Desenzano del Garda, 11 agosto 2012
Laura aveva trentanove anni ed era la mamma di due ragazzini. Si era separata dal marito e, dopo poco tempo, lui si era reso uccel di bosco lasciandola senza il becco di un quattrino. Non era stata una gran perdita. Era un uomo rude, infedele e talvolta violento. Lei non ne era mai stata innamorata veramente, l’aveva sposato solo perché era rimasta incinta. In realtà non aveva mai scordato il suo primo fidanzatino, quel Gianni degli occhi verdi, così bello, così misterioso, con un fascino enorme ma con un carattere impossibile. La baciava sempre all’improvviso, in ogni luogo e davanti a chiunque, con una tenerezza che si era incisa per sempre nel suo cuore. Indimenticabile. Adesso lavorava saltuariamente come cameriera, addetta alle pulizie e badante. Nei mesi fortunati riusciva a guadagnare novecento euro, raramente toccava i mille. Tuttavia ne pagava seicento di mutuo e quindi era costretta a prostituirsi, saltuariamente, per assicurare una vita accettabile ai suoi figli.
Guadagnava cento euro a cliente e, soprattutto in estate, riusciva ad incassare in un giorno lo stipendio di un mese. Era ancora molto bella, amava indossare biancheria intima sexy e tacchi a spillo vertiginosi che facevano letteralmente impazzire di desiderio gli uomini. Le trasgressioni e le prestazioni particolari erano pagate extra. La maggior parte della clientela era composta da liberi professionisti, commercianti facoltosi e piccoli industriali della zona. Sapeva benissimo come manovrarli perché davanti al suo corpo nudo raramente restavano lucidi. Tutti i contatti avvenivano tramite annunci su internet. Sul web era nota come Vanessa. Sui vari siti dedicati comparivano le sue foto con il viso coperto da una mascherina. Tuttavia aveva paura. Sapeva di quel terribile carnefice che si divertiva a torturare le ragazze come lei e la cosa la terrorizzava non poco. Una volta aveva accettato stupidamente un rapporto sadomaso. Il tizio l’aveva legata al letto e imbavagliata. Subito dopo aveva iniziato ad insultarla coprendola di sputi. Aveva cercato di liberarsi ma lui, preso da una furia bestiale, le aveva messo un sacchetto di plastica in testa, violentandola brutalmente. Aveva creduto di morire. Fortunatamente quel depravato soffriva di eiaculazione precoce e, dopo aver raggiunto l’orgasmo in pochi secondi, era rinsavito, rendendosi conto del casino che aveva combinato. Scusandosi mille volte l’aveva pregata di perdonarlo e di non denunciarlo, lasciandole sul comodino trecento euro in più del prezzo pattuito. Vista la pericolosità del soggetto, aveva fatto buon viso a cattivo gioco. Dopo esser stata slegata non aveva osato replicare alle farneticazioni di quel pazzoide che se ne era andato immediatamente, sparendo per sempre dalla sua vita. Era stata un’esperienza terribile, che non aveva preventivato e che aveva definitivamente affossato la sua autostima. Dopo quella volta non le era più capitato niente di strano escludendo due clienti che si erano innamorati di lei e che la tormentavano con messaggini stucchevoli, scatole di cioccolatini, cuoricini di pezza, mazzi di rose rosse e inviti a cena in caratteristici ristorantini sul lago. Sono le ventidue e dieci minuti, sono in perfetto orario, eccomi arrivato. Parcheggerò la macchina ad almeno cinquecento metri dal residence dove lavora quella bella pupa. Voglio andarci a piedi, senza dare nell’occhio, controllare per bene il posto e verificare che tutto sia tranquillo. Nello zainetto non manca niente, ho tutto quello che mi serve. Aspetterò il mio turno seduto su una panchina, bevendomi una birra. Molto bene, sembra tutto tranquillo. Parecchia gente è ancora in giro, bar e gelaterie non hanno ancora chiuso. Gruppi di ragazzini con scooter truccati e rumorosi vanno avanti e indietro sui viali. Gli altoparlanti di alcune automobili in sosta vomitano musicaccia, facendo dimenare ragazzine in short. Meglio così, in mezzo a tutto questo casino passerò sicuramente inosservato. Al telefono mi ha detto di premere il pulsante dodici del citofono. Ci siamo.
Cavoli! Che libidine! Che bello! Sono eccitatissimo! E’ un pezzo che aspetto questo momento! Ma…Ma…Maledizione! Ma cosa cazzo sta combinando quello stronzo? Mi sta centrando la macchina!
Un rombante SUV, enorme, nero e lucidissimo si è fermato ad un centimetro dal paraurti della mia utilitaria. Scende un bifolco palestrato con due sacchetti pieni di immondizia. Li getta con indifferenza sotto la siepe che recinta il giardino pubblico, a pochi metri dalla panchina dove sono seduto. Il bestione stappa una bottiglietta di birra con i denti, ne trangugia il contenuto in tre secondi e la lancia contro un albero frantumandola. Rutta come un maiale, squadra da capo a piedi una bella signora che lo guarda allibita ed entra nel bar della piazzetta, recitando un rosario di bestemmie. Ovviamente non oso intervenire ma non finisce qui. Odio i maleducati e gli incivili. Laura si era lavata per la decima volta, voleva essere sempre pulita e profumata per tutti i clienti. Temeva le loro recensioni on-line. Questo era l’ultimo della serata, sperò che si sbrigasse rapidamente. Gli aprì il cancello pedonale ricordando il piano e il numero dell’appartamento. Si guardò un’ultima volta allo specchio. Era perfetta. Sentì bussare alla porta. Era arrivato…
Gian Luca Tavecchia