
“Credo che gli errori siano stati commessi già in precedenza. Da giornalista, mi sento di dire che disapprovo in pieno il modo sensazionalistico in cui, da tempo, vengono divulgate le notizie nella maggior parte dei casi. Se in molti all’inizio abbiamo sottovalutato il rischio che correvamo è stato anche perché in passato casi analoghi erano stati pompati ad arte molto al di là della loro effettiva portata. Credevamo che anche questa volta l’effettivo potere di diffusione del virus fosse di gran lunga inferiore a quanto previsto sugli organi di stampa. Durante il periodo di emergenza, poi, le notizie sono state spesso divulgate a tappeto senza un filtro critico e molte volte in modo contraddittorio, in toni accesi ma con pochi approfondimenti. Per quanto mi riguarda, l’effetto di questo bombardamento è stato quello di rinchiudermi non solo in casa, ma anche in me stessa. Per settimane ho smesso completamente di leggere e ascoltare quello che si diceva sull’argomento. Già prostrata dall’isolamento e dalla preoccupazione per i miei cari lontani non avrei retto al continuo susseguirsi di messaggi negativi e positivi, di motivi di speranza o disperazione, di rabbia e frustrazione”.
Parliamo ora delle varie fasi in cui è stata divisa la gestione dell’Emergenza. È giusta, secondo te, la progressione delle chiusure e delle aperture di negozi, aziende e attività, a seconda delle categorie e delle tipologie? Gli strumenti, i presidi e tutto i materiali necessari alla messa a punto dei programmi di sicurezza sono sufficienti e soprattutto disponibili?
“Ho notato in particolare alcune incongruenze, alcune misure di cui non ho capito il senso. Per esempio, perché chiudere i supermercati la domenica, quando invece un giorno in più di apertura avrebbe diminuito il numero di accessi durante la settimana? Perché, in certi punti vendita, permettere di acquistare un pacchetto di caramelle ma non una biro, che potrebbe essere ben altrimenti necessaria? Perché aprire le librerie, di cui pure sono una cliente assidua, ma non altri negozi? Per quanto riguarda le misure di sicurezza posso riferirmi solo a Ravenna, dove gli esercizi pubblici sono correttamente quasi tutti provvisti di guanti e disinfettanti per le mani, alcuni anche di mascherine. Vorrei aggiungere che secondo me la lezione dello smartworking è stata positiva e spero che modifichi anche in futuro le politiche di molte aziende. Avendo in passato decenni in redazioni dove la concentrazione era molto difficile (suona il telefono di continuo, un collega ti chiede qualcosa, altri discutono a due passi da te), ho sempre pensato che lavorare da casa sarebbe stato molto più produttivo e credo che per certi settori di attività sarebbe auspicabile proseguire in questo senso. Pensiamo anche agli altri vantaggi, per esempio a quanto tempo si risparmierebbe evitando il tragitto casa-lavoro, alla diminuzione del traffico e di conseguenza dell’inquinamento. Non è un caso che Mark Zuckerberg abbia annunciato che entro il 2030 metà dei dipendenti di Facebook lavorerà a distanza”.
Tu personalmente cosa stai facendo per garantire a te stessa e ai tuoi familiari la sicurezza sanitaria?
“Attualmente vivo da sola e da quando ho capito che la situazione era seria ho cominciato a uscire il meno possibile e sempre con mascherina e guanti. Sarei anche rimasta sempre a casa, se per la spesa avessi potuto usufruire del servizio a domicilio, però per diverse settimane qui è stato del tutto impraticabile”.
In conclusione, Patrizia: come vedi il futuro più immediato, qui a Milano come da te a Ravenna?
“Incrocio le dita e spero che non ci sia una recrudescenza del virus in seguito alla maggiore possibilità di circolazione e di contatti che ci è stata concessa. Credo che a Milano e a Ravenna, come in tutta Italia, noi che abbiamo avuto finora la grande fortuna di scampare al contagio siamo comunque sfiancati dall’esperienza dei mesi scorsi. C’è un senso di ribellione che si sta facendo sempre più forte contro la deprivazione delle libertà personali e non so quanti reagirebbero con assennatezza a una nuova chiusura. Peraltro, l’economia nazionale ha già subito un durissimo colpo e non so a quale terribile recessione andremmo incontro se le attività dovessero ancora fermarsi. In particolare, vista la mia specializzazione professionale, penso alla spaventosa situazione dei lavoratori dello spettacolo e mi auguro che, con le dovute cautele, potremo tutti riprendere presto ad ascoltare musica e assistere a rappresentazioni dal vivo. Qui il Ravenna Festival è pronto a ripartire, il prossimo 21 giugno, con un concerto diretto da Riccardo Muti. A quanto so, sarà il primo in Italia dopo l’Emergenza. È un bel segnale di inizio per ripartire armati di consapevolezza e di speranza”.
Ermanno Accardi (giornalista e scrittore)