“Quadri dipinti senza vedere i colori, ma solo ricordandone la forza e l’intensità”. Con queste parole, il pittore milanese Giancarlo Cerri, da oltre dieci anni ipovedente, presenta dal 19 marzo al 6 aprile 2019 al Centro Culturale di Milano, in Largo Corsia dei Servi 4, la sua nuova mostra dal titolo più che mai evocativo: “I quadri dell’orbo”. Curata da Stefano de Angelis, l’esposizione è stata realizzata in collaborazione con CBM Italia Onlus, l’Organizzazione umanitaria internazionale impegnata nella cura e nella prevenzione della cecità evitabile nei Paesi del Sud del mondo. Le 21 opere esposte (delle stesse dimensioni, 100X80) saranno messe in vendita tutte allo stesso prezzo di mille euro e il ricavato andrà a sostegno del programma di cura e prevenzione della retinopatia del prematuro in America Latina, dove CBM è presente in diversi Paesi, formando personale medico locale e fornendo strumenti per l’identificazione precoce e il trattamento della malattia. La cura della retinopatia è infatti una lotta contro il tempo: è necessario trattare tempestivamente con laserterapia i neonati malati per evitare che diventino ciechi per sempre.
Giancarlo Cerri, 81 anni, è tornato a dipingere nonostante la grave maculopatia che lo affligge dal 2004 e che poco alla volta ha spento i suoi occhi, rendendolo quasi completamente cieco. Una malattia tremenda, vero e proprio calvario per chiunque, ancor più per un pittore che da sempre si affida allo sguardo e ai colori per interpretare e raccontare la vita. Dodici anni fa, infatti, Giancarlo Cerri aveva dovuto smettere di dipingere, non riuscendo più a distinguere i colori. Oggi, invece, si è rimesso davanti a una tela per dipingere nuovamente, escogitando una modalità che ha trasformato radicalmente la sua pittura, a cominciare dal passaggio dai colori ad olio agli acrilici, di più rapida essiccazione e maggiormente malleabili. È stato un cambiamento imposto dalla vita e fortemente voluto dall’artista: “La verità è che non mi sono mai arreso alla malattia, trovando alla fine una mia particolare tecnica che mi consente di tornare a dipingere, sia pure saltuariamente e limitatamente”, rivela Cerri. “Uso gli unici colori che in qualche modo ancora distinguo e che ricordo maggiormente, come il rosso, il giallo e il nero, oltre al bianco della tela”.
I nuovi lavori del pittore milanese, realizzati per lo più d’estate quando la luce del giorno è molto forte e lo aiuta a vedere meglio le tonalità, sono stati realizzati utilizzando una tecnica molto particolare: con l’aiuto di alcune carte di varie misure, posizionate sulle tele, si creano degli spazi geometrici, all’interno dei quali Cerri dipinge. Si tratta dunque di opere che prima vengono dipinte per immaginazione compositiva, attraverso una vera e propria architettura del quadro stesso, con colori acrilici usati in maniera cromaticamente timbrica, così come era solito fare quando lavorava unicamente con i colori a olio. Il risultato sono dipinti astratti di grandissimo impatto visivo, ma che mantengono intatte le peculiarità della pittura di Cerri, da lui stesso definita “astrattismo concreto”: sottrazioni alla ricerca dell’essenziale, contrasti di forze contrapposte che reclamano il proprio spazio…