Un fratello poliedrico, che cantava con la penna e disegnava con la voce. Questo era Herbert Pagani per Caroline, la sua “sorellina”. Che qui, nell’ora e trenta minuti dello spettacolo diretto da Giuseppe Marini, in scena fino a domenica prossima, 19 maggio, al Teatro Franco Parenti, con il titolo PER AMORE DELL’AMORE, lo descrive e lo racconta con oggetti, disegni e soprattutto cantando le sue canzoni. Ma Herbert Pagani è stato molto, molto di più, al punto che, se mettessimo sul palmo di una mano tutte le definizioni che gli si addicono e poi volessimo richiuderla, questa esploderebbe immediatamente, tanto e tale sarebbe il materiale da catalogare, descrivere, illustrare. Infatti, dopo il titolo, il sottotitolo è HERBERT PAGANI: MUSICA, POESIA, ARTI VISIVE. Perché tanti sono stati gli scritti, i filmati, le opere che l’artista tripolino, prematuramente scomparso nel 1988, a 44 anni, ha prodotto nella sua breve vita. Cominciando dalla prima parola, la più importante: Amore (con la A maiuscola), che Pagani ha cantato per tutta la vita, abbracciando questo sentimento, invocandolo, esaltandolo per sé, per chi lo aspettava, per chi non l’aveva più o per chi non l’aveva ancora conosciuto. “E non mi venite a dire”, “Sai che basta l’amore”, “Serenata”, “Albergo a ore” sono solo alcune delle canzoni che dedicò a questo sentimento. E non dimentichiamo “Palcoscenico”, “Signor Caruso”, “Lombardia”, “Un capretto” e “Concerto per un cane”, tutti titoli con i quali Caroline, accompagnata al pianoforte da Alessandro Nidi, che ha curato gli arrangiamenti di tutti i testi, rende omaggio non solo al cantautore e conduttore radiofonico, ma a un artista infaticabile, che faceva danzare insieme prosa e poesia. Con uno sguardo sempre rivolto al sociale, in un presente spesso criticato e proiettato sempre in un futuro da costruire insieme, di speranza e di pace. Dall’amore individuale può nascere l’amore universale, un monito per le nuove generazioni, per un futuro non troppo lontano, per altri sentimenti da nutrire e da custodire, quali la fratellanza e l’amicizia. Herbert Pagani ci ha lasciato molto, e lo testimoniano la passione e la struggente malinconia con cui Caroline osserva gli oggetti di scena, reperti marini o abbozzi di sculture, o guarda l’immagine felice sullo sfondo di un mare incontaminato. Caroline Pagani canta e si muove sulla scena con naturalezza, garbo e rispetto per una figura della quale c’è molto da ricordare, ma soprattutto ancora molto da scoprire…
Elisabetta Dente