Anche PPP, ossia Pier Paolo Pasolini, uno dei più importanti e rappresentativi personaggi della cultura italiana del ventesimo secolo, è stato ed è tutt’oggi legato alla città di Milano.
Vi si reca per la prima volta nel 1955, quando è accusato in Tribunale per oltraggio al pudore, a causa dell’opera “Ragazzi di vita”, segnalato come “pubblicazione con carattere pornografico”.
Quattro anni dopo, nel 1959, Pasolini torna a Milano per sceneggiare un film sui Teddy Boys. In questa occasione trascorrerà, parole sue, “venti giorni in un alberghetto a lavorare come un cane”.
Per documentarsi bene sulla realtà sociale milanese, svolge ricognizioni della città e della sua periferia, in compagnia di alcuni “teppistelli”: gira vecchie bettole milanesi (i trani), night club, bar di Corso Buenos Aires, luoghi di ritrovo giovanile nelle zone di San Siro, frequenta balere e zone periferiche, soprattutto tra Novate e Bollate.
Il risultato di questo studio, indagine o inchiesta, si chiama “La nebbiosa”, sceneggiatura non utilizzata dai registi che la commissionarono, diventata in seguito opera letteraria (pubblicata da Il Saggiatore). Si tratta di una sorta di noir, ambientato a Milano-Metanopoli, città che fa da sfondo alle vicende selvagge, trasgressive, delinquenziali dei Teddy Boys.
Nel 1965, Milano torna ad essere pasoliniana nel docu-film “Comizi d’amore”. In questa occasione Pasolini intervista giovani e operai nelle balere riguardo temi come sesso, omosessualità e la Legge Merlin, che nel 1958 decretò la chiusura delle case di tolleranza.
Nel 1968, il film pasoliniano “Teorema” parlerà di una famiglia milanese altolocata, con l’abitudine di nascondere sotto al tappeto i vizi e le virtù.
È proprio questo uno dei temi che stanno più a cuore all’autore bolognese: l’ipocrisia, la finta bella faccia, i finti bei modi, soprattutto del mondo borghese, che tende ad apparire “pulito”, quando in realtà è marcio, “sporco” fino al midollo.
PPP è ancora oggi, in qualche modo, presente “materialmente” in città:
- In via Bistolfi, zona Ortica, c’è l’Istituto Tecnico Statale Pier Paolo Pasolini.
- Via Pier Paolo Pasolini, invece, si trova vicino a Cascina Merlata, in zona Cimitero Maggiore.
Ma torniamo alla sua opera milanese, “La nebbiosa”.
L’ho terminata in poche ore, essendo una lettura scorrevole e quasi tutte le pagine (190 circa) composte da dialoghi.
Questi gli appunti che ho raccolto durante la mia lettura:
• Teddy boys: giubbotto di cuoio nero, sciarpetta e ciuffi grandi e impomatati, sono ragazzi piccolo borghesi, figli di ex fascisti. “…tanta cecità reazionaria, tanta presunzione pedagogica, tanto sciocco paternalismo, tanta superficiale visione dei valori, tanto represso sadismo, non possono che giustificare l’esistenza, in molte città italiane, di una gioventù insofferente e incattivita”.
• La storia è ambientata in una sola notte, quella di Capodanno.
• I nomi dei protagonisti sono realmente esistiti:
Il Rospo: capo banda. “Un ragazzo biondiccio, coi capelli corti corti sulla faccia quadrata e intelligente: un solo spizzico di ciuffo sulla fronte. Ha la sigaretta “incollata” tra le labbra.
Gimkana: “Ha la faccia pallida, torbida, segnata, con gli occhi cerchiati. L’aspetto è quasi di un bravo ragazzo, riservato, educato, ma c’è insieme, in lui, qualcosa di terribile, che fa pensare ch’egli sia capace di tutto.”
Il Contessa: “Alto, pesante e nel tempo stesso femminile […] ha un’aria ineffabile, urtante, quasi odiosa.”
Il Teppa: vestito come un classico Teddy Boy, è “…un bel ragazzo, bruno, fortissimo, una specie di giovane e armonioso gigante: la faccia è da canaglia, ma anch’essa fondamentalmente buona e generosa, com’è quella dei forti.”
Toni: “…compagno inseparabile del Teppa, forte e alto come lui, vestito come lui: solo che anziché il berrettino, ha un ciuffo spettacoloso.”
Mosè: “…è un biondo con nella faccia i segni d’una psicologia patologica: lo si direbbe un eredoluetico. Il mento pronunciato, la bocca storta in una smorfia crudele e grossolana.”
Cino: fratello minore del Rospo.
