Inizialmente erano cinque le date organizzate per i 25 anni di carriera di J-Ax. Ma dal 12 settembre, giorno in cui è stata ufficializzata la reunion degli Articolo 31, nonché la pace tra Ax e Dj Jad, le prime date sono andate in pochi minuti sold out e accaparrarsi biglietti per le successive cinque è risultato faticoso: non appena ticketone apriva l’acquisto on line, immediatamente la tappa risultava totalmente venduta. Ma perché tutto questo clamore? Perché J-Ax e Dj Jad erano divisi da circa 15 e perché evidentemente i temi sociali raccontati dal mondo rap (oggi forse anche di più, di più rispetto a ieri) accendono gli animi. Facciamo un passo indietro, però: chi sono questi due ormai quasi cinquantenni? Alla fine anni ’80, Alessandro Aleotti e Vito Luca Perrini, rispettivamente di Cologno Monzese e Garbagnate Milanese, sono appena due ragazzini quando si conoscono e vivono con le loro famiglie umili, appesantite da sacrifici e da privazioni perché i soldi non bastano mai. Non hanno voglia né tantomeno la possibilità economica per continuare gli studi, ma si nutrono di amicizia, di amore, di rispetto, di rap americano, di idoli d’oltremare con la rabbia tipica degli ultimi che pulsa in testa. Al muretto di Piazza San Babila, a Milano, si ritrovano Dj Enzo, Flycat, Space One, Dj Jad, Wlady, J-Ax, Raptuz (che partorirà successivamente la TDK Crew, prettamente di writer), Dj Zak, Grido, la Passera, Mauri, Nico, Sabino e molti altri ancora. Ognuno focalizzato in uno dei quattro elementi hip-hop: chi inventa con maestria rime e le canta (MC), chi suona o graffia i vinili (dj), chi libera la creatività nel “writing” e chi balla la breakdance. Quei ragazzi che provengono dalla periferia, dalla strada, dai sobborghi, sono mossi dalla voglia di riscatto sociale; non vogliono rubare, non vogliono finire come molti amici succubi di droghe e sterminati uno dopo l’altro, non vogliono svolgere lavori frustanti e sottopagati, ambiscono solo ad una vita migliore. E cantano e ballano in 4/4, “scratchano” ai piatti, “imbrattano” i muri. Si impossessano della città come spazio di vita, come forte espressione sociale per farsi sentire, per urlare al mondo che esistono. Uno dei vanti di Milano, rispetto al resto dell’Italia, è quello di essere un luogo capace di anticipare le mode e le tendenze, anche quelle musicali. Così Franco Godi, musicista e produttore discografico, nel 1993 pubblica il primo album degli Articolo 31: “Strade di città”. È il primo vero debutto dell’hip-hop e del rap nel panorama della musica italiana. Albertino, noto dj da sempre attento alle novità musicali giovanili, trasmette sulle frequenze dell’emittente Radio Deejay “Tocca qui”, primissimo singolo che renderà famoso il gruppo meneghino. Nel 1994 esce “Messa di vespiri” contenente “Maria Maria”, tormentone e inno alla marijuana; in quell’anno nasce anche la SF, cioè la Spaghetti Funk, crew con lo scopo di promuovere questo genere musicale in tutta la Penisola, con un suono distinto da quello americano. Nel 1996 esce “Così com’è”, album dell’old school hip hop italiano, ritenuto il migliore in assoluto, che sforna successi come “Il funkytarro”, “Tranqi Funky”, “2030”, “Domani” e “L’impresa eccezionale” con la straordinaria e attenta partecipazione di Lucio Dalla. Album che sancisce l’importanza del duo italiano con ben 600mila copie vendute e parecchi premi attribuiti. Si susseguono “Nessuno”, “Xchè si!”, “Domani smetto” e l’ultimo album, nel 2003, “Italiano medio”, scioglierà il gruppo lasciando i tanti fan delusi e spesso arrabbiati. J-Ax inizia la sua carriera da solita, tergiversando quasi sempre di fronte alla domanda da parte dei giornalisti di un possibile ritorno degli Articolo 31. Si butta sulla carriera, a capofitto su nuovi progetti, nel 2007 si sposa, collabora con vari artisti tra cui Neffa, Max Pezzali, Club Dogo, partecipa e conduce alcuni programmi televisivi. Produce in 11 anni 6 album, l’ultimo con Fedez, unione artistica durata appena un biennio. Il 12 settembre scorso, servendosi di una “stories” su Instagram, J-Ax annuncia che i suoi 25 anni di carriera non poteva non festeggiarli anche con Dj Jad, inquadrandolo con lo smartphone mentre quest’ultimo è ai piatti che sorride ed emette il suo caratteristico urlo “Uh uh!”.
“Gli Articolo 31 sono tornati”, si legge su qualsiasi social network e si sente in qualsiasi radio. De loro ritorno se ne parla anche nei bar. Milano, in particolar modo, si riappropria di un pezzo di storia di musica italiana. “Gli Articolo 31 sono tornati”, gioiscono i diciottenni che non hanno mai avuto la fortuna di vederli esibire, esulta la generazione degli anni ‘80 oggi quasi 40enne, si entusiasmano, ma con moderazione, gli adulti che li hanno visti nascere e che oggi sono prossimi ai 50. Ecco la magia che sono riusciti a compiere gli Articolo 31: unire generazioni diverse e cantare il disagio sociale, politico, economico. E far sperare in una riuscita esistenziale, in quel riscatto che loro hanno ottenuto. Per le dieci date milanesi (lo ricordo, tutte sold out), concluse ieri sera, si sono alternati sul palco amici e artisti come Paola Turci, Max Pezzali, Nina Zilli, Paola Folli. Il fratello di J-Ax, Grido (ex cantante dei Gemelli DiVersi) e Danti si sono occupati di aprire il concerto e il Cile, Paolo Jannacci, Guido Style sono rimasti “resident guest”. Lo spettacolo, dalla durata di due ore e mezza, ripropone un percorso sociale, politico ed economico, con filmati di avvenimenti che hanno caratterizzato gli ultimi 25 anni, sia in Italia che nel mondo. Vengono ricordati cantanti deceduti (come Michael Jackson ed Amy Winehouse), ma anche commentate vecchie notizie, come il delitto di Cogne, il terremoto in Abruzzo o quello di Haiti, vengono omaggiati Mike Bongiorno e Alda Merini, vengono trasmessi spezzoni dell’attentato terroristico islamico al Bataclan di Parigi, la salita al governo di Romano Prodi e dell’immancabile Berlusconi. Frammenti che scandiscono il tempo che passa e in cui J-Ax si intrufola e riporta in auge le sue canzoni più famose, scegliendo fra queste ben 39 pezzi. I fan, d’altro canto, hanno confermato il loro amore e il senso di appartenenza al gruppo calando a Milano da qualsiasi parte d’Italia, così come si sono registrate presenze anche dalla Svizzera e Germania, dalla Danimarca e dal Regno Unito. I più fedeli (e anche quelli più fortunati e con maggiori possibilità economiche) hanno replicato più volte la loro presenza a quello che è già stato definito “l’evento dell’anno”. E per ironia della sorte, 31mila è il numero totale dei partecipanti alle dieci date. Uno spettacolo consacrato anche durante la penultima data dall’uscita a sorpresa, sul palco, di tutti i componenti della Spaghetti Funk, come a scongiurare il tempo che passa, ad appianare tutte le divergenze del passato e a voler ripartire ancora tutti insieme. Perché SF significa anche SenzaFine…
Gemma Testa