Fidel Castro e Papa Francesco, Diego Armando Maradona e Pietro Mennea, Mohamed Alì e il Dalai Lama, Martin Scorsese e Sergio Leone, passando per i Beatles, Garcia Marquez, Massimo Troisi, Marco Pantani e il subcomandante Marcos. Cos’hanno in comune tutti questi personaggi tra loro? Sono tutti stati amici, confidenti e protagonisti dei racconti e dei reportage di Gianni Minà, uno dei giornalisti italiani più importanti e amati di sempre, tanto nel nostro Paese quanto nel mondo, purtroppo scomparso lo scorso mese di marzo. Si intitola “Gianni Minà – Una vita da giornalista” il documentario che racconta la carriera straordinaria di un uomo straordinario e che sarà l’occasione per una serata speciale il prossimo mercoledì 28 giugno, al Cinema Anteo, in Piazza Venticinque Aprile al civico 8. L’evento è organizzato in collaborazione con l’Associazione Lombarda dei Giornalisti e il Gruppo Lombardo Giornalisti Sportivi. L’appuntamento è alle 19. La proiezione del docufilm sarà introdotta da una presentazione-dibattito della figura professionale e umana di Gianni Minà, grazie all’intervento di Loredana Macchietti (regista del film e moglie del giornalista) e di Dario Ceccarelli, già giornalista dell’Unità e di Radio24, grande amico di Minà. Il film è una finestra aperta sui sessant’anni di carriera di Gianni Minà, attraverso il racconto fatto in prima persona dal protagonista e con il contributo di colleghi come Gennaro Carotenuto e Giuseppe De Marzo, il magistrato Nino di Matteo e Alessandra Riccio (scomparsa anche lei, lo scorso mese di maggio) e soprattutto con quello degli amici di sempre, come Renzo Arbore ed Edoardo Vianello. Ma sono tante le voci che testimoniano lo straordinario rapporto che Minà instaurava con coloro che raccontava, da Pietro Mennea a Maradona, da Sepulveda a Tommie Smith. Un viaggio che parte da Torino, la sua Torino, dove Minà inizia a lavorare per TuttoSport, fino ad arrivare a prenderne le redini e dove nacque il grande amore per il Torino, passione irrefrenabile di tutta la famiglia Minà. Il suo arrivo a Roma, dove il giornalista si trasferì quando cominciò a lavorare per la Rai e a cui rimase sempre legato. Per la tv pubblica ideò alcuni dei programmi che hanno fatto la storia della televisione italiana (come “Blitz” e “Alta Classe”) e raccontò una serie ininterrotta di grandi eventi sportivi (come i Mondiali di calcio e le Olimpiadi), oltre a innumerevoli incontri di pugilato, tra cui quello tra George Foreman e Mohammed Alì, che lo accolse addirittura nello spogliatoio. Il docufilm vede Minà ripercorrere la propria vita a bordo di una Fiat Cinque-cento, la sua automobile durante primi anni di carriera. L’automobile diventa così un vero e proprio espediente narrativo che permette, per esempio, di ritornare nella città natale del giornalista negli anni ’50, dove il Minà adolescente viveva e dove ha iniziato la professione, e dove incontra gli amici del tempo, quelli del quartiere Crocetta. Questa macchina lo porterà virtualmente fino a New York, per intervistare i pugili della serie “Facce piene di pugni” o i jazzisti per “Storia del Jazz”, proseguirà la strada incontrando i tanti artisti, amici, intellettuali che gli hanno permesso di raccontare la storia del Novecento e l’inizio del nuovo millennio, per poi ritornare ai giorni nostri. “Gianni Minà – Una vita da giornalista” è prodotto da Format con Rai Cine-ma, con il contributo del Ministero della Cultura e con il sostegno di Film Commission Torino Piemonte – Piemonte Doc Film Fund ed è distribuito da Zenit Distribution.
(A cura dell’Associazione Lombarda Giornalisti – Immagine tratta dal web)