• Eredoluetico: affetto da sifilide congenita.
• Per capire bene la sua opera, bisogna prima conoscere bene la vita di Pasolini.
• Ci sono diverse parole in milanese, i ragazzi della banda fanno diverse battute in dialetto.
• Viene citato un certo Fumagalli medico. In un’opera milanese, il mio cognome non poteva mancare.
• La casa del Rospo si trova nella zona di San Donato-San Giuliano Milanese: “…è un piccolo grattacielo, abbastanza di lusso: sorge isolato, oltre un fosso, in mezzo alla campagna, nuda, stillante, come le fontane, ragnate file di pioppi. Ma, al di là della strada, ecco il caos delle luci di Metanopoli, all’ingresso dell’autostrada del Sole.”
• La banda dei Teddy Boys bullizza un ragazzino (il fratello del Rospo); ruba un’auto; ruba gioielli da una Madonna all’interno di una chiesa di campagna; sporcano e spaccano cose in una villa dopo essersi autoinvitati e dopo aver cenato, ospitati dal solo maggiordomo; umiliano un uomo nel fango; rapiscono per qualche ora tre donne e le “costringono” a trascorrere insieme momenti di intimità; trasformano un night club in una bolgia infernale; derubano un negozio musicale.
• L’unico gesto di solidarietà che fa la banda è nei riguardi di una donna povera, donando a lei i gioielli rubati. Non credo sia un caso.
• Il più grande gesto di umanità lo fa invece il piccolo Ciro, un ragazzetto ancora non “contagiato” dal male della società. Anche questo non è un caso.
• TONI: “Ma dai, piantala lì, cosa vuoi che me ne frega a me del comunismo, fascismo, democrasia… Per me possono andare a buttarsi nel naviglio tutti quanti!…”
• La MILANO Nebbiosa di Pasolini: “Una visione impressionante di Milano notturna: una piccola strada che corre lungo il Naviglio e s’imbuca in un tunnel, sopra cui si incrocia un’altra strada. A sinistra vecchie case: a destra, subito oltre il naviglio, ci sono rovine di vecchie case sventrate, con le finestre vuote, occhieggianti, e angoli colmi d’un buio pauroso: dietro quell’ammasso di macerie, splendono le sagome di quattro cinque grattacieli: il Galfa, il Pirelli ecc…”
• Le tre donne che vengono rapite, non gridano aiuto durante l’aggressione. Poco credibile e poco realistico.
• E’ il Rospo che fa capire cosa spinga i Teddy Boys a comportarsi così: “Che schifo, questa società! Sembra tanto pulita, e sotto è marcia, marcia, marcia… Ah, che non li posso proprio sopportare tutta questa massa di sporchi borghesucci conformisti… Sangue, stasera!”
• Pasolini è stato un uomo con una vita privata parecchio movimentata, soprattutto a causa della sua sessualità e del modo di viverla: in questa sceneggiatura escono ed emergono scene che probabilmente lui conosceva molto bene, come le ammucchiate e il vojeurismo.
• Milano appare quasi sempre attraverso visioni in corsa (dalle auto o dalle moto).
• Luoghi milanesi nel romanzo: Buenos Aires, periferie, San Siro, zona sud est (S.Donato, S. Giuliano).
• Il titolo originale doveva essere “La rovina della società”. Ma chi è la vera rovina? La società o i Teddy Boys? La particolarità di “La nebbiosa” è che, nonostante tutte le malefatte che commettono i teppistelli, non passano loro per i “cattivi”, o perlomeno non è questo quello che ci vuole comunicare Pasolini. L’autore li giustifica e cerca di farci capire il motivo del loro comportamento, l’origine: loro sono soltanto il risultato marcio di una società marcia alla radice. E’ la società la vera responsabile dei reati che commettono i ragazzi. Sta a noi lettori, però, interpretare il tutto: è più colpevole e responsabile chi commette un reato o l’eventuale società o “habitat” che lo hanno portato a farlo? Io sono dell’idea che i principali responsabili delle nostre azioni siamo sempre noi, e che possiamo reagire in tanti modi. Siamo noi a scegliere come farlo. Trovo che sia sempre sbagliato reagire facendo del male agli altri, e in questo non c’è mai giustificazione. Ma che sia la società o che siano i Teddy Boys, una cosa è certa: a non essere responsabile né colpevole, è la città di Milano.
• A chi consiglio la lettura:
Persone con menti aperte
Appassionati di teatro e cinema
Persone nate negli anni ‘50 e ‘60
Politici (anche se dubito servirebbe a qualcosa)
Alberto Fumagalli (scrittore milanese)