Compagno di naja e (di quando in quando) di scorribande musicali, come quella di ieri sera (DUO DI TUTTO, al Teatro Oscar fino a domani, domenica 26 maggio) o di esilaranti gag come quella sui rispettivi cognomi, che si prestano a svariate scomposizioni e ricomposizioni. L’inseparabile amico di lunga data, nonché valente polistrumentista, è Domenico Mariorenzi, che essendo padrone di tecnica e stile passa dalla chitarra acustica al bouzouki, dall’armonica a bocca alle tastiere. Neri Marcorè, in musica e canto, alla chitarra o con il tamburello, mentre snocciola ricordi su ricordi di quando cominciò a cantare a due anni, o di quando, al compimento dei quattordici, ricevette in regalo dai genitori la sua prima chitarra. CANZONI BELLE E BUONE, recita il sottotitolo del concerto-spettacolo, alcune note, altre meno, ma tutte eseguite con gran classe, rispetto per l’autore e per il pubblico, e poi grande partecipazione emotiva. Non è la prima serata, questa, di un Neri Marcorè cantante e musicista, ma un incontro che si ripete e si rinnova ogni volta da quella prima esibizione, nel 2011, in un duo, come ieri sera, o in una formazione a tre o a quattro elementi. E il pubblico risponde, accompagnando le parole delle arie più note, da Simon & Garfunkel a Ivan Graziani, da Edoardo Bennato a Fabrizio De André. Così come fa, tentando maldestramente di dare soluzione a indovinelli di argomento musicale. Già, perché la musica occupa così tanta parte del pensiero di Neri Marcorè? La risposta viene da lontano, dall’infanzia, innervandosi e permeando un tessuto già così ricco e poliedrico, come dimostrano le performance di Marcorè attore, doppiatore, imitatore, presentatore e conduttore, senza dimenticare la sua recentissima esperienza da regista di “Zamora”. La pace e non la guerra, l’amore e non l’odio. Possono apparire slogan di altri decenni, in realtà sono espressioni che appartengono a tutti i cantautori, da Mario Venuti a Giorgio Gaber, nelle sue “L’Illogica allegria” o “Le elezioni”, da “Tous les visages de l’amour” di Charles Aznavour, che Marcorè canta nella versione inglese di Elvis Costello, a “Soldi” di Mahmood, florilegio di arte imitativa, che intinge il pennello nelle cadenze di Angelo Branduardi o di Fabio Concato, per concludere alla Pink Floyd. Una carezza aleggia nell’atmosfera delle luci soffuse di questi 120 minuti. “C’è tempo” di Ivano Fossati ci regala Neri Marcorè come ultima canzone dei suoi numerosi bis. L’amore verrà e vogliamo credergli, ne abbiamo veramente bisogno…
Elisabetta Dente
(Immagine di copertina: Maurizio Tagliatesta)