Allo Spazio d’Arte Scoglio di Quarto “Il pensiero del vento”, la nuova mostra dell’artista piacentina Alessandra Chiappini

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Una pittura che frantuma il dato esterno per diventare pura emozione e raffigurare la struttura profonda di un paesaggio magico e intenso come quello delle Isole Skellig, sulla costa atlantica dell’Irlanda del Sud, Patrimonio dell’Unesco dal prezioso habitat naturale. Per Alessandra Chiappini, artista visiva nata a Piacenza nel 1971, la natura è da sempre lo spunto per una profonda ricerca pittorica intuitiva, di forme, volumi, colori. Una natura dove immergersi e rigenerarsi, allontanando dalle mente ciò che non è essenziale. La sua nuova mostra, “Il pensiero del vento”, a cura di Roberto Borghi e in programma da domani al prossimo 7 dicembre, allo Spazio d’Arte Scoglio di Quarto, a pochi passi dalla Darsena, nasce proprio dopo aver partecipato a una residenza d’artista vicino alle Isole Skellig, nella regione del Kerry, e le sue tele riportano lo skyline di quelle vette ripide e aguzze e di paesaggi senza tempo, dove ancora i ritmi della vita sono in armonia con quelli della natura. “Un’esperienza intensa, avvolta da una natura potente, di vento, pascoli e cieli striati, di onde che si infrangevano sulla scogliera, sapendo che ogni tanto una balena passava lì davanti, che oltre la collina c’era un menhir millenario e vicino alla spiaggia un pozzo sacro d’epoca pagana”, rivela la pittrice piacentina.

Una bella immagine di Alessandra Chiappini al lavoro su una tela della sua nuova mostra milanese

Un vissuto che è stato riversato sulle tele liberando la mano e il gesto per un’interpretazione emozionale capace di andare oltre il visibile. Le quindici opere esposte nel museo milanese sono un racconto dettagliato di tutto questo, un lavoro di sintesi quasi astratto, dove il paesaggio è ridotto a pochi, densi tratti riassuntivi, dove il nero, a volte accennato, altre invadente e altre ancora lacerante, determina in maniera forte gli spazi, circondato da toni tenui che ne esaltano la presenza scenica. La raffinata poetica pittorica di Alessandra Chiappini, che ha esposto in numerose collettive e personali in Italia e all’estero (in particolare Giappone, Stati Uniti, Canada, Germania e Austria), cerca di raggiungere la forza più interna della realtà, quel “nascosto” che unisce macrocosmo e microcosmo. Non è un caso che i titoli delle opere, così come quello della mostra, sono ripresi dai versi del poeta Wallance Stevens, uno dei giganti del Novecento americano, capace di vertiginose riflessioni sul rapporto tra uomo e natura. Nella sua arte non ci sono divagazioni illustrative perché non vuole riportare quello che i suoi occhi hanno visto, ma quello che la sua anima ha sentito. E lo fa con pennellate veloci e intense, permettendo così alla pittura di seguire l’inconscio e arrivare subito a destinazione, in maniera sorprendentemente efficace e drammatica. L’esigenza interiore di abbracciare spazi più grandi spinge l’artista ad affidarsi a una pittura di impulso, che aiuta la natura ad esprimersi in tutta la sua forza e grandezza; un’interpretazione dell’atto artistico che le fa scegliere, per dipingere, vecchi teloni consunti in pvc di camion dismessi, che recupera tagliandoli a strisce di oltre un metro e mezzo e appendendoli direttamente alle pareti con due semplici chiodi. Una scelta non casuale, che per lei significa incorporare nell’opera un trascorso e un vissuto intangibile, ma percepibile. Un supporto col quale la Chiappini si sente a suo agio e sul quale interviene, incorporando sulle tele altri materiali, come resti di vecchie stoffe, con stucco e colori acrilici a toni bassi (prevalentemente bianco avorio, diversi grigi, poche macchie di colore e il nero), stesi a spatola così da esaltarne la fisicità, per uno stile essenziale, quasi sussurrato, a ribadire una volta di più il bisogno di narrare il percepito della natura nella sua più intima e succosa sostanza…

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