Al Teatro Oscar LA LOCANDIERA – A LONG PLAY. Una rivisitazione in forma musicale del capolavoro di Carlo Goldoni da parte del duo La Scapigliatura e di Elisa Pucci

Milano Arte, Cultura e SpettacoloNews

Written by:

Una Locandiera musicale – e non a caso la definizione A long play ne completa il titolo – è quella prodotta dal Centro Teatrale Bresciano in scena al Teatro Oscar da ieri sera e fino a domenica prossima, 12 gennaio. Rivisitazione del capolavoro di Carlo Goldoni del – fra gli ultimi allestimenti ricordiamo la messinscena di Antonio Latella – ma in forma di concerto teatrale ideato e diretto da Paolo Bignamini e con la drammaturgia di Giulia Asselta, vincitrice nel 2023 del Premio Giovanni Testori. “La locandiera è un classico che parla anche al presente – sottolinea il regista – e dunque con i nostri codici di riferimento, ovvero le canzoni dei nostri anni. Goldoni faceva un teatro della realtà, che parlava di tutto ciò che era popolare all’epoca, quindi la nostra ci è sembrata un’operazione legittima”. E’ un’insolita Mirandolina, dunque, quella interpretata da Mille, nome d’arte della istrionica cantante e attrice Elisa Pucci, che qua e là infiora volutamente la recitazione della sua cadenza romana e che, accompagnata dalle voci del duo La Scapigliatura, canta le vicende della vita del suo personaggio con le parole della contemporaneità, parole d’amore tratte dalle canzoni del miglior cantautorato italiano, in una carrellata che va da Senza un perché di Nada a Te lo faccio vedere io chi sono di Piero Ciampi, da Teorema di Marco Ferradini a due canzoni di Ivano Fossati, Non sono una signora e Pensiero stupendo, da Mi sono innamorato di te e Ho capito che ti amo di Luigi Tenco, a Stupido Hotel di Vasco Rossi, che si conclude con Amarsi un po’ di Lucio Battisti e che i fratelli Jacopo e Niccolò Bodini incendiano di sonorità elettroniche. La partitura goldoniana da letteraria diventa dunque anche musicale, la commedia del 1752 si veste di nuove atmosfere, di nuove sfumature, di una nuova tensione, in un corpo femminile arricchito di una moderna intelligenza, verso il nuovo mercato del lavoro dal quale fa capolino una professionalità, una capacità di know-how, un’espressività che sta dimostrando a poco a poco come l’impegno e l’investimento lavorativo possano coniugarsi e fondersi con la passione e la tenerezza, prerogative femminili, strizzando l’occhio al cosiddetto sesso forte, qui rappresentato dal Conte di Albafiorita o dal Marchese di Forlimpopoli ma soprattutto dal Cavaliere di Ripafratta, tutti pretendenti che da Mirandolina hanno molto da imparare. Mirandolina conosce l’Amore, sa destreggiarsi tra le schermaglie amorose, individua e coglie il confine sottile fra una corte voluttuosa e un’attenzione sincera. La locandiera, una delle commedie più fortunate nella storia del teatro, è un intenso gioco di seduzione ma solo all’apparenza. in sottofondo il rinnovamento pretende con urgenza un cambio di passo nel modo di considerare i valori, nei rapporti interpersonali, nella configurazione dei comportamenti individuali. La locandiera, vigile e pronta, si domanda: come chiamare d’ora in poi l’Amore? Mirandolina ha già nelle sue corde l’humus del tessuto goldoniano, capace di intessere di ironia temi fondamentali quali i sentimenti, la libertà, l’universo femminile. Come all’inizio, quando Mirandolina vestita in abito da sposa, si avvicina al proscenio facendo capolino da un gigantesco specchio rotto (metafora del nuovo che avanza?) dalla cornice sghemba alzando il calice in un brindisi/filastrocca che le aveva insegnato il nonno, così alla fine farà di nuovo suo quel brindisi beneaugurante e quel velo bianco. In un trionfo di fumi ora bianchi, ora blu, ora verdi in perfetta sintonia con la scenografia minimalista ma efficace di Anusc Castiglioni. È una donna forte, indipendente, sicura di sé come ha dato prova di essere nel confronto con il Cavaliere e capace di suscitare amore nel più misogino degli uomini ma la sua scelta, come da desiderio del padre, cadrà sul cameriere Fabrizio. Una rivoluzionaria ante litteram, dunque, ma il cui cuore chiede Amore…

Elisabetta Dente