Milano è la sua città in tutti sensi perché è nata qui e perché ci vive e ci lavora da sempre, anche se come ammette a bassa voce il desiderio di andarsene a volte si fa sentire. Il legame di Barbara Frigerio con il luogo che le ha dato i natali, però, è molto forte, sia dal punto di vista personale e familiare che da quello professionale. E per me immaginarla lontano da questo contesto urbano è difficile, se non addirittura impossibile. Gallerista, organizzatrice di mostre, docente di Storia dell’Arte, sia per gli adulti che per i bambini, per i quali organizza laboratori di approccio alla materia. Barbara oggi è anche e soprattutto una moglie e una mamma molto presente, ma gli impegni familiari non le impediscono comunque di continuare a svolgere l’attività di art advisor, promuovendo artisti storici e contemporanei. “Quando nel 2010 è nata la Barbara Frigerio Contemporary Art”, racconta, “lì sono confluite tutte le mie passioni, dalla pittura figurativa alla fotografia e alla scultura, ricercando autori interessanti in tutto il mondo, con la convinzione che una galleria debba essere qualcosa di più di una semplice scatola vuota, predisposta all’esposizione e alla vendita di opere d’arte, ma anche uno scenario, a disposizione di ogni artista, per ricostruire davanti al pubblico il proprio universo artistico.
Il mondo di Barbara è un osservatorio dal quale cogliere una parte rilevante del cambiamento e dello sviluppo costante della nostra città. “Il mondo dell’arte milanese, inteso come insieme di gallerie, editori e professionisti del settore, è strettamente connesso al tessuto urbano e dal punto di vista lavorativo segue l’andamento dell’economia cittadina e italiana”, afferma. “C’è stata sicuramente una rivoluzione, con la nascita del web, che ha permesso di ampliare la propria visibilità e di avvicinarsi ai mercati più lontani. Negli ultimi anni Milano si è sviluppata molto dal punto di vista turistico e anche gli stessi milanesi hanno iniziato a riconoscerne la bellezza artistica ed architettonica. Ricordo che ai tempi dell’università il Castello Sforzesco era un luogo completamente deserto, mentre adesso attira moltissimi visitatori ogni giorno. Ormai la nostra città è annoverata tra le mete turistiche italiane e non citata solamente come luogo di lavoro ed affari. Anche perché questi, purtroppo, negli ultimi anni hanno subito un duro colpo e il mondo dell’arte non è stato risparmiato”. Resta il fatto che il suo respiro mondiale ha prodotto investimenti che hanno portato imprenditori, finanzieri e banchieri ad impadronirsene, anche in campo artistico e culturale. “Sì, è così”, ammette la Frigerio. “Del resto, Milano è stata ed è anche oggi la città più internazionale d’Italia. Anche se paragonata ad altre realtà straniere è ancora molto provinciale”. Una nuova sterzata per allontanarsi da un certo provincialismo italiano potrebbe essere “L’Anno della Donna”, indetto quest’anno dal Comune e che vedrà per tutto il 2020 diversi eventi dedicati, appunto, all’universo femminile in tutti suoi aspetti e in tutti gli ambiti, da quello culturale a quello lavorativo. “In linea di massima sarà un fatto positivo”, conclude, “per promuovere Milano e non solo dal punto di vista femminile. Però secondo me c’è ancora da lavorare, ad esempio per abbattere le molte barriere architettoniche che caratterizzano in negativo la città. E questo lo dico da neo-mamma, che cammina per le strade con un bambino e una carrozzina”.
Ermanno Accardi (giornalista e scrittore)