Metti una sera in un Teatro Lirico Giorgio Gaber stracolmo di entusiasmo, seduta tra Filippo, 25 anni, già navigato chitarra basso, con il volto e i riccioli alla Nowhere Boy di Aaron Taylor-Johnson, e Andrea, 17 anni, chitarra ritmica, con la grazia malinconica di un giovane George Harrison. E tutt’intorno, in platea e nelle balconate, i rappresentanti del pubblico più trasversale, dai bambini di otto anni, accompagnati dai genitori e i nonni, ai boomer e alla Generazione Zeta. Rigorosamente tutto in inglese, a partire dalle tavole proiettate sullo schermo a mo’ di introduzione, con vari indovinelli sulla vita e sull’attività artistica dei Fab Four di Liverpool: pochi minuti, giusto il tempo di pescare tra i ricordi, e la risposta arriva puntuale sulle tavole successive. Ma il gioco dura poco perché, come si abbassano le luci, entrano loro, i BeatleStory, che in questa tappa milanese del loro tour continuano la celebrazione del 60° anniversario della pubblicazione dell’iconico album “A Hard Day’s Night”, per proseguire il 6 aprile al Teatro Olimpico di Roma e il 30 aprile al Teatro Metropolitan di Catania. Dall’album all’omonimo film il passo è breve. Il nome della band in scena contiene già la cifra stilistica dello show, il ritratto di un fenomeno musicale e sociale senza precedenti e la storia degli anni Sessanta tra bagliori e ombre, eccessi e passioni attraverso rimandi, salti temporali, anticipazioni e trascorsi che solo la magia della musica sa ricreare. La nascita del famoso caschetto alla Beatles, l’evoluzione degli abiti creati dal sarto Tommy Nutter, il cambio delle chitarre, tutto è illustrato dalle immagini sullo sfondo: la Beatlemania e la storia, i primi cortei studenteschi, la contestazione, gli slogan contro la guerra. Puntuali nascono nuovi ritmi, nuovi accordi, nuoci arpeggi, nuove melodie, qui sottolineati con 16 canzoni nel primo tempo e 22 nel secondo, che Patrizio Angeletti-John, Riccardo Bagnoli-Paul, Roberto Angelelli-George e Armando Croce-Ringo invitano calorosamente a cantare e a ballare. L’originale taglio dei capelli, i movimenti pacifisti, John che scandisce “Power to the people” con il megafono in cima a un corteo. Il pensiero corre a Vincenzo Mollica e ad Ernesto Assante. Come avrebbero commentato questo concerto tributo e l’esecuzione corale accompagnata da tutto il pubblico in piedi di “Let it be” ed “Hey Jude”? Non lontano da qui, al numero 72 di Via Canonica, John, Paul, George e Ringo ci sorridono in Red and Blue dal murale che è stato loro dedicato, mentre Sir Paul si appresta a dirigere la sua nuova composizione “Ecce cor meum” il 24 aprile al Teatro Comunale di Ferrara. Un signore con una gamba ingessata si avvia lentamente a lasciare il teatro. “Per i Beatles si fa anche questo”, gli sussurro sorridendo “Questo e altro”, conclude convinto…
Elisabetta Dente