La mia conoscenza di lei è davvero limitata, giusto il tempo di una stretta di mano, qualche sorriso e poche parole per organizzare questa intervista. Ma chi la conosce meglio dice che oltre ad essere una donna estremamente preparata, determinata e risoluta e anche una mamma dolcissima e presente, nonostante i numerosi impegni professionali che cerca di coniugare sempre al meglio con il ruolo di genitrice. Giovanna Iannantuoni, pugliese, madre (appunto) di una bimba di sette anni, è la nuova rettrice dell’Università di Milano Bicocca, dove già lavorava in qualità di coordinatrice del Dottorato di Economia e in seguito come Presidente della Scuola di Dottorato. “Queste due esperienze sono state per me davvero un’occasione unica per conoscere da vicino tutti i dipartimenti dell’Ateneo”, racconta. “Ho collaborato così con i colleghi per valorizzare l’apporto dei dottorati sul fondo di finanziamento ordinario, innovare profondamente la didattica multi-disciplinare offerta agli studenti, investire sull’internazionalizzazione sia dei collegi docenti che degli studenti e puntare sul rapporto con le imprese nazionali ed internazionali, firmando in tre anni oltre 140 dottorati industriali”.
Professoressa, Lei opera in un ambito professionale che è un osservatorio privilegiato sulla città. Qual è, a Suo avviso, lo stato dell’arte, riguardo alla cultura e all’istruzione a Milano? E quali contributi ha portato, secondo Lei (se li ha portati) lo sviluppo di Internet e dei Social Network?
“Il Comune di Milano, soprattutto con l’Agenda 2030, ci chiede un contributo rilevante: per questo, come ateneo, investiamo in borse di studio, di dottorato e più in generale nella cultura. Sicuramente l’università è un osservatorio privilegiato. Siamo un’organizzazione complessa, che ha l’opportunità di fare rete con tanti altri soggetti (enti, istituzioni, industria, terzo settore) e di avere un forte impatto culturale sul territorio, che poi è uno degli obiettivi di un’università. Internet e i social network sono un’opportunità, altri e nuovi canali di comunicazione, soprattutto con i più giovani. E anche noi docenti li usiamo molto”.
Dopo diverse esperienze professionali, anche all’estero, Lei adesso vive e lavora a Milano. Può tracciarne un profilo, per quella che è la sua conoscenza?
“La mia prima esperienza con Milano l’ho vissuta mentre frequentavo l’Università: ho studiato alla Bocconi, nella Milano degli anni Novanta. La città era già molto bella, dinamica e accogliente. Poi, per tredici anni, sono stata appunto all’estero, viaggiando per il mondo. Quando sono tornata, a cavallo del 2010, ho vissuto il cambiamento della città. Sono testimone, come tutti, della trasformazione di Milano in una metropoli internazionale, con un profilo architettonico molto nuovo e moderno. Per tutti questi motivi sento di essere la Rettrice giusta per questa università, uno degli atenei più giovani di Milano, ma già molto avanti nella ricerca. Siamo pronti a fare la nostra parte, contribuendo alla crescita della città”.
È opinione diffusa che Milano sia la città ideale, oggi, per gli studenti e per i trentenni e i quarantenni in generale. Qual è la Sua opinione?
“Milano è a tutti gli effetti una città universitaria, con i suoi circa duecentomila studenti e le sue otto università. A parlare, dunque, sono i numeri, che dicono che Milano è una città ideale per i giovani”.
Il 2020, a Milano, sarà “L’Anno della Donna”. Pensa che questa città sia a misura, appunto, di donna? Ambiti come la cultura, la sicurezza e il lavoro privilegiano la condizione femminile?
“Sono personalmente la dimostrazione che Milano è adatta alle donne. Non so in quante altre città sarebbe stata possibile la mia elezione, soprattutto come successore di un’altra donna, Cristina Messa. Nella nostra campagna elettorale non ha contato il genere o l’età, ma hanno avuto peso le idee e i programmi. Milano-Bicocca si lega molto bene a “L’Anno della Donna” in quanto per l’inaugurazione dell’anno accademico 2019/2020, il prossimo 17 dicembre, abbiamo invitato Anne-Marie Slaughter, la prima donna a capo del Policy Planning del Dipartimento di Stato americano. Dal punto di vista della sicurezza e del lavoro, invece, la condizione femminile rimane più debole e c’è ancora molto da fare”.
Milano ha sempre avuto un respiro più ampio dei suoi confini. Tutto quello che la riguarda interessa sia a livello nazionale che internazionale. Pensa che sia in grado, anche oggi, di interpretare questo ruolo? Oppure è stata “colonizzata”, nel senso che questo interesse esterno ha prodotto investimenti economici e finanziari che hanno portato imprenditori, finanzieri e banchieri ad impadronirsene?
“Che Milano sia un punto di riferimento a livello internazionale è confermato dal fatto che la città è nota a tutte le latitudini. Da Hong Kong a Los Angeles, da New York al Brasile, Milano è un vero e proprio marchio.
Dal punto di vista della “colonizzazione”, in termini di investimenti immobiliari, sta diventando sempre più simile a città come Londra o Hong Kong. Del resto, è quello a cui ci si espone quando si diventa una città fortemente attrattiva, ma agli investimenti bisogna guardare con attenzione e senza paura”.
Che opinione ha del fenomeno dell’immigrazione a Milano? In fondo, anche Lei è un’immigrata…
“Io sono ben più di un’immigrata: sono emigrata. Come dicevo prima, per tredici anni sono stata in giro per il mondo, ho vissuto la condizione di italiana all’estero e pertanto sono molto aperta e consapevole di quello che vivono le persone che vengono a lavorare in Italia. Sento Milano una città accogliente, lo era quando sono arrivata qui per studiare e lo è ancora di più oggi”.
Per concludere, Professoressa: come vede il futuro di Milano, in relazione anche all’attuale situazione italiana e internazionale? E il Suo futuro, in questa città?
“Il mio futuro e il futuro di Milano è quello che costruiremo assieme”.
Ermanno Accardi (giornalista e scrittore)