Storie di donne. Donne milanesi, native o adottive poco importa. Storie ormai di ordinaria quotidianità, da una parte, ma straordinarie, nella loro unicità, dall’altra. Elena Ambrosini l’ho conosciuta in una fredda giornata di non molto tempo fa, mentre cercavamo di scaldarci, durante l’ora di atletica di mia figlia e della bambina di una sua amica. Ma lei, a differenza mia ed essendo donna, mamma e nonna, era più organizzata per resistere alla rigida temperatura esterna: thermos con caffè e the bollenti, copertina sulle gambe (quella, per la verità, ce l’avevo anch’io, ma la utilizzavo come cuscino, per non appoggiare sulla fredda panca di legno i miei quarti di nobiltà) e qualsiasi altro genere di conforto possibile, in quella situazione. Milanese, nata negli anni ’60, quelli del boom economico, si ritrova molto presto a lavorare, prima come segretaria e poi come impiegata. Si sposa, perché a quei tempi ci sposava presto quasi sempre. Ha subito una bambina, ma le cose in famiglia non vanno bene e si ritrova prima separata e poi vedova. Tra le lacrime di una situazione dolorosa si tira su le maniche e si rimette in gioco. “Caro Ermanno, quando il perché è forte il come si trova sempre”, mi ricorda sospirando. “Ho gestito per anni una mia attività, un centro estetico, con mia figlia, ormai grandicella, ma ci sono stati anche altri cambiamenti, perché la vita ti mette costantemente alla prova. Divento mamma per la seconda volta, ma la vita ha evidentemente nuovi progetti per me e mi ritrovo ancora sola e senza lavoro. Riparto da zero, altre esperienze, stavolta nel settore della ristorazione. Poi l’ennesimo cambiamento”…
Attualmente collabori con una grande azienda americana che opera nel settore alimentare, del controllo del peso e della cura della pelle. Dici di aver trovato la tua dimensione personale e professionale. Quanto ha inciso il tuo passato in questa scelta?
“Sto vivendo una realtà diversa, una passione diversa. Mi occupo di benessere a 360 gradi, aiuto le persone a stare meglio, a migliorare la loro salute e la qualità della vita. Fra l’altro, riesco a gestire in modo ottimale il mio tempo, sotto ogni profilo”.
Elena è una donna davvero particolare, in un panorama di umanità che di umanità ne fa apparire ben poca. Insieme chiacchieriamo della nostra città, nell’attesa che finisca la performance delle fanciulle e anche per sentire meno il freddo pungente. “Non so come la vedi tu, ma per me Milano è cambiata tantissimo”, mi dice. “Ricordo che negli anni della mia infanzia si giocava per ore in strada senza pericoli, senza troppe auto che circolavano, senza rumori, solo le urla delle mamme che ci chiamavano per la cena. In ogni via i ragazzini formavano squadre diverse per ogni tipo di gioco. Ovviamente, nel tempo è cambiata sia la popolazione che il numero delle macchine in circolazione. I palazzi sono diventati sempre più grandi, sempre più alti, dei dormitori. E poi i centri commerciali e la tecnologia, che hanno tolto i piccoli dalle strade. Ma oggi, visto l’andazzo generale, forse è meglio così”.
Come hai vissuto il drammatico periodo della pandemia? Perlomeno, quello dei primi due anni di diffusione del Covid, con tutte le restrizioni del caso…
“Il periodo del lookdown ha diminuito le mie possibilità economiche, come per molti di noi. Dal punto di vista familiare, però, non è stato male. Vivo con mia figlia più piccola (ormai 23enne) e nell’appartamento accanto ci sono i miei genitori, quindi non eravamo sole. Abbiamo fatto molte cose insieme, mi ha coinvolta nei suoi “Tik Tok”, per me faticosissimi. Abbiamo seguito on line tutto quello che l’azienda con cui collaboro ha messo a disposizione gratuitamente nella giornata, dal fitness, agli eventi organizzati, ai compleanni, agli aperitivi, ai giochi e molto altro. Insomma, alla fine è passato”.
E dopo il passaggio di questa maledetta tempesta, secondo te, Milano è ancora la città delle grandi opportunità?
“La nostra è sempre stata la città delle grandi opportunità. Si sta lentamente riprendendo dalla botta, che è stata davvero notevole. Mi auguro, però, che si faccia qualcosa in più per i giovani, per provare a trattenerli qui”.
Milano è una città a misura di donna? Ambiti come la cultura, la sicurezza e il lavoro privilegiano la condizione femminile?
“Per niente. Ritengo che per le donne sia ancora difficile vivere serenamente questa città. E non ti nascondo che la mia preoccupazione è sempre più forte, pensando al futuro delle mie figlie. La strada da fare è ancora lunga”.
Per concludere, Elena: come vedi il tuo futuro a Milano? Ma soprattutto: sarà ancora a Milano il tuo futuro?
“Ho scoperto di recente il Social Housing e Milano, neanche a dirlo, è già avanti, rispetto ad altre città. Credo che sarà un’ottima opzione per il futuro, qui o altrove. Ovviamente, continuando ad occuparmi di benessere e circondata da persone con le quali trascorrere piacevolmente il mio tempo”…
Ermanno Accardi (giornalista e scrittore)