Con Bologna, Milano, diciamolo subito, è in difficoltà.
Bologna, al pari di Milano, è una città fredda d’inverno e torrida d’estate e, soprattutto, al pari di Milano, Bologna è una città che, pur avendo subito tante dominazioni, non ha mai abbassato la testa.
Con una differenza: che mentre Milano ambiva a un ruolo di potenza regionale (come si direbbe oggi) e ha combattuto guerre e insurrezioni, Bologna ha preferito buttarla sul ridere. Bologna ha sempre ostentato una personalità dissacratoria e satirica, che non combatteva il potere; faceva forse di peggio: lo irrideva.
Bolle papali, editti imperiali, leggi tiranniche, non trovavano l’ostilità del bolognese, ma il suo ironico, sarcastico, liberatorio, dialettale “ma va a caghèr!”.
Milano e i milanesi, negli anni, hanno sempre esorcizzato questa invidiata forma di ribellione bolognese, facendosi forti del lato puritano del carattere meneghino, riducendo Bologna e i bolognesi a una mera questione di tagliatelle e “turtlèin”. Anzi, essendo ben felici di affibbiare a un famoso uomo politico bolognese, mai amato a Milano, il soprannome di “mortadella”, tipico prodotto della norcineria del capoluogo emiliano.
Ma se la faccia puritana del carattere milanese poteva così dirsi soddisfatta, la realtà era ben diversa. Sì, perché non solo i bolognesi surclassavano i milanesi in gioia di vivere, non avendo il freno dell’alter ego puritano, ma, mentre passavano gli anni dopo Tangentopoli, e mentre Milano era intenta a contemplarsi l’ombelico, Bologna cresceva, con un’ottima Università, ben collegata al mondo dell’industria, fino a fare della provincia bolognese uno dei maggiori poli della meccatronica italiana. E, per giunta, senza rinunciare, come spesso ha fatto Milano, alla sua tradizione e alla sua identità.
Insomma, Milano non ha saputo conciliare le sue due anime, invece, Bologna c’è riuscita benissimo. E, in questo caso, i milanesi “rosicano”…
Marco Lombardi (giornalista e scrittore)