Dopo 120 monumenti che ricordano altrettanti uomini illustri, Milano ha finalmente una statua dedicata a una donna straordinaria. Si tratta di Cristina Trivulzio di Belgiojoso (1808-1871), nobile, patriota, giornalista, scrittrice ed editrice milanese, che partecipò attivamente al Risorgimento italiano e della quale quest’anno ricorrono i 150 anni della morte. Il progetto, nato da un’idea de Le Dimore del Quartetto, è promosso dalla Fondazione Brivio Sforza, con il sostegno della Banca di Credito Cooperativo di Milano, il contributo del Comune e il patrocinio della Regione. La statua è stata realizzata dallo scultore Giuseppe Bergomi e si trova, neanche a dirlo, in Piazza Belgiojoso (il luogo che porta il suo cognome da sposata, ma lei nacque in Piazza Sant’Alessandro al civico 1), vicino alla casa di Alessandro Manzoni. E non si tratta, probabilmente di una coincidenza. Donna Cristina, infatti, aveva un’azienda agricola in cui fondò anche una scuola agraria con annesso asilo e scuola elementare per i figli dei contadini e il grande scrittore lombardo, all’epoca, commentò la lodevole iniziativa più o meno in questo modo: “Chi coltiverà la terra, se i contadini impareranno a leggere e scrivere?”.
Figlia di Gerolamo Trivulzio e discendente di una delle famiglie aristocratiche milanesi più note, Cristina si sposa a soli 16 anni con il Principe Belgioioso, che lascerà nel 1828 per la totale mancanza di propensione al matrimonio di lui. Per gran parte della sua vita deve convivere con l’epilessia. Questo, però, non le impedisce di lavorare per l’Unità d’Italia e scrivere per alcuni giornali in Francia (dove si trasferisce per sfuggire agli austriaci), raccontando tutto quello che accade in Italia. Durante la sua permanenza transalpina frequenta i migliori salotti dei più grandi intellettuali, filosofi, storici e musicisti di Parigi. In seguito parteciperà, con un esercito di 200 volontari, anche alle Cinque Giornate di Milano, per poi trasferirsi in Turchia, dove aprirà scuole e asili, aiutando concretamente i più bisognosi. Gli ultimi anni della sua intensissima esistenza li trascorre tra Locate Triulzi, il Lago di Como e Milano, la sua amata città, dove muore nel 1871. Finora, nessuna delle statue cittadine era stata dedicata a una personalità femminile, eccetto i soggetti di iconografia religiosa o allegorici. Adesso la lacuna, seppur con colpevole ritardo, è stata infine colmata…