Prima che sul mondo si abbattesse il drammatico diluvio universale rappresentato dall’Emergenza Coronavirus avremmo dovuto chiacchierare in tutta tranquillità della nostra amata Milano, della nostra amicizia, nata nell’ambito professionale in cui entrambi lavoriamo e di progetti futuri. Invece, la situazione sanitaria in cui ci troviamo e che ci ha come teletrasportati in una nuova dimensione umana ci ha costretti, giocoforza, ad occuparci di questo argomento. E ne avremmo fatto volentieri a meno, com’è facilmente comprensibile. Ma tant’è… Maria Giulia Serazzi è una bravissima professionista delle relazioni pubbliche milanesi, molto apprezzata dai clienti sia per la sua competenza sia per la grande carica di umanità che sempre l’accompagna. E’ nata a Fivizzano, un piccolo centro della Lunigiana, “una zona d’Italia poco conosciuta, ma bellissima” (parole sue), dove si toccano Emilia Romagna, Toscana e Liguria. E’ arrivata a Milano nel 1996, dopo aver trascorso l’infanzia e l’adolescenza all’estero con la famiglia, per iscriversi all’Università e da allora non si è più mossa da qui, se non per andare in vacanza. “Sì, Milano è il luogo dove ho vissuto per più anni consecutivi in tutta la mia vita”, dice Maria Giulia. “Qui ho trovato amici preziosi, un lavoro, appunto, nelle Relazioni Pubbliche e anche un marito milanese Doc (sorride).
Come vedi, oggi, la situazione della nostra città, dopo questi mesi di grande sofferenza?
“La ripartenza tanto attesa sta a mio avviso avvenendo con tempi e modi molto più lenti e cauti, inusuali rispetto all’approccio milanese. Credo sia assolutamente normale, data la difficilissima esperienza vissuta da tutti, cittadini, lavoratori e imprese, negli ultimi mesi. Temo che il ritorno a una pseudo normalità sarà molto più lungo e complesso di quanto si fosse preventivato. E non solo da un punto di vista strettamente correlato alla situazione economica, che ha indubbiamente subito una gravissima battuta d’arresto, i cui effetti si sentiranno per i prossimi anni, ma anche per le conseguenze che questa emergenza ha avuto individualmente. Tutti i gesti e le abitudini che per ognuno di noi erano abitudini e stili di vita consolidati sono stati messi in discussione e per molto tempo ancora dovremo rispettare una serie di limitazioni e regole che inevitabilmente inficeranno la qualità della nostra vita. Confido nella forza d’animo e nello spirito concreto e costruttivo, che sono i valori portanti di una città come Milano, ma non nascondo che il futuro mi sembra davvero molto incerto”.
Tu personalmente cosa stai facendo per garantire a te e ai tuoi familiari la sicurezza sanitaria?
“Nonostante il periodo di isolamento sia ufficialmente ormai concluso ho mantenuto pressappoco le regole imposte in precedenza. Lavorando da casa, al momento, ho la possibilità di limitare al minimo gli spostamenti. Continuo ad uscire pochissimo, solo a piedi e per fare piccole commissioni necessarie e naturalmente sempre con la mascherina.
Non ho ancora rivisto nessun amico, che è la cosa indubbiamente più difficile da sopportare, soprattutto per chi come me non ha una famiglia di origine in città”.
Come ti sei organizzata? Com’è cambiato il tuo lavoro?
“L’azienda per cui lavoro è stata particolarmente lungimirante in questa difficile situazione e già dallo scorso 24 febbraio ha impostato tutto in modo che io e i miei colleghi potessimo lavorare da casa. Il mio lavoro per fortuna può essere svolto da remoto senza problemi, basta avere un computer, un telefono e una buona connessione a Internet. Quello che manca indubbiamente, come dicevo prima a proposito degli amici, è il contatto con gli altri, i colleghi, i clienti e gli interlocutori con cui ci interfacciamo quotidianamente. Ho scelto questo tipo di lavoro proprio perché sono per natura una persona socievole e amo lo scambio di idee e l’arricchimento che deriva dal conoscere persone e contesti nuovi. Stare tutto il giorno chiusa in una stanza con un Pc come unico interlocutore alla lunga è avvilente, ma continuo a ripetermi che è una situazione transitoria e che seppur non sia possibile prevedere già adesso una data prima o poi torneremo alla nostra vita di prima”.
“Non pensi che come spesso accade, paradossalmente, in situazioni come queste si creino nuove opportunità?
“Diciamo che la famosa frase “La parola crisi, in cinese, è composta di due caratteri. Uno rappresenta il pericolo e l’altro l’opportunità” mi ha sempre trovata piuttosto scettica. Credo dipenda più che altro dall’indole di ciascuno. Personalmente trovo che la crisi che stiamo vivendo sia stata davvero troppo violenta e angosciante per poter generare di primo acchito qualcosa di buono, ma d’altro canto nella vita a volte servono scosse importanti per cambiare quello che non funziona o che non ci soddisfa. Prendere decisioni nei momenti di crisi è però a mio avviso una scelta pericolosa perché si rischia di lasciarsi trasportare da una situazione emotiva poco serena, mentre penso che i grandi cambiamenti dell’esistenza meritino una riflessione accurata e ponderata. Come ho detto, però, è una pura questione caratteriale. Sono certa che dopo questa esperienza molte persone troveranno altre sfide da raccogliere e nuovi percorsi da intraprendere”.
Per chiudere, Maria Giulia: come vedi il futuro più immediato del tuo settore, qui a Milano?
“Chi lavora nel mondo della comunicazione sa che in passato, in occasioni di altre grandi crisi (come quella del 2008, ad esempio), aziende e brand hanno ridimensionato sensibilmente gli investimenti in marketing e comunicazione. Il mondo è però molto cambiato e credo che oggi ci sia maggiore consapevolezza dell’importanza di mantenere un flusso di comunicazione costante e coerente per non venire travolti (e dimenticati) da competitor più intraprendenti o da nuovi soggetti che colgono l’occasione del grande cambiamento in atto per entrare in altri mercati. Penso che saranno mesi molto difficili, come in molti altri settori del resto, dove la professionalità e l’impegno rappresenteranno fattori discriminanti per restare in sella”.
Ermanno Accardi (giornalista e scrittore)