Per celebrare il centenario della nascita di Pier Paolo Pasolini, dal 4 al 6 aprile prossimi al PACTA Salone di via Ulisse Dini al civico 7 va in scena “Razza Sacra – Pasolini e le sue donne”, uno spettacolo di Mariano Lamberti e Riccardo Pechini, prodotto da Napoli Teatro Festival, nell’ambito della rassegna milanese “DonneTeatroDiritti”.
LA TRAMA
Pasolini si risveglia in un luogo buio. Ricorda a malapena il proprio nome, nessun altro indizio sulla propria identità o sul perché sia finito in quel posto. All’interno della cella si palesa una figura femminile che lui non riconosce: Laura Betti, che lo spinge a ricordare. Il superamento dell’amnesia fa parte di un percorso che l’uomo dovrà effettuare, procedendo per gradi fino allo svelamento di uno scioccante atto catartico da lui compiuto e rimosso. In scena una grande rilevanza è data alle atmosfere, con disegni luce e proiezioni video dai colori fiamminghi, musiche elettroniche arricchite da strumenti antichi del folklore nordeuropeo e un numero di danza contemporanea, fra taranta e rito sciamanico.
Per celebrare il tormentato scrittore bolognese il progetto teatrale indaga dunque il suo rapporto con le donne. La sua vita è stata accompagnata da figure femminili di grandissimo spessore culturale (Oriana Fallaci, Elsa Morante, Giovanna Bemporad) e artistico (Silvana Mangano, Anna Magnani, Maria Callas). Donne legate a lui in maniera viscerale, travagliata, conflittuale o adorante, che Pier Paolo ripagava con un sentimento profondo, rivestendo le figure di padre, fratello maggiore e soprattutto figlio. Esiste poi un femminile ancora più profondo, verso cui Pasolini si relazionava in maniera contraddittoria. Il disgusto per il grembo, il sangue e le viscere, (che gli rinfacciò Oriana Fallaci, quando il poeta le confessò di non riuscire a leggere il suo “Lettera a un bambino mai nato”), ma allo stesso tempo anche il trasporto incondizionato verso il femminile ferito e usurpato (anche se si tratta di figure straordinarie come Maria Callas o Silvana Mangano). E poi Susanna, sua madre, la donna che ha talmente permeato la sua vita da assurgere per lui a Madonna (come nel suo “Vangelo secondo Matteo”), a un amore così assoluto da divenire prigione. “Lo spettacolo mischia elementi apparentemente inconciliabili in una veste assolutamente originale”, spiega il regista Mariano Lamberti. “Echi del processo kafkiano, suggestioni tratte dalla tradizione popolare sulla stregoneria ed episodi strettamente biografici della vita del poeta. Il tutto organicamente sviluppato in una drammaturgia che pur partendo con i classici stilemi di un mistero da risolvere approda a uno svelamento finale, in grado di abbattere i confini del reale per divenire sguardo nell’anima di Pasolini. Un finale in grado di dare una chiave di lettura inedita non solo al suo percorso umano e artistico, ma anche alla sua tragica morte”.
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