In via Borgospesso, durante il Regno del Lombardo Veneto, una prosperosa cuoca preparava al suo amante i piatti della cucina milanese dell’epoca. Si chiamava Giuditta Meregalli, veniva da Sesto San Giovanni e divenne in breve tempo “congiunta” del Maresciallo Radetzky, senza peraltro pretendere alcun titolo pubblico. La “congiunzione” fece nascere quattro figli; è quindi chiaro che non parliamo di “una cosa easy”, come spesso si sente dire oggi a Milano, ma di un legame articolato e ventennale, basato almeno sui piaceri della carne e della tavola. Il Feld Maresciallone fu così colpito dalla cucina milanese che fece addirittura rapporto alla Corte Imperiale sulle analogie e le differenze tra la cotoletta alla milanese e la Wiener Schnitzel, tutto nero su bianco in un rapporto ufficiale. Purtroppo ai giorni nostri l’alimentazione è diventata ideologicamente complicata e strettamente collegata agli ingredienti che si usano e alle dottrine alimentari che si seguono. All’epoca nessuno chiedeva di visionare l’origine delle materie prime leggendo le confezioni, non era possibile. Al giorno d’oggi, invece, i vegetariani, i vegani, i fruttariani, i respiriani e tutti i gastro-ideologi che incontriamo ogni giorno, sono così agguerriti e implacabili che nulla sfugge alla loro censura moral-nutrizionale. Si fa presto, per esempio, a dire farina; bisogna sapere se è bianca o integrale, quanto è forte, ammesso che sia di grano e non d’altro, se è di grano duro o tenero, qual è il suo valore nutrizionale e via dicendo. Giuditta aveva poco da scegliere: usava la farina che veniva dal mulino. Finito il discorso sulla farina bisogna cominciare dissertazioni senza fine sul latte, sul burro e sulle uova. Giuditta non faceva le ordinazioni con lo Smartphone e i carri dell’epoca non avevano bisogno di pagare per l’ingresso in Area C. Qualcuno spremeva le vacche, qualche altro toglieva le uova da sotto il popò delle galline e così via, tutto in barba alle più elementari norme igieniche. La vecchia trattoria, proiettata ai nostri giorni, si troverebbe all’interno del quadrilatero della moda e incomincerebbe a pullulare di espertoni d’ogni materia. E la povera Giuditta avrebbe il suo bel daffare prima di riuscire a mettere qualcosa nel piatto del suo Joseph, il quale potrebbe anche non avere la capacità di decrittare il QR Code dietro il quale si celerebbe beffardo il menù della sua factotum meneghina. Insomma, esaminando alla luce di queste nuove teorie moral-nutritive gli gnocchi di cui pare fosse ghiotto l’attempato amante altolocato, si deve necessariamente pervenire ad una sentenza di condanna etica e gastrica. Non possiamo più consentire a dei cibi naturali di invadere il nostro empireo ideologico e di violare il nostro spazio digital domestico. Restiamo fedeli alla filiera social-gustativa e non possiamo consentire pericolosi ritorni alla più retriva naturalità non ambientale, ne va della nostra salute e delle nostre incrollabili convinzioni piramidal-alimentari. L’unico dubbio che subdolamente s’insinua nel nostro ego social-morale riguarda il Maresciallo Comandante. E’ infatti a dir poco strano che un signore sessantenne abbia avuto per oltre trent’anni la capacità di vincere guerre, governare il Lombardo Veneto, giocarsi una fortuna al gioco, “congiungersi” con una donna di trent’anni più giovane e mangiare tutte quelle schifezze che oggi sono a noi precluse. Nessuno che gli abbia fatto un esame del sangue e, chessò, un tampone? Non ha preso nulla per digerire? Una pillola per il mal di testa? Tutte queste cose, unite alle caratteristiche organolettiche degli gnocchi, si configurano come un’aggravante inaccettabile per la nostra civiltà, basata sul rispetto digitale dell’ambiente. Nessuna Corte potrebbe immaginare crimini così perversi e di conseguenza condannerebbe tali gnocchi al bando dalle nostre applicazioni telefoniche.
Così è cliccato…
Cybergeppetto
Ricetta degli Gnocchi alla Radetzky
Ingredienti: zucca – uova – farina – noce moscata – latte sale – burro – salvia – parmigiano
Preparazione
Mondare una zucca, eliminando la buccia e i semi interni. Cuocerla a vapore fino a farla ammorbidire, poi lasciarla asciugare su uno strofinaccio. Tritarla e metterla in una terrina, aggiungendo uova, farina, noce moscata e latte. Aggiustare di sale e mescolare con un cucchiaio di legno. Se l’impasto risulterà troppo morbido aggiungere ancora farina, in caso contrario ammorbidire con altro latte. Far bollire abbondante acqua salata e versarvi il composto a cucchiaini. Quando gli gnocchi verranno a galla, toglierli con un mestolo forato e versarli direttamente su un piatto da portata caldo. Servire gli gnocchi di zucca, conditi con burro fuso, salvia e abbondante parmigiano grattugiato.