“Gesù, perché sei così triste?” Se io fossi Marcellino pane e vino avresti staccato un braccio dalla croce e avresti allungato la mano per prendere il pane che avevo portato per te. No, non sono il protagonista dell’omonimo film del 1955 diretto da Ladislao Vajda, ma il tuo volto dolcissimo reclinato sulla spalla destra mi ha colpito subito non appena sono entrata nella navata laterale sinistra della Chiesa di S. Maria Assunta a Garda. Illuminato da un raggio di sole che filtrava dall’alta finestra sembravi attendere l’accensione della mia candelina nell’ombra. Un corpo ligneo stupendo, opera di un anonimo intagliatore veronese databile tra la fine del XIV e l’inizio del XV secolo. Un vero e proprio artista a tutti gli effetti, aggiungerei, uno scultore che con grazia e maestria ha saputo imprimere negli occhi e nella bocca socchiusi in un ultimo spasmo di dolore, ma anche nell’aureola che ti cinge il capo al posto della corona di spine e nel drappo dalle tinte tenui che con eleganza ti ricopre l’inguine, e nei cernecchi morbidamente adagiati sulla tua spalla destra, tutta la fatica, il dolore, la sofferenza ma anche la gioia e la consapevolezza di sapere che ogni tuo gesto e ogni tua parola si sarebbero sciolti nella salvezza dell’umanità intera, nell’amore (il tuo) unico e immenso che avrebbe pervaso di speranza e di pace ogni essere umano.
Nella celebrazione dell’Adorazione Eucaristica presso la Chiesa di Santa Rita da Cascia, di cui è Priore e Rettore, Padre Massimo Giustozzo tende spesso le mani verso di te, Gesù, che sei presente nelle parole della preghiera e del canto proiettate sullo schermo nell’omonimo Santuario, una chiesa gremita di fedeli che pregano insieme in un’unica voce dalle 19.30 alle 21.30, ogni giovedì sera, in una delle chiese più grandi d’Europa.
Grazie perché l’armonia esalta le imperfezioni
Grazie perché unisci i cuori
Grazie per questo tempo
Grazie per lo Spirito Santo
Grazie perché sei qui in mezzo a noi
Grazie perché hai vinto il male radicale con l’amore
Grazie perché mi hai insegnato l’amore più grande Gesù
Nessuno mi separerà dall’amore di Cristo
Grazie perché sei il Dio vivente
Grazie perché mi esorti a cambiare vita
Grazie perché mi fai desiderare la pace
Grazie per questo amore grande
La preghiera si eleva in un canto che ha l’armonia e la compiutezza di una canzone d’amore perché questa è la parola che viene pronunciata con cadenza ritmata da Padre Massimo accompagnato dai presenti, persone di ogni età. Quando viene raggiunto il momento più alto, tacciono le voci e gli strumenti musicali (quattro chitarre, 2 embé, pianola, flauto e tamburello) e Padre Massimo abbassa le luci, solleva l’Ostensorio illuminato e rivolge invocazioni d’amore a Gesù. Poi, dopo aver disceso i gradini che separano l’altare dai fedeli, gradini ornati con un delicato addobbo floreale, fiorellini che richiamano i versi del Giardino di Gesù di Suor Teresina (ogni fiorellino è un ringraziamento per gli otto anni di permanenza nella nostra città) nella celebrazione di ieri Padre Massimo ha percorso l’intera chiesa sollevando l’Ostensorio e benedicendo i presenti affinché tutti, ma proprio tutti (nessuno escluso) si sentissero avvicinati da Gesù. La preghiera raggiunge il culmine di partecipazione emotiva, di misticismo e di fede. Se in quel momento, Gesù, allungassi la tua mano dalla croce per sfiorare quella di Padre Massimo e le vostre dita si congiungessero in una comune profusione d’amore su tutti noi, potremmo dire che Padre Massimo ha avuto il suo destino nel suo nome (in nomen omen) perché il suo carisma, i suoi occhi azzurri dallo sguardo mite, ma allo stesso tempo la fermezza e la determinazione della sua voce e dei suoi gesti si rispecchiano perfettamente nel suo cognome, Giustozzo. Mentre dalle porte aperte della Chiesa canti e preghiere si diffondevano nella piazza antistante il Santuario, Padre Massimo ci ha accompagnato nelle sue due ultime Adorazioni Eucaristiche di giovedì 5 e giovedì 12 settembre, come pure quelle delle 11.30 e delle 18.30 di domenica prossima, 15 settembre, saranno le ultime due Messe che celebrerà nella Comunità Agostiniana milanese perché fra pochi giorni avverrà il suo trasferimento nella Comunità Agostiniana di Tolentino. Caro Padre Massimo, da chi come me ha avuto il dono di poterti avvicinare proprio di recente e da chi invece ti ha conosciuto fin dall’inizio degli otto anni che hai trascorso qui con noi un grande grazie e un augurio di cuore per la tua nuova vita…
Elisabetta Dente
(Immagine di copertina tratta dal web)