Uno ha 54 anni ed è di Poggiomarino, nel Napoletano. L’altro di anni ne ha 56 ed è un milanese doc, nato alla Macedonio Melloni. Le origini li dividono, ma la passione per la musica li unisce. E la loro amicizia è nata sulle pagine di Facebook, alla faccia di chi parla male dei Social Network, a dimostrazione che riguardo all’uso dei mezzi di comunicazione la differenza, nel bene e nel male, la facciamo noi. Sal Di Martino e Tiziano Jannacci sono la strana (e bella) coppia della musica milanese. Un sodalizio che finora ha prodotto collaborazioni interessanti e che è destinato a proporre nuove iniziative, sempre più intriganti e ricche di novità. “Sono l’ultimo di sette figli e sono cresciuto a pane e musica”, racconta Di Martino. “Ho iniziato a suonare la chitarra a 15 anni, mescolando l’ascolto di grandi artisti e diversi generi musicali alla voglia di produrre la mia musica. Mi dicono in tanti che una voce roca e nera e ho finito per crederci”, scherza. A Milano si forma definitivamente, dagli anni ’90, suonando principalmente blues e partecipando a diverse Jam Session, collezionando concerti e collaborazioni celebri (una per tutte quella con Tullio De Piscopo), per poi formare gruppi musicali dapprima afro-reggae (Marrabenta) e poi trasversali (Manicomio Trio).
“Quest’ultima band prende il nome dal manicomio di Limbiate, il paese dell’hinterland milanese in cui abito”, rivela il cantautore campano. “Andavamo lì ogni anno a suonare e cantare, per portare un po’ di allegria ai pazienti”. Il suo artista di riferimento, neanche a dirlo, è Pino Daniele. “Un grandissimo cantautore e un uomo straordinario”, si emoziona e si commuove Di Martino. “Un pezzo di storia della musica napoletana, italiana e internazionale alla quale molti giovani artisti si sono ispirati. Quando ripropongo le sue canzoni mi sento particolarmente orgoglioso”. Per certi versi, anche Tiziano Jannacci, con il cognome e la parentela che si ritrova (il grande Enzo era suo cugino), è cresciuto come il suo amico Sal a pane e musica. Nel senso che alla passione per le sette note abbina quella per la cucina. “In realtà, è nata prima quella per i fornelli, visto che la mia famiglia ha sempre operato nello specifico settore merceologico”, precisa Jannacci. “La mia infanzia è stata dura, in quel di via Subiaco, nel quartiere della Bovisa. Mio padre e mia madre lavoravano sodo, con grande fatica. Io li aiutavo e volevo crescere in fretta; ho frequentato la scuola alberghiera in Valtellina e poi a Milano quella di gastronomia e pasticceria. E siccome amavo anche la musica ho imparato a suonare la batteria alla scuola del Capolinea, il tempio del jazz milanese. Quando mio cugino Enzo, che per me era già un mito, veniva a casa mia a prendersi le camicie che mia madre gli stirava prima di andare a cantare e suonare nei locali, il “ritornello”, diciamo così, che risuonava era sempre lo stesso: perché non ti fai aiutare da lui? E anche gli amici erano dello stesso avviso. Io invece, che di Enzo avevo un rispetto sacrale, rispondevo: no, farò la mia strada da solo, senza rompere le scatole a nessuno, men che meno che a mio cugino. Se un giorno ci incontreremo su un palcoscenico, ne sarò lieto e allora forse, chissà, faremo qualcosa insieme”. “Capisco Tiziano e tutti i sacrifici che ha fatto per coronare i suoi sogni”, aggiunge Sal Di Martino. “Io sono l’ultimo di sette fratelli; mio padre faceva l’operaio e mia madre era casalinga, quindi di soldi ne giravano pochissimi. A scuola non andavo bene e appena presa la licenza media mi sono messo a lavorare per aiutare la mia famiglia e poter continuare a studiare la chitarra. Non so se sono queste le ragioni della nostra immediata e profonda amicizia; fatto sta che con lui c’è un’intesa personale e professionale unica”. “Ma non è solo questo, anche se sarebbe già abbastanza”, replica Jannacci. “Quando ho sentito i brani che mi aveva inviato, quando siamo entrati in contatto su Facebook, ho capito subito che “il pedalone”, come lo chiamo io, era davvero un talento”. Abbiamo realizzato insieme due video a mio parere molto belli, “Sole” e “La Notte”. E di quest’ultimo le immagini sono di mio figlio Simone”.
“E poi abbiamo anche un’altra passione in comune, quella per la radiofonia”, dice Di Martino. “Lui ha un programma tutto suo davvero divertente su Jannacci Radio Web che s’intitola “La voce del gatto” (tutti i martedì alle 21.30), mentre io una striscia su Ballando Station One che si chiama “Musica senza tempo”, dove si parla di libri e si ascolta musica, appunto. E tu lo sai bene perché sei spesso mio graditissimo ospite”. “E’ vero, nella mia trasmissione gli ospiti si divertono molto, anche perché prima di andare in onda si mangia e si beve in allegria”, afferma Jannacci. “In questo modo riesco a fondere le mie due passioni, la musica e il cibo. Che se non sbaglio, caro Ermanno, sono anche le tue, insieme alla scrittura e al giornalismo”. Insomma, l’intervista con questi due “meravigliosi” artisti (realizzata in una trattoria milanese. E dove, se no?), complice la buona tavola e l’ottimo vino, potrebbe andare avanti all’infinito, ma dobbiamo comunque mettere la parola “fine” all’articolo. E per farlo, spendiamo due parole sulla Milano di oggi. “Guarda, la Milano di ieri, per me, è stata un palcoscenico di vita molto difficile, come ti ho detto poco sopra”, chiosa Tiziano. “Oggi, invece, è tutto molto più facile, sembra di vivere in un’altra epoca, nonostante i molti problemi quotidiani”. “Confermo”, conclude Sal. “Anche se devo dire che forse questo benessere, oggi, non sta producendo più niente di buono, almeno dal punto di vista musicale e artistico”…
Ermanno Accardi (giornalista e scrittore)
Sole – Sal di Martino ft. Tiziano Jannacci
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La notte – Sal Di Martino ft. Tiziano Jannacci (immagini di Simone Jannacci)
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