La scena è pronta, ogni dettaglio curato a puntino. Manca solo il “Ciak, si gira”. Del resto, se questo fosse il set di un film non mancherebbe proprio nulla ai numeri di un kolossal: oltre 100 teste di legno, una schiera di spiriti, folletti, farfarielli, animali e 50 metri di scene rotanti dipinte a mano. Maestro, dunque, a Lei. E la parola “Azione” arriverebbe puntuale dalla voce stentorea di Eduardo De Filippo, che all’inizio degli anni ‘80 tradusse in una poetica lingua napoletana seicentesca LA TEMPESTA di William Shakespeare. Da qui all’invito di Franco Quadri, direttore della Sezione Teatro della Biennale di Venezia del 1985, alla Compagnia Marionettistica Carlo Colla & Figli di curarne la messinscena, il passo fu breve. Un allestimento che si rivelò uno dei più interessanti realizzati nell’ambito della collaborazione con il Centro di Ricerca per il Teatro allora diretto, fra gli altri, da Franco Laera, che produsse la prima edizione dello spettacolo del 1985 e che lo stesso Eduardo aveva immaginato proprio con le marionette. E così, caro Eduardo, dopo l’ultima rappresentazione avvenuta nel 2013, la tua TEMPESTA, il tuo Prospero, che nelle sembianze del volto ricalca proprio il tuo viso, ora sono qui, al Piccolo Teatro Grassi, da ieri sera e fino al prossimo 30 giugno, con la tua voce, i tuoi toni alti e i tuoi toni bassi, le tue pause, i tuoi sospiri. La voce di Eduardo risuona proprio in tutti i personaggi maschili e inizialmente anche nella figura di Miranda, che successivamente è stata interpretata da Imma Piro. Così come Eduardo ha dato la propria voce a Prospero, Duca spodestato di Milano ed esiliato con la figlia Miranda su un’isola incantata del Mediterraneo, da mago si vendica facendo naufragare sulla stessa isola il fratello usurpatore Antonio e la sua Corte. La napoletanità traspare oltre che da ogni quadro dallo scugnizzo Ariel; Calibano, figlio della strega Sicorace, è un gigantesco mostro deforme. A una prima parte drammatica fa seguito, in questa che è considerata l’ultima grande opera teatrale di Shakespeare, una seconda, comica. Prospero attua le sue molte magie nelle macchinerie barocche quali la folgore, la pioggia, la nave inghiottita dai flutti, lo scorrere di ruscelli e cascate, tipiche delle scenografie dei Colla, firmate da Maurizio Dotti e Franco Citterio. Molto articolata e davvero spettacolare la trama, arricchita dai costumi sontuosi di Eugenio Monti Colla, dalle musiche di Antonio Sinagra e dalle canzoni interpretate da Antonio Murro. Dopo molte e altalenanti vicende si arriverà al lieto fine come metafora della vita e come in tutte le romances, opere nelle quali si fondano una maggiore introspezione psicologica e conflitti interiori, senza dimenticare il verso iconico: “Siamo fatti della stessa sostanza di cui sono fatti i sogni”, quando tutte le questioni si ricompongono e un’aura di perdono e di pace avvolgerà ogni personaggio. E, novità di questa edizione, alla fine la prima ad affacciarsi sul proscenio per raccogliere gli applausi è proprio la marionetta che raffigura il traduttore e poeta, Eduardo De Filippo.
Elisabetta Dente