Nella biografia che accompagna l’uscita del suo libro d’esordio, LE METRO INVISIBILI (Edizioni Underground?, novembre 2023), si definisce “un essere umano”. E può sembrare strano, ma l’uscita non è così scontata, nel contesto metropolitano in cui viviamo. Mico Argirò è un bravissimo cantautore e compositore di musiche per il teatro. Il suo percorso artistico è in Rete, quindi lo saltiamo a piè pari. L’unica chicca che vi segnaliamo, in quanto figli del boom economico degli anni ’60, è l’uscita, tre anni fa, di ARTIST FIRST HIJAB, con la partecipazione di Pietra Montecorvino, registrata da Eugenio Bennato e seguita da un videoclip su VEVO, con la partecipazione di Alvaro Vitali. Detto questo, dalla redazione passiamo la tastiera a Lorenzo Zucchi, che boomer non è e che ha intervistato per noi l’autore…
Come mai, da cantautore e compositore affermato, hai sentito la necessità di scrivere un libro?
“Ci sono storie che vogliono essere raccontate sotto forma di canzoni ed altre che vogliono altro. Col mio arrivo a Milano la storia che volevo raccontare non poteva sintetizzarsi in una canzone, né estendersi in un romanzo o in un album, doveva essere un libro come LE METRO INVISIBILI, un prosimetro in scrittura stereo. Era l’unico modo per raccontarla”.
Per quale motivo hai scelto proprio Edizioni Underground? per la pubblicazione?
“Ci siamo scelti e sono molto convinto della scelta. Trovare oggi editori così è davvero difficile, sono perle rare. Persone che credono nel progetto, che lo fanno crescere, lo seguono e gli danno spinta, il tutto divertendoci, facendo belle conoscenze. Non è soltanto vicinanza col nome, ma è una vicinanza umana, la nostra”.
Parlaci della tua invenzione: la scrittura stereo…
“È un esperimento che viene dalla musica. Il foglio è diviso in tre parti, come le sensazioni uditive: a destra, al centro o a sinistra, come le sentiamo nelle cuffiette (ma lo facciamo in generale, solo con le cuffiette è più semplice accorgersene). Da qui l’idea di rappresentare la città in maniera immersiva, partendo dai suoni, ma arrivando, poi, a intere scene viste con la coda dell’occhio, pensieri… È una scrittura che viene anche dalle avanguardie letterarie, come i futuristi o il Gruppo 63, dal cinema e dal fumetto. Dalle prime risposte al libro, vedo che è una cosa che sta colpendo tutti e mi fa molto piacere. Il mezzo è il messaggio”.
Ci si può immedesimare nella storia de LE METRO INVISIBILI?
“Sì, soprattutto nei primi capitoli, come “Lampugnano” (tutti i capitoli hanno nomi delle fermate della metro), quelli dell’arrivo a Milano, del primo difficile contatto con la città. Per me è stato difficilissimo, molti di quelli che mi hanno scritto dopo aver letto il libro hanno detto la stessa cosa. Poi il protagonista si apre alla città e lì è possibile immedesimarsi nei dettagli dei luoghi, tutti reali, tutti vissuti o ricostruiti con cura maniacale. Ci si può immedesimare umanamente col personaggio o geograficamente con una metropoli super caratterizzata, che però diventa una porta per un oltre”…
Possiamo considerare questo tuo esordio letterario un omaggio a Milano?
“Certo. È una città che amo, che vivo e con cui combatto da ormai sei o sette anni. Una città di una bellezza poetica e romantica come poche, difficile da scorgere perché devi prima decostruire i tuoi pregiudizi e poi riuscire a guardare oltre il trambusto della quotidianità. Quando riesci a coglierla, però, è una magia costante, un tripudio di dettagli, dai palazzi alle persone. Non voglio dire che sia il paradiso, anzi: sarebbe falso. Milano incarna anche tutte le contraddizioni della nostra epoca, ma anche in questo ha qualcosa di attraente, soprattutto per uno che viene dalla provincia. Credo che nel libro si legga tutto questo, che la città viva tra quelle pagine”…
Lorenzo Zucchi (scrittore e viaggiatore)
Nell’immagine di copertina: Mico Argirò (a sinistra) con Gregory Fusaro (Edizioni Underground?)