La mostra Bill Viola ripercorre l’intera carriera artistica del maestro della videoarte, presentando al pubblico quindici capolavori, all’interno delle sale di Palazzo Reale. Nato a New York nel 1951, da una famiglia di origini italo-americane, Viola è noto in tutto il mondo per le sue opere, appunto, di videoarte, considerate a tutti gli effetti dei capolavori dell’arte contemporanea. L’artista newyorkese si è laureato alla Syracuse University nel 1973 e ha cominciato a lavorare con la videoarte all’inizio degli anni ’70. Partendo dallo studio della musica elettronica, dalle potenzialità̀ della performance art e dai film sperimentali, da oltre quarant’anni Viola realizza lavori che attraverso un nuovo linguaggio artistico si rivolgono costantemente alla vita, alla morte e al viaggio intermedio, per poter indagare una più̀ profonda conoscenza dell’uomo e il suo rapporto con l’ambiente, le influenze della filosofia orientale e occidentale, l’importanza iconica del mondo naturale e molte altre tematiche. L’esperienza del viaggio, per Viola, è fondamentale nello sviluppo del suo lavoro. Prendendo spunto dalle realtà̀ che incontra nei suoi viaggi in giro per il mondo con la moglie Kira Perov, tra gli anni ‘70 e ‘80, delinea il suo percorso artistico e giunge alla creazione di opere che avvolgono l’osservatore con composizioni e suoni, cercando di rappresentare le infinite possibilità̀ della psiche e dell’animo umano. Viola torna a Milano, a Palazzo Reale, nella grande mostra promossa da Milano-Cultura, organizzata dallo stesso Palazzo Reale e Artemisia, in collaborazione con il Bill Viola Studio e commentata da una monografia (Skira) curata da Valentino Catricalà e Kira Perov. Nel capoluogo lombardo il maestro della videoarte aveva già incantato i visitatori con tre delle sue più celebri installazioni, esposte in una location d’eccezione: la Cripta di San Sepolcro (22 ottobre 2017-15 aprile 2018), circa un anno dopo la superba personale che si era tenuta nella suggestiva cornice di Palazzo Strozzi, a Firenze, a cui è seguita, nel 2022, un’altra grande esposizione di successo, questa volta a Roma, a Palazzo Bonaparte. Nella rassegna milanese, in programma dal 24 febbraio al prossimo 25 giugno, vanno in scena 15 opere fondamentali del suo ormai quarantennale percorso creativo nell’arte visiva stimolato, fin dal 1974, da un soggiorno di un anno e mezzo a Firenze, dove incontra per la prima volta l’arte rinascimentale, che ispirerà la sua carriera artistica. Nel 1997, durante un progetto di ricerca del Getty, ha continuato a esplorare l’iconografia cristiana antica, con particolare attenzione all’immaginario medievale, rinascimentale e manierista, in un dialogo continuo con pale d’altare, polittici e dipinti votivi di artisti antichi. È noto che l’opera dell’artista è pensata in diretta continuità con il desiderio di rinnovamento della percezione dell’immagine del Rinascimento. L’invenzione della prospettiva, infatti, è uno dei maggiori cambiamenti che stravolgono il modo di percepire e concepire la pittura di quell’epoca.
Viola propone anche una nuova composizione dell’immagine attraverso la costruzione di elaborate scene teatrali ispirate alla tradizione storico-artistica occidentale, cinematografica nel vero senso della parola, con ambientazioni, attori, scenografie, disegno luci, fotografia e anche un regista. Fuoco e acqua, elementi simbolici per il passaggio dalla vita alla morte, così come da questa vita all’altra; il mondo digitale; un mondo visivo immateriale; un’esistenza dipendente da impulsi di elettricità̀: tutto richiama alla mente la fragilità̀ e la fugacità̀ della natura umana. La mostra milanese offre ai visitatori un percorso in cui ritrovarsi a contemplare, immersi nell’oscurità, le profonde questioni che Viola esplora con immagini al rallentatore (veri e propri video in slow motion), in cui luce, colore e suono possono creare momenti di profonda introspezione. Emozioni, meditazioni e passioni possono emergere dai suoi video, accompagnando lo spettatore in un viaggio interiore. Questa dimensione emerge, per esempio, nella serie dei suoi video “Passions” (opere di chiaro richiamo al Rinascimento italiano), che al rallentatore catturano ed estendono dettagli di emozioni umane impossibili da vedere in tempo reale, o in “Ocean Without a Shore” (2007), opera nata a Venezia nella chiesetta sconsacrata di San Gallo, che descrive una soglia metaforica del momento di transizione in cui la vita diventa morte. Insieme a questi, anche l’incontro virtuale tra uomo e donna in “The Veiling” (1995); il diluvio improvviso e terrificante al centro di “The Raft” (maggio 2004), installazione che ricorda l’importanza della collaborazione umana per poter sopravvivere a catastrofi naturali o crisi inaspettate; la serie “Martyrs” (2014), la coraggiosa lotta di quattro protagonisti nella morsa dei quattro elementi naturali, man mano che riescono ad accettare il loro inevitabile destino; “Emergence” (2002), che si ispira a un affresco di Masolino da Panicale intitolato “Pièta” (1424), originariamente realizzato per la chiesa di San Giovanni Battista a Empoli, raffigurante il Cristo che risorge dal sepolcro, assistito dalla Madonna e da San Giovanni. Similmente, in “Emergence” un giovane si erge da una cisterna traboccante d’acqua, che qui rappresenta sia la vita che la morte, un annegamento e al contempo una nascita. E ancora il video-dittico di proiezioni su lastre di granito nero “Man Searching for Immortality/Woman Searching for Eternity” (2013) e opere, parte della serie “Tristan” (2005), che raffigurano l’intensità̀ visiva e uditiva della trasfigurazione del fuoco e dell’acqua accanto a opere raramente esposte in territorio italiano, come “The Quintet of the Silent” (2000), permettendo così al grande pubblico di godere di vari contenuti esclusivi. La mostra (che vede come media partner Urban Vision e come mobility partner Frecciarossa Treno Ufficiale) è parte di Milano Art Week (11-16 aprile 2023), la manifestazione diffusa e coordinata dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Milano, in collaborazione con MIART, che mette in rete le principali istituzioni pubbliche e le fondazioni private della città impegnate nella promozione dell’arte moderna e contemporanea, con una programmazione dedicata di mostre e attività̀ artistiche.
Stefania Chines
Immagine di copertina: The Raft, maggio 2004 – video/audio installazione
Immagine nel testo: Emergence, 2002 – video installazione