L’occasione della nostra piacevole conoscenza era ghiotta ed entrambi abbiamo pensato di non farcela sfuggire, per farci un’amichevole e informale chiacchierata anche su queste pagine e cercare di portare un piccolo contributo di idee (io con le mie domande e lui con le sue risposte) allo sviluppo e alla ripartenza dell’Italia e della nostra Milano, la città che ormai diversi anni fa ci ha adottato. Fulvio Mastrangelo, napoletano, 54 anni, sposato e padre di due figlie, è un affermato e stimato professionista che opera non solo nel capoluogo lombardo, ma anche a livello internazionale. Una laurea in Economia e Commercio, uno studio nel centro cittadino, molti titoli professionali e importanti competenze acquisite attraverso esperienze maturate in ambiti di valore assoluto, come il network mondiale di consulenza aziendale Ernest & Young. Adesso è impegnato, fra l’altro, all’interno di Beside You Group, un gruppo internazionale di servizi dedicati alla crescita sostenibile del sistema imprenditoriale.
Caro Fulvio, qual è il panorama fiscale che stiamo ammirando (si fa per dire) durante questa crisi sanitaria, politica, economica e sociale?
“Il sistema fiscale attuale, anche in considerazione degli eventi che stiamo vivendo e degli scenari futuri, per la gran parte andrebbe ridisegnato. Infatti, insieme alla Giustizia, al Lavoro e alla Pubblica Amministrazione, quella del Fisco è una delle cosiddette “grandi riforme” che il nostro Paese dovrà portare avanti se vuole essere competitivo a livello globale, ridurre l’elusione e l’evasione fiscale (per utilizzarla come leva perequativa e sociale) e allinearsi alle normative Europee e a quanto previsto dal PNRR”.
Quanto (e se) è urgente una riforma fiscale in chiave fortemente progressiva e ridistributiva, che combatta elusione ed evasione, colpisca profitti e rendite, armonizzando i sistemi impositivi, per evitare che siano anche questa volta le fasce più deboli della popolazione a pagare i costi della pandemia?
“Come accennavo prima, la riforma fiscale è fortemente indispensabile al nostro Paese, non solo in chiave di una migliore e più sana perequazione sociale (si badi bene che rimane a mio giudizio la necessità di un Fisco maggiormente meritocratico), ma anche con l’obiettivo di contribuire a rendere più attrattivo e competitivo il nostro Paese. Da quando in Ernest &Young predisponevamo le griglie di competitività tra Paesi, mi era evidente che le nostre difficoltà sono legate più alle incertezze nell’applicazione del quadro normativo piuttosto che all’elevato costo fiscale. Le aziende vogliono avere fin da subito chiaro il proprio costo in termini fiscali, possibilmente con una riduzione del numero di imposte e un sistema con meno aliquote e più detrazioni, del lavoro, nella giustizia e via dicendo. Un quadro normativo semplificato e rapido aiuterebbe a raggiungere questo risultato. Aggiungo che una riforma fiscale dovrebbe includere la riduzione di adempimenti fiscali annuali e una maggiore digitalizzazione della compliance e del processo di contenzioso tributario. Invece sul tema della pressione fiscale credo che si debba insistere sull’alleggerire la tassazione sul lavoro a discapito delle cosiddette “rendite”, affinché il peso della tassazione sia più meritocratico (quindi non tanto tra poveri e ricchi, quanto tra chi si impegna, nelle regole, a creare valore per sé stesso e per la collettività e chi specula e opportunisticamente vive di rendita, creando valore solo per se stesso”.
Come si esce, secondo te, sempre da un punto di vista tributario e fiscale, da una situazione come questa, che ha colpito e colpirà anche nel prossimo futuro un’economia come la nostra, già fragile e indebolita dall’entrata in vigore dell’euro nel 2002, dalle persistenti conseguenze negative della grande recessione del 2008 e della crisi dei debiti sovrani del 2011?
“Stiamo vivendo un momento di grandi cambiamenti economici e geopolitici. Tutto questo crea molta incertezza sul futuro di tutti noi. Ogni volta che ci sono grandi cambiamenti ci sono grandi difficoltà, ma anche grandi opportunità. Il nostro Paese ha sempre difettato da un lato di una struttura politico burocratica poco costruttiva e visionaria e dall’altro di un tessuto imprenditoriale individualista, poco propenso alle aggregazioni e alla condivisione. Una volta ebbi a dire che se in Italia ci fosse un po’ di cultura scandinava saremmo un Paese imbattibile. Quindi, per ritornare alla tua domanda, ti dico che nei prossimi anni ci giochiamo molto del futuro dell’Italia. E tutti dovranno fare la loro parte: politici, imprenditori, lavoratori, magistratura, giornalisti, burocrati, scienziati, innovatori, investitori e semplici cittadini. Nessuno è esentato dal fornire il suo contributo per le future generazioni. Lo dobbiamo anche perché con il PNRR stiamo cercando di accelerare il cambiamento e ricreare le condizioni per una nuova economia e per un futuro migliore. Ma il rischio, se gestiremo male o faremo gli egoisti, sarà quello di lasciare solo debiti e macerie alle future generazioni. La materia fiscale è un importante strumento di leva in mano al Governo e al Parlamento per orientare le diverse categorie ad intraprendere quella direzione”.
Tu fai parte di un gruppo internazionale di consulenza e servizi alle imprese dedicato alla crescita sostenibile del sistema imprenditoriale. Vuoi spiegarci, in sintesi, chi sono i principali destinatari, quali sono gli obiettivi e con quali progetti è possibile raggiungerli?
“Sono convinto che anche la nostra professione stia subendo e subirà ancora nei prossimi anni un’evoluzione importantissima. Anzitutto per la complessità normativa e la mole di conoscenza richiesta è ormai anacronistico pensare di fare il professionista tradizionale o soltanto di piccole dimensioni. Non solo devi essere in grado di fornire al cliente soluzioni verticali e specialistiche in diversi settori (amministrazione, fiscalità diretta, indiretta, internazionale, societario, giuslavoristico e quant’altro), ma devi affiancarlo nelle sue scelte aziendali apportando il tuo contributo tangibile alla creazione del suo profitto. E’ per questo che dopo una decennale esperienza alla Ernest & Young abbiamo creato un nostro modello di business molto flessibile, proteso all’innovazione tecnologica, alla sostenibilità e alla partnership con strutture estere particolarmente forti in determinati ambiti specialistici. Nel 2020, per esempio, abbiamo chiuso un accordo con una fondazione svedese operante da decenni nel settore della sostenibilità per le aziende nei settori del Life Sciences e delle Smart City e lo scorso anno abbiamo creato una NewCo in Mozambico in partnership con alcune strutture locali per seguire le società occidentali del settore Oil&Gas”.
In conclusione, Fulvio: non pensi che in situazioni come quella che purtroppo stiamo ancora vivendo si creino paradossalmente nuove opportunità di cambiamento lavorativo e professionale?
“Questo è sicuramente il momento in cui chi ha visione e competenza può creare nuove possibilità e modelli di business. La creatività non arriva per decreto, ma con lo studio, l’applicazione e lo sviluppo di nuovi concetti. Mi fai venire in mente la famosa frase di Steve Jobs: ”Stay hungry, stay foolish”…
Ermanno Accardi (giornalista e scrittore)