Nella giornata in cui si celebra il quarantunesimo anniversario del concerto tenuto da Bob Marley & The Wailers a San Siro, il primo di giugno del 1980 partii per il Centro Addestramento Reclute dell’Aeronautica Militare a Macerata, nelle Marche, per iniziare il mio servizio militare. Avevo vent’anni. Quella prima parte del percorso durò circa un mese e poi venni destinato, da buon paraculo, all’Ufficio Comando e Stampa della Prima Regione Aerea, in Piazza Novelli. Arrivai in caserma nel pomeriggio dello stesso giorno del concerto dello stupefacente (il termine non è casuale) musicista giamaicano. E subito, da brava “burba” (così venivano chiamate le reclute nell’Arma Azzurra), fui assegnato al servizio di piantone nella camerata che mi venne destinata. Quindi, non potei assistere alla sconvolgente (altro termine non casuale) performance musicale. C’erano centomila persone, tranne una: io. Mi ricordo che quando ricominciò il campionato di calcio nel mese di settembre e andai allo stadio ad assistere alle partite del mio Milan (che quell’anno giocava mestamente in serie B) c’era ancora il segno del palco di Marley e il prato era completamente rovinato, calpestato fino all’ultimo filo d’erba dai “cannaruoli” seguaci del profeta del reggae. Ci vollero diversi anni e parecchi tentativi degli esperti, prima che il terreno di gioco ritornasse praticabile ad alti livelli. E cinque anni dopo, il 21 giugno del 1985, in occasione del grande concerto di Bruce Springsteen (al quale, però, riuscii ad assistere), il Comune fece coprire il manto erboso da una protezione in plastica traforata, per far respirare l’erba e non farla schiacciare dai fan del Boss. Che per quanto storditi non arrivarono mai a quei livelli di sconvolgimento di quelli di Marley. Ah, dimenticavo: la spettacolare performance di Springsteen la vidi dagli ex distinti di San Siro, i posti in piedi sotto le tribune dello stadio, che all’epoca aveva soltanto due anelli. E in blazer blu, camicia bianca, jeans e scarpe da tennis. Da buon borghese di estrazione politica socialdemocratica con una punta di liberalismo, inviso (orgogliosamente) sia alla sinistra che alla destra…
Ermanno Accardi (giornalista e scrittore)