L’uscita infelice (a volte succede anche ai migliori) del Professor Ernesto Galli della Loggia sull’inclusione scolastica ha sollevato un vespaio di polemiche nel mondo dell’istruzione. E se possibile, il suo tentativo di scusarsi, correggendo il tiro, si è rivelato il classico rimedio peggiore del male. Sono moltissime le risposte arrivate pubblicamente al suo intervento del 13 gennaio scorso, sulle pagine del Corriere della Sera, da parte di politici, dirigenti scolastici e docenti. Tra questi, c’è anche lo Stato Maggiore al gran completo della scuola secondaria di 1° grado Giancarlo Puecher di Milano, in via Castellino Da Castello al civico 9. In un lungo comunicato (che riportiamo qui sotto integralmente), la dirigenza scolastica e gli insegnanti di sostegno hanno peraltro invitato l’editorialista del quotidiano milanese a recarsi presso l’istituto e trascorrere una giornata con loro e gli studenti. “Disabili” e non…
“Caro Prof, è vero: quando si sbaglia è giusto ammetterlo, ed è senz’altro sbagliato racchiudere una questione così complessa come il principio d’inclusione in vigore nella scuola italiana in pochissime righe. Quando uno dei nostri studenti sbaglia noi non ci chiediamo a che categoria appartenga, a quale cultura, cittadinanza o denominazione in ambito scolastico. Quando uno dei nostri studenti sbaglia investiamo piuttosto del tempo per verificare se ha capito cosa abbia sbagliato e se sia riuscito ad apprendere qualcosa in più dal suo errore; senza arrivare alla conclusione di ESSERE sbagliato ma di AVER sbagliato. Quando uno dei nostri studenti sbaglia, magari giudicando superficialmente qualcosa (o qualcuno) che non conosce, è nostra consuetudine approfondire l’argomento, capire che fonti di informazione abbia utilizzato, discutere insieme le scelte fatte e arrivare ad una rilettura consapevole del tema. Se questo errore coinvolge poi altri studenti cerchiamo di mediare l’incontro e favorire la relazione per sviluppare la formazione dell’identità reciproca attraverso il confronto tra esseri umani. Utilizziamo (e agiamo) spesso, per questo motivo, la parola LABORATORIO. Nessuno di noi ha la soluzione in tasca, però qualche riflessione vorremmo condividerla con Lei. E’ opportuno, infatti, verificare bene le fonti e a titolo d’esempio le riportiamo alcuni punti di base della legislazione scolastica:
● la categoria BES (acronimo di Bisogni Educativi Speciali) include anche persone con disabilità ma i soggetti non sono affetti da nulla! Le neuro divergenze non sono malattie. Sono funzionamenti differenti da quelli considerati “tipici”.
● I soggetti con dislessia o disgrafia si indicano con DSA, disturbo specifico dell’apprendimento. Presentano difficoltà in aree specifiche dell’apprendimento come la lettura, la scrittura e il calcolo. Per questi NON è previsto un insegnante di sostegno ma strumenti compensativi specifici.
● Il docente specializzato non è l’insegnante personale dell’alunno con disabilità ma lavora per realizzare l’inclusione in tutta la classe affinché anche chi ha una fragilità possa avere una vita scolastica fatta di relazioni, esperienze, autonomia, apprendimento. Siamo consci delle difficoltà e degli ostacoli che si presentano ogni giorno nel nostro lavoro. Riteniamo che la scuola, il luogo in cui gli alunni trascorrono gran parte del loro tempo, debba porsi l’obiettivo di essere inclusiva e accogliente verso tutti e siamo certi che il suo non fosse un invito al ritorno alle classi differenziali, ci mancherebbe, dal momento che questo rappresenterebbe tornare indietro di decine di anni. Per queste ragioni vorremmo invitarla a prendere parte ad un laboratorio: una mattinata intera presso la scuola secondaria di primo grado Giancarlo Puecher di Milano, in via Castellino da Castello 9. Può scegliere il giorno in cui venire in Puecher, perché per noi ‘laboratorio’ è la quotidianità dell’attività didattica. Ci troverà in classe dal lunedì al venerdì, potrà essere parte della nostra ‘officina di maghi e rammendatori’ (Bruner docet) e sperimentarsi mettendo direttamente le mani in pasta con alunni, docenti ed educatori. Le proponiamo un laboratorio della durata di sei ore (con due intervalli). Avrà modo di verificare che la scuola è molto cambiata rispetto ai tempi in cui l’ha frequentata lei, così come è cambiata da quando l’abbiamo frequentata noi. Il mondo è caratterizzato da una crescente complessità specchio anche di una società interculturale in cui siamo tutti immersi. Questa complessità si riflette nella scuola, partendo dalla composizione delle classi per arrivare agli strumenti didattici. Quello che non è cambiato, e siamo convinti che non debba cambiare, è la filosofia alla base della scuola italiana, sancita dalla nostra Costituzione e realizzata a partire dal 1971: essere aperta a tutti (articolo 34); la scuola dell’inclusione è la realizzazione del principio di uguaglianza (articolo 3) che dà pari dignità sociale ad ogni cittadino (studente), senza distinzione di genere, di provenienza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. L’insegnante di sostegno è solo uno degli ‘strumenti’ a disposizione della collettività perché ‘’non c’è ingiustizia più grande che fare parti uguali tra disuguali” (Don Milani). Siamo convinti che una scuola inclusiva sia la migliore base per la crescita personale e sociale di ogni studente, con o senza certificazione di disabilità, che porti molta più ricchezza che disagio. Non vogliamo nascondere che i problemi esistano. Nella nostra esperienza quotidiana sono però ascrivibili alle carenze strutturali che la scuola italiana presenta: classi sovraffollate, precariato che non garantisce la continuità didattica, scarsi finanziamenti per attuare progetti di lungo respiro. Ma garantire il diritto di un supporto adeguato rispetto alla condizione personale non è una mera questione di fondi. Siamo certi che una immersione nella nostra realtà le permetterà di vedere l’inclusione con uno sguardo diverso. Le chiediamo soltanto di confermare quanto prima la sua partecipazione in modo da avvisare il suo amico Dario che, se avrà voglia, potrà farle da tutor in classe”.
Firmato: I ‘’cosiddetti’’ docenti di sostegno della scuola secondaria di 1° grado G. Puecher con i colleghi disciplinari e la Dirigente scolastica
(L’immagine di Ernesto Galli della Loggia è tratta dal web)