Una narrazione poetica tra memoria e sogno attraverso ventiquattro sculture in ferro di grandi dimensioni, realizzate fra il 2000 e il 2019, capaci di grande leggerezza, ma allo stesso tempo di grande presenza scenica. Con la mostra “Geometrie del ferro”, a cura di Maria Fratelli e aperta al pubblico da domani al prossimo 12 giugno nella chiesa sconsacrata di San Sisto (nell’omonima via milanese), lo Studio Museo Francesco Messina presenta un’antologica dedicata alle opere storiche di Stefano Soddu, nato a Cagliari nel 1946, il cui lavoro narra di un vissuto trasformato, appunto, in scultura. Il percorso espositivo si sviluppa sui due piani principali del museo, dedicato a uno dei più importanti maestri della scultura del Novecento italiano. Il temporaneo trasferimento delle sculture di Messina per una mostra a Roma rende possibile la rarissima occasione di vedere gli spazi espositivi destinati esclusivamente a un artista contemporaneo. Sebbene la suggestione di tutta l’arte di Soddu nasca spontanea, ognuna delle ventiquattro opere è preceduta da disegni preparatori, sui quali l’artista sardo si è basato per dare forma alle diverse sculture e al racconto che ognuna di esse cela in sé, animando una materia impura proprio come il ferro.
In questa mostra, dove tutto ruota intorno agli interventi informali dell’artista sulle singole opere, sono quattro le opere maggiormente impattanti da un punto di vista emotivo e visivo. “Anima gialla”, esposta per la prima volta nel 2004 all’Istituto Italiano di Cultura di Bruxelles e successivamente presso la Galleria Biffi di Piacenza, è posizionata al centro della sala inferiore, ma ugualmente visibile dal piano superiore. Si tratta di una scultura imponente (cm 200×160), composta da 68 formelle quadrate in acciaio disposte una accanto all’altra sul pavimento intorno a un contenitore, sempre in acciaio, colmo di polvere di pigmenti gialli. “Le cinque Celle dell’anima”, realizzate nel 2000, disposte sul pavimento a distanza regolare una dall’altra, ciascuna poggiata su una base quadrata più larga, con all’interno una polvere colorata (rossa, gialla, nera, bianca e verde, a rappresentare i colori dell’anima) che fuoriesce da un varco sagomato sul lato di ognuna delle celle a formare una delle cinque lettere, che una volta unite compongono la parola “Anima”. Un’installazione che deve essere vista dall’alto, come suggerisce lo stesso Soddu, per poter cogliere l’insopprimibile forza dello Spirito che non può essere rinchiuso in una prigione, ma che inevitabilmente trova un varco e scappa via, in un atto di liberazione verso la vita. “I Raggi dell’anima”, sempre del 2000, sono invece cerchi di lamiera appesi a una distanza di pochi centimetri dal muro, anch’essi con una fenditura irregolare, dalla quale esce la luce colorata che ricopre il lato posteriore di ogni raggio, riflettendosi sul muro. Infine, le cinque grandi “Ruote”, disposte su un tappeto rosso per contrastarne meglio il colore ferroso, caratterizzate ognuna da due cerchi di acciaio paralleli, ciascuno dei quali con una fenditura divergente rispetto all’altra. “Geometrie del ferro” è dunque un omaggio alla leggerezza poetica di questo metallo, con sculture dalla presenza volumetrica imponente, però mai invasiva. La narrazione di un materiale forte, potente, ma ugualmente capace di un valore lirico avvolgente e di mescolarsi con lo spazio circostante in tutta delicatezza. Dopo l’apertura al pubblico di domani, l’inaugurazione ufficiale della mostra avverrà il prossimo martedì 3 maggio dalle 16.00 alle 20.00.
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(Nell’immagine di copertina: Stefano Soddu accanto ad alcune sue creazioni)