È parmigiano di nascita, ma milanese di adozione da quasi vent’anni. Ama la nostra città dal respiro internazionale proprio perché da qui, con la valigia in mano, spicca spesso il volo verso lidi lontani per poi raccontarli, coltivando il sogno di svecchiare la nostra società dai suoi tanti, troppi risvolti retrogradi. Si definisce “un sognatore estremo”, Lorenzo Zucchi, 49 anni, una laurea in Statistica e una passione smisurata per i viaggi, ma anche per il cinema, la fotografia minimalista, l’architettura e l’urbanistica. È del 2020 il suo libro di esordio, “Quante bandiere hai?”, pubblicato per la casa editrice milanese Edizioni Underground?, una raccolta di racconti di viaggio ambientati nei Paesi dell’Europa e del Mediterraneo. Poi, l’anno successivo, è stata la volta di “Bandiere per tutti”, la seconda raccolta dedicata ai viaggi nei continenti extraeuropei.
Caro Lorenzo, iniziamo la nostra chiacchierata (e non potrebbe essere diversamente) proprio dal tuo ultimo libro, che fa parte di un progetto editoriale davvero interessante e beneaugurante, visti i tempi che stanno correndo. Vuoi delineare brevemente i contorni della tua opera?
“Il progetto prevede una trilogia di libri di viaggio: scrivere tre libri in qualche modo collegati (anche se i miei non sono continuativi e ognuno ha vita a sé) potrebbe facilmente essere considerata una moda, ma allo stesso tempo è anche una sfida affascinante. Il primo libro introduceva, appunto, il gioco delle bandiere, quello che d’un tratto inventiamo e che ci spinge ad allargare i nostri orizzonti, visitando i vari paesi dell’Europa e del Mediterraneo. Il termine bandiere non è quindi usato nel senso letterale, ma in quello traslato di “Paese visitato”. In questo secondo volume continuiamo il nostro viaggio con i Paesi più lontani. “Bandiere per tutti” è un titolo benaugurante, che vuole stimolare il lettore al viaggio verso qualsiasi destinazione. I racconti di viaggio sono tanti, all’interno dei libri, per cui lo stile non è narrativa di viaggio classica. Si viene letteralmente catapultati nelle strade delle città, con un ritmo descrittivo frenetico che ci fa vedere i luoghi anche senza viaggiare”.
Riporto una citazione dal libro, che già di per sé è una domanda:
Un lungo corridoio nasconde sempre un’incognita. Cosa troveremo dall’altra parte non si può mai veramente sapere. Un imbarcadero, una domanda, la nostra vita?
“Questa è la frase che ho scelto per la quarta di copertina, tratta da uno dei racconti più introspettivi, se vuoi poetici: “Le parole appena scoperte”, che narra di un primo viaggio da solo in Oriente, alla scoperta delle meraviglie di Bangkok. Vuole trasmettere il senso di sorpresa che regala il viaggio (e per esteso, la vita) se si affrontano senza paura i vari corridoi che essa inevitabilmente ci porta a percorrere”.
Non hai mai smesso di viaggiare, perlomeno con la mente, nemmeno durante i momenti più bui della pandemia. E oggi, dopo lo scoppio dell’ennesimo conflitto bellico, peraltro molto vicino a noi?
“Questa guerra non è un conflitto interno o una disputa territoriale secondaria,
purtroppo, ma un atto di aggressione che non credevamo più possibile nel nostro secolo e che rischia di avere conseguenze gravissime per tutto il pianeta, data l’importanza economica dei Paesi coinvolti. Nonostante questo, credo che sia un dovere di ogni cittadino quello di rivendicare il diritto di poter muoversi liberamente per la Terra. Come scrivo in un mio libro: “Non puoi cambiare il mondo, ma cerca almeno di proporre quotidianamente il tuo esempio”. A questa logica di odio e di confini, noi non ci vogliamo piegare”.
Tu sei un esperto di turismo. Come vedi il futuro più immediato del settore?
E quali suggerimenti ti senti di fornire a chi vuole di nuovo viaggiare in sicurezza, sotto tutti i punti di vista?
“Il mio consiglio è di partire al più presto, ora che la situazione sanitaria sembra largamente sotto controllo, visto che il numero di incognite sul tavolo è perlomeno raddoppiato. Informarsi bene sui requisiti d’ingresso dei vari Paesi, per quanto ci sembri una terribile imposizione, è un passaggio fondamentale. Privilegiare le destinazioni per le quali i voli non debbano fare rotte strane potrebbe essere una prima scelta. Africa e America sapranno, per il momento, distrarre la nostra viscerale voglia di Asia”.
Prima di chiudere usciamo dalla pandemia e dal conflitto russo-ucraino parlando brevemente della Milano che conosciamo entrambi. Dall’Expo del 2015 in poi, la nostra città è cambiata: è migliorata ulteriormente l’offerta culturale ed è letteralmente esplosa quella turistica. Per contro, è peggiorato il tessuto sociale: complice anche la crisi economica che continua a mordere risulta schiacciato verso il basso. Qual è la tua opinione?
“Come te sono un grande innamorato di Milano, a cui spero di dare spazio nei miei prossimi libri, una volta completata la Trilogia delle Bandiere. Hai pienamente ragione, e non potrebbe essere altrimenti. Se da un lato vedo crescere la “berlinizzazione” di Milano (nel senso che ogni quartiere ormai sta diventando un’area con una sua identità e i suoi spazi ricreativi proprio come nella capitale tedesca), dall’altro i costi delle case sono ormai proibitivi per stipendi che non crescono. Credo serva, a questo punto, che la Città Metropolitana faccia un passo avanti e cominci a ragionare per il bene di tutti. È assolutamente necessaria una maggiore integrazione tra Milano e il suo hinterland, sia a livello di trasporti che di servizi”.
Ermanno Accardi (giornalista e scrittore)