NOTE…DISARTICOLATE!
• Paroll, domà paroll, pubblicato da Milano Meravigliosa, contiene venticinque poesie in dialetto milanese; dieci sono poesie d’amore e le prime cinque fanno storia a sé perché prevedono un unico soggetto: mia moglie Cate. Le altre cinque hanno sempre per soggetto l’amore, visto però in maniera più leggera, scherzosa, quasi surreale.
• Le rimanenti quindici poesie, raccolte nel gruppo intitolato Milanon, Milanasc, sono poesie dedicate a Milano, la mia città. Parlano di gioventù e di ricordi rivisitati; parlano di tram e di chi ci viaggia dentro, dei periodi in cui si affrontavano disagi e paure, si contestava e si moriva, anche. Ma la città viene anche vista in maniera – diciamo così – poetica e affettuosa, pur con i suoi difetti e lacune, perché parliamo di una grande città in continuo mutamento, sia sotto il profilo urbanistico che sociale.
• Quelle di Paroll, domà paroll, sono poesie “antiche”! Sono state pensate e scritte nei turbolenti anni Settanta del secolo scorso (fa un po’ impressione, detto così!) quando mi occupavo molto di dialetti attraverso giornali, radio e tivù della Svizzera italiana. Scritte e infilate in un cassetto perché allora avevo molte cose da seguire, per il lavoro di tutti i giorni. Nel 2024, quasi cinquant’anni dopo, sono state spolverate, rilette, selezionate (quelle del libro) e il resto distrutto, buttato.
• Poesie che hanno fissato sulla carta le emozioni provate in quegli anni difficili e che oggi, stampate, vengono rivissute di nuovo.
• Mi chiedono spesso in quale misura sia “vitale” oggi, il dialetto. Risposta sintetica: Milano presenta tutti i sintomi di un declino oramai irreversibile: viene parlato solo da qualche anziano o da chi aveva genitori che lo parlavano in casa (e non sempre) con i figli. I nuovi venuti da altre regioni italiane hanno contribuito a tale declino, anche se in ultima analisi sono proprio gli immigrati ad apprezzare la parlata milanese perché la considerano parte integrante della loro nuova città che hanno scelto per viverci. Nel resto della regione, i dialetti godono di migliore salute: zone del bergamasco e del bresciano più di altre.
• Leggere il dialetto è più difficile che parlarlo, dice la gente. Vero; come ogni lingua, va “studiato” e occorre conoscerne le regole, per assimilarlo al meglio; in quanto a parlarlo, questo il consiglio che mi sento di dare, sarebbe bene farlo dopo un certo periodo di rodaggio, avendo accanto persone che lo usano con una certa disinvoltura e continuità. Parlarlo male o, peggio, renderlo un esercizio macchiettistico, non è il caso. In fondo, meglio parlare l’italiano e cercare, un po’ alla volta, di capire bene il dialetto usato da chi lo conosce e pratica, anche se saltuariamente.
SINOSSI
Se è vero quello che pensano e dicono molte persone (scrivere non è lavorare), cado nello sconforto più nero all’idea che scrivere poesie sia ancora peggio, perché è un lavoro due volte inutile anche per la conseguente perdita di tempo impiegata nel pensarle! Ma così è stato e non ci posso fare nulla.
Dopo una vita spesa a leggere milioni di parole scritte da altri ed avere a mia volta contribuito con tenacia ad aumentarne il volume complessivo, sono approdato alla decisione di ficcare il naso tra le vecchie carte che quasi tutti conservano e ho ridato vita a parole antiche e per lunghi anni dimenticate. Molte sono parole egoiste, perché dedicate a un’unica (in tutti i sensi) persona a me cara. Ma sono anche parole universali, in quanto è la città, con i suoi lati belli e meno belli ad essere protagonista. Diciamo che, alla fine, il non-lavoro dello scrivere è una malattia con la quale convivo serenamente.
FEDERICO FORMIGNANI
L’attività giornalistica ed editoriale ha attraversato due fasi ben distinte. La prima, diretta conseguenza degli studi classici compiuti, con una serie di collaborazioni con quotidiani, periodici e riviste specializzate, mediante rubriche, articoli e saggi riguardanti le influenze e i mutamenti della lingua italiana (italiano regionale) in diretto rapporto con i dialetti, specie quelli dell’area gallo-italica. Nel corso di una permanenza di tre anni in Inghilterra (fine anni Sessanta) ho collaborato con un quotidiano di Londra (temi e luoghi d’Italia). È seguita la lunga parentesi (ventun anni) di lavoro per la Radio della Svizzera di lingua italiana di Lugano, all’interno della quale figurano anche i dieci anni di lavoro con la Rai di Milano. Esaurita questa fase, è subentrata l’attività giornalistica come freelance. Oltre cento i paesi visitati e numerosi i reportage pubblicati sulle più importanti riviste di viaggi e turismo, alla ricerca degli aspetti sociali e culturali, non disgiunti da quelli ambientali, etnici e religiosi, dei luoghi visitati; esperienze queste riassunte nell’ultimo libro pubblicato (Aver Molto Viaggiato). Oggi continuo a scrivere e “parlare” su portali di amici: Latitudes, viaggi e personaggi; Alta-Fedeltà, con la rubrica Dialingue; FizzShow e radio collegate: curiosità storiche di città e paesi italiani; Milano Meravigliosa, con argomenti lombardi.
L’autore
In libreria e on line, distribuito e promosso da Distribook