Quattro quadri proiettati in quattro movimenti: Primavera, Estate, Autunno, Inferno. Da qui ha inizio il viaggio di un’ora, scritto e interpretato da Filippo Timi, al Teatro Franco Parenti di Milano fino a domani, alla ricerca di Pier Paolo Pasolini, uno dei maggiori intellettuali del Novecento. Scrittore, regista, sceneggiatore, attore e drammaturgo, certo. Ma soprattutto “poeta, divorato dalle Amazzoni, attaccato dalle Erinni, su cui si è scagliato il fulmine di Zeus”, come lo definisce lo stesso Timi nel suo SCOPATE SENTIMENTALI. Sempre con il microfono in mano, seduto su un divano ricoperto di un drappo rosso, Timi ora sussurra, ora grida, mentre gli fanno da contraltare accanto a lui sul palco i suoni appena usciti dalla sperimentazione e dalla scena indie di Rodrigo D’Erasmo (percussioni, violino e chitarra elettrica, nonché compositore e arrangiatore) e di Mario Conte (sintetizzatori e real time electronics, musicista/sperimentatore dentro e fuori la musica elettronica). Partendo e tornando a quella spiaggia, baciata dal chiaro di luna e accarezzata dallo sciabordio delle onde (così la vediamo sullo sfondo), sulla quale giace un “cadavere lunghissimo”, il corpo senza vita di Pasolini. Timi traccia il ritratto di un uomo perfettamente a conoscenza del proprio daimon, lo spirito guida, del destino che gli era stato assegnato alla nascita al quale non è possibile sottrarsi. Un racconto multidisciplinare, insomma, sottolineato dalle luci di Andrea Gallo e dal suono di Paolo Panella. Per tornare a parlare ancora una volta e a riflettere sulla sua perfetta visione del futuro, il nostro oggi…
Elisabetta Dente
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