Al Piccolo Teatro va in scena LACRIMA, di Caroline Guiela Nguyen. Un cast multietnico per un progetto corale, che riguarda il dolore individuale e collettivo

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“In Cina non si disfa un abito di seta, perché quando si tesse la seta vi si racchiudono le lacrime di un’epoca”, dichiara uno dei personaggi che popolano il palcoscenico del Piccolo Teatro Strehler, dove fino a domani, sabato 30 novembre, si replica LACRIMA. E Caroline Guiela Nguyen, che del testo è autrice e regista, aggiunge: “Ho raccontato la storia di un abito e la violenza ai danni dei protagonisti di questa vicenda, artigiani dell’ombra, ma ho voluto anche catturare le lacrime di un’epoca in un progetto corale che riguarda il dolore individuale e collettivo”. In scena un cast multietnico e transgenerazionale che parla tre lingue, inglese, francese e tamil (con linguaggio dei segni e sovratitoli in italiano e in inglese), e che agisce simultaneamente grazie all’ausilio delle luci (a cura di Mathilde Chamoux e Jérémie Papin) e di uno schermo diviso in più parti (ognuna delle quali proietta immagini diverse), che ci consente di vedere cosa accade nel medesimo istante a Parigi, Alençon e Mumbai. Punto dopo punto il tempo scandisce ore minuti secondi del viaggio di un filo tra le dita di mani esperte, dita che si muovono con grazia e leggerezza tra i fili pregiati di tessuti preziosi, espressione di un’antica sapienza artigianale che si trasmette di padre in figlio, entrambi orgogliosi di svolgerlo e consci del suo valore e della sua importanza. Mani anonime che testimoniano, mute, ore e ore di lavoro – che si traducono in varie forme di violenza: famigliare, sociale, politica e geopolitica – intorno a un abito commissionato da una principessa e che vedrà il proprio compiersi in una casa d’alta moda parigina, in un laboratorio di ricamo di Mumbai e in un atelier di merletti di Alençon. Fili di lino e di cotone nelle cui fibre si celano i corpi spezzati dalla fatica di uomini e donne che hanno contribuito al risultato finale. Un manufatto di incandescente significato tessuto tra due continenti cui Caroline Guiela Nguyen, classe 1981, nata a Nancy ma di origini vietnamite, ha dato il titolo, appunto, di LACRIMA, coproduzione internazionale con la partecipazione del Piccolo Teatro di Milano. Una suggestione per la regista teatrale e cinematografica, tra i volti più interessanti del teatro francese ed europeo contemporaneo, che dal 2023 dirige il Théatre National de Strasbourg, nata dall’osservazione dell’atelier di sartoria del teatro, da dove però lo sguardo si è allargato sul macrocosmo insospettato e sconosciuto che sottende i riflettori accesi sul mondo della haute couture. Come in una favola, una immaginaria principessa d’Inghilterra ordina l’abito da sposa a una prestigiosa casa di mode situata al numero 8 di Faubourg Saint-Honoré a Parigi. Da qui inizia la creazione di un’opera d’arte in un arco temporale di otto mesi, quantificabile in 4.688 ore di lavoro, il tutto legato al vincolo del silenzio e all’obbligo della segretezza sia da parte della committenza, come richiesto dal protocollo reale, sia da parte degli ambienti di lavoro. Il tempo che porta alla nascita della creazione è qui racchiuso in 175 minuti di rappresentazione. Minuti che brulicano incessantemente di storie parallele, le vicende invisibili di chi concretamente e materialmente dà la vita a un capolavoro di umanità, con una dedizione quasi più grande e più forte dell’amore. E lentamente, mentre la trama della stoffa si colora sempre più di ricami e di significati e si adorna di velo, tulle e organza, Caroline Guiela Nguyen, artista associata del Piccolo Teatro, approfondisce l’introspezione del suo sguardo indagatore sugli aspetti meno noti di questo tipo di lavoro, momenti di violenza fisica, psicologica e di sfruttamento, complice il diktat del segreto, sottolineati dal suono ossessivo e compulsivo di Antoine Richard. In scena, accanto ad attori professionisti, ci sono autentici lavoratori del settore, attrici e attori non professionisti che interpretano più ruoli. Quanto ai luoghi, sono concentrati in un unico spazio, con parte del dietro le quinte a vista. Nel silenzio del segreto, quale spazio intercorre tra ciò che ci distrugge e ciò che ci preserva? Applauditissima tutta la compagine attoriale, con tre chiamate da parte del pubblico, mentre sorge spontanea la domanda…

Elisabetta Dente