“Il messaggio che vogliamo trasmettere è quello indicato nel titolo: un invito a rendere la propria vita degna di essere vissuta. Non insegniamo nulla a nessuno, intendiamo solamente ricordare la bellezza e l’unicità che ognuno di noi è, con l’intento di far emergere la parte migliore, per il benessere anche di chi ci sta intorno”. Così Maria Rita Petrucci battezza KARMIAMOCI, il libro scritto a quattro mani con Antonio Pisano e pubblicato da YouCanPrint. Un’opera “esoterica e spirituale” (parole degli autori) che unisce il racconto alla poesia, sviscerando tematiche e fasi di un vissuto che ognuno di noi, inevitabilmente, è destinato ad attraversare. Si definiscono entrambi “operatrice introspettiva e operatore dell’essere”. Maria Rita e Antonio sono attivi da diversi anni nel mondo olistico; lei lavora alla libreria milanese Esoterismo&dintorni, in Viale Lombardia al civico 25, praticando la Tecnica Metamorfica, il Massaggio Evolutivo e consulti di Esolettura, mentre lui è anche un esperto di Riflessologia, Shiatsu e Rebirthing. Senza tralasciare, peraltro, una specifica attività editoriale. “Questo nuovo libro nasce da una sincera intenzione di manifestarci attraverso il nostro sentito, su argomenti che ci hanno formati come esseri umani”, rivela Antonio Pisano. “Ha l’ardire di stimolare il cuore di chi si immergerà nelle sue pagine ad essere, più che ad apparire”.
Esiste un modo più tranquillo, più sereno, di affrontare la vita, che fa sembrare la nostra esistenza più semplice e le persone più sopportabili?
“Ovviamente non esiste una bacchetta magica che ci permetta di vivere la vita in modo spensierato e di avere accanto solo le persone che ci vanno a genio”, afferma Maria Rita. “Sicuramente esistono degli strumenti che ciascuno di noi possiede e che occorre imparare ad utilizzare, per rendere la nostra vita più consapevole. La consapevolezza di alcuni meccanismi, la conoscenza approfondita di noi stessi e l’accettazione di quello che la vita ci offre sono senza dubbio alcune delle possibilità che abbiamo per vivere in modo più sereno. Non si possono cambiare gli altri, quindi non è possibile rendere le persone più sopportabili, ma possiamo modificare il nostro approccio con le persone e questo, per esperienza, fa una grande differenza”.
Spesso la sofferenza è il mezzo del quale la vita si serve per comunicarci che dentro di noi qualcosa non va, che sarebbe utile, se non addirittura urgente, un cambiamento. Ma è un male necessario, secondo voi?
“Più che un male necessario, la sofferenza può essere vista come un’opportunità per conoscerci e conoscere il mondo circostante”, chiosa sinteticamente Antonio. “Partendo, però, dal presupposto che siamo anime incarnate in un corpo fisico con lo scopo di evolvere e che sulla Terra l’evoluzione avviene attraverso la sofferenza, questa non solo risulta utile, ma assolutamente necessaria”, precisa la collega autrice. “Ecco perché è importante essere consapevoli di quello che ci accade, del perché ci accade e comprenderne la lezione che dobbiamo imparare. Soltanto così si arriva a ringraziare per l’esperienza affrontata, sapendo che questa ci ha consentito di fare un piccolo passo in avanti nell’evoluzione e quindi nel miglioramento di noi stessi”.
Di solito, quando cominciamo a guardarci dentro, ci sentiamo frastornati e pieni di dubbi. Un pensiero tira l’altro e i pensieri negativi possono diventare un circolo vizioso, che può farci perdere il controllo della nostra vita. Non possiamo eliminarli completamente dalla nostra testa perché sarebbe impossibile, ma qualcosa si può fare. O no?
“Osservare noi stessi in profondità è la cosa più difficile e soprattutto più spaventosa, è più semplice osservare il prossimo”, risponde Maria Rita. “Ma se si vuole progredire nel benessere di noi stessi è un passo che va fatto. Per quanto riguarda la mente, invece, occorre istruirla a produrre più pensieri positivi possibili. La mente, come dice il termine stesso, “mente”. Pertanto, è necessario saperla gestire con attenzione, iniziare ad osservare i nostri pensieri, ad analizzarli dal punto di vista del loro apporto benefico per passare poi ad eliminare quelli che ci fanno stare male o che danneggiano, oltre a noi stessi, anche gli altri. Un allenamento che diventa col tempo automatico, portando maggiore serenità alla nostra esistenza”. “E del resto, i pensieri ridondanti o addirittura ossessivi alimentano la preoccupazione”, le fa eco Antonio. “Non possiamo eliminarli, ma accoglierli come messaggeri che portano l’invito al ritorno al “qui e ora” come pratica riequilibrante. Possiamo ringraziare la nostra mente ed invitarla a riposare, mentre diamo il giusto spazio al cuore di manifestarsi”.
KARMIAMOCI è un titolo originale e simpatico. In sintesi, come è possibile definirlo?
“Tralasciando l’invito in romanesco alla calma”, sorride Maria Rita, “il titolo va visto come il suggerimento di accogliere ed indossare il nostro karma, non come un fardello da portarsi dietro, ma come un’occasione per alleggerirlo. Insomma, indossiamo il nostro karma e comprendiamolo, per poterlo definitivamente lasciare andare”.
Parliamo un po’ di Milano, prima di chiudere la nostra chiacchierata. Voi vivete qui e l’avete vista cambiare spesso, visto che la nostra è una città in continuo movimento. Qual è la vostra opinione sulla Milano di oggi?
“Milano è cambiata spesso, è vero e non sempre in meglio, ma è una città che accoglie una vastissima varietà di umanità”, risponde per entrambi Maria Rita. “Trovo che sia una città decisamente aperta e pronta ad apprendere nuove modalità di vissuto. Negli ultimi anni c’è stato un risveglio della coscienza piuttosto vasto e soprattutto nei giovani trovo un’apprezzabile e sincera preparazione in campo spirituale. Personalmente, lavorando in un negozio esoterico, posso dire con certezza che sono sempre di più i ragazzi che si avvicinano a questi argomenti. Mi sorprendono puntualmente con le loro conoscenze profonde e per l’umiltà con cui approcciano a queste tematiche”.
Questa città, come tutte le metropoli di respiro internazionale, vive freneticamente di relazioni umane che sono occasioni di lavoro e di scambio culturale. Ma sono davvero umane, queste relazioni? Ed è possibile vivere in un luogo come questo senza perdere di vista se stessi?
“Dipende sempre tutto da noi, come ho detto prima, è il nostro approccio alla vita, il nostro pensiero, il nostro lavoro su noi stessi che fa la differenza”, conclude l’autrice. “Più lavoriamo su noi stessi e maggiormente ci capiteranno persone e situazioni più consone a noi. Ecco che così, nel tempo, diventa sempre più facile non perdere di vista noi stessi, anzi: potremmo diventare un esempio da seguire, rendendo la metropoli ancora più accogliente, un luogo dove si sta veramente bene”…
Ermanno Accardi (giornalista e scrittore)