Un quartiere medioevale, il cui centro ideale è oggi Piazza Diaz, realizzata dopo che il piccone demolì l’antico rione, che presenta allo sguardo l’incisivo emblema dell’Arma dei Carabinieri, la scultura di Luciano Minguzzi collocata nel mezzo di una superficie erbosa. Intorno, l’area delimitata da Via Rastrelli, Via Larga, Corso di Porta Romana, Piazza Missori, Via Albricci e via Paolo da Cannobio. In quel tracciato di Milano, dal 1928 il Bottonuto inizierà a scomparire. Il nome deriva da un’opera idraulica romana, Butinucum, una cavità, una fossa di scolo delle acque di scarico. Una colonna votiva dedicata a S. Glicerio segnava l’ingresso nel quartiere da via Larga. Due vicoli ciechi, Quaglie e Budellino, quattro contrade principali: Moroni, Pesci, San Giovanni in Conca e Tre Re. Da quest’ultima si accedeva ad uno slargo, dov’era la chiesa di San Giovanni Itolano (III° secolo). Il suo nome si trasformerà in San Giovanni Laterano quando Papa Leone X concederà alla chiesa le medesime indulgenze di San Giovanni Laterano in Roma. Verso la fine dell’Ottocento il quartiere è caratterizzato da strette vie, botteghe, alberghi mal frequentati, case di tolleranza. Il degrado ha preso il sopravvento. Come racconta Paolo Valera, giornalista e scrittore verista, nel suo libro “Milano sconosciuta”: “Il Bottonuto. Con il vicolo delle Quaglie, che è un ambiente di case malfamate. Le finestre sono sporche, le stanze contengono mobilia andata alla malora, un letto, un catino, un attaccapanni, un baule. E le donne fra cipria e profumi di infima qualità”. Senza dimenticare l’altro suo libro, “La sanguinosa settimana del maggio’98”, denuncia politica e ricostruzione storica nel ricordo delle vittime innocenti. Giornate che porteranno al regicidio, e il quartiere Bottonuto ne sarà in parte testimone.
1898. Dal 6 al 9 maggio l’insurrezione milanese viene repressa nel sangue dall’esercito, al comando del generale Bava Beccaris. Si spara con il cannone, il bilancio ufficiale dichiarerà 80 vittime, i presenti all’orrore diranno di 300 morti. Per tale azione di ordine pubblico il generale riceverà dalle mani del Re Umberto I la Croce di Grand’Ufficiale dell’Ordine Militare di Savoia. Un italiano emigrato negli Stati uniti, a Paterson, decide di vendicare l’eccidio di Milano. E’ l’anarchico Gaetano Bresci, che arriva in città nell’estate del 1900 e alloggia all’Osteria Delle 2 Pernici, nel quartiere Bottonuto (al piano superiore, per il comodo dei clienti, diventa la casa di tolleranza El Peocett). Sono solitarie le sue notti, ben altro occupa la sua mente. Rivede se stesso mentre si allena al tiro a segno, risente esplodere l’indignazione nel petto, deve vendicare tutti quei morti. Dopo qualche giorno lascia Milano per Monza, dove il Sovrano in villeggiatura risiede presso la Villa Reale. Domenica 29 luglio 1900. Il Re in carrozza sta ritornando alla Villa Reale dopo la conclusione di un concorso ginnico. Tre colpi di pistola sparati da Gaetano Bresci centrano Umberto I alla spalla, al polmone, al cuore: morirà dopo pochi istanti…
Giovanna Ferrante, giornalista e scrittrice milanese)