Hanno tutti ragione (o quasi). Parafrasando il titolo di un bel romanzo di Paolo Sorrentino è possibile inquadrare al meglio la tensione che si è venuta a creare tra il Comune e i sindacati dei tassisti milanesi, riguardo all’apertura di un dossier sulle licenze delle auto pubbliche cittadine. Sono poche, secondo le lamentele dei clienti, soprattutto nei fine settimana e nelle ore serali. È vero in parte, secondo le associazioni di categoria, sottolineando che il problema è provocato dalla compressione dei moltissimi eventi fieristici nel secondo semestre dell’anno, dall’incremento inatteso di turisti dopo due anni di pandemia, dalla viabilità rallentata dai cantieri e dall’allarme sicurezza per la “mala movida”. Insomma, ai conducenti delle auto bianche l’aumento delle licenze come soluzione definitiva per risolvere il problema non piace ed è ritenuto fuori luogo, mentre Palazzo Marino sostiene che sia l’unico modo per garantire un buon lavoro ai tassisti e fornire una giusta risposta ai bisogni di spostamento rapido della cittadinanza. Resta il fatto che prendere un taxi a Milano sta diventando oggettivamente sempre più difficile. Chi scrive ne ha preso uno di recente con estrema facilità, ma era la tarda mattinata di un giorno feriale. Il tassista si è reso disponibile a parlare, però conservando l’anonimato.
“Questa cosa dell’aumento delle licenze mi fa davvero imbestialire”, esordisce l’autista dell’auto pubblica. “Faccio questo mestiere ormai da diciotto anni e sono sempre riuscito a garantire un ottimo servizio ai clienti. Ci sono poco più di cinquemila taxi sulle strade cittadine, Le sembrano pochi?”. “No”, rispondo, “così a naso no. Ma il Comune afferma che sono pochi in relazione all’aumento degli eventi in città e del numero sempre crescente di turisti. E meno male, mi viene da dire”… “Sì, certo, meglio così. Ma noi saremmo anche in grado di reggere l’onda d’urto di questa nuova situazione, se soltanto fossimo messi nelle condizioni di circolare al meglio. Tra cantieri eternamente aperti (penso alla nuova linea 4 della metropolitana, una montagna che a fine mese partorirà un topolino), corsie preferenziali inspiegabilmente cancellate e piste ciclabili concepite senza criterio (tra la carreggiata e i parcheggi laterali delle auto, con il rischio di incidenti ad ogni apertura di sportello) il nostro lavoro è sempre più difficile e fortemente rallentato, Perché non aumentano i costi per entrare nell’Area C, ad esempio? In questo modo diminuirebbe se possibile ancora di più il traffico in Centro (e comunque costituirebbe un introito maggiore per le casse comunali). E poi perché chiudere il metrò a mezzanotte e non tenerlo aperto 24 ore, con la possibilità, oltre che di diminuire il traffico e di evitare gente ubriaca al volante nel weekend, di nuove assunzioni di personale all’ATM?”. E liberalizzare sempre i vostri orari (e non soltanto nei periodi in cui ci sono grandi manifestazioni), invece di costringervi in turni ben precisi? “Non sarebbe sbagliato”, risponde l’esperto conducente. “Anche perché ormai i grossi eventi sono quasi all’ordine del giorno. Ripeto: così come siamo messi adesso non riusciamo ad essere efficienti perché i problemi della viabilità cittadina e dei trasporti pubblici sono enormi”. Quindi, aumentare le licenze non servirebbe a niente”, replico, usando il condizionale… “Macché nuove licenze!”, sbuffa l’uomo. “Serve una città meglio organizzata che ci permetta di arrivare dove serviamo, non un’overdose di taxi circolanti. E già che ci siamo Le dico che non è vero che costiamo troppo (siamo al sesto o al settimo posto in Europa, non ricordo bene). Questa città è cara ammazzata, noi siamo massacrati di tasse, le licenze costano care e bisogna accendere un mutuo come per acquistare una casa”. “E le doppie guide?”, la butto lì… “Senta, le doppie guide ci sono già, ma se i tassisti non appartengono alla stessa famiglia risultano sbilanciate economicamente. E poi le seconde guide (che devono essere approvate periodicamente con un bando del Comune), non avendo il carico di spese che hanno i titolari, appunto, fanno il bello e il cattivo tempo, ci sono e non ci sono, se ne vanno quando vogliono, risultano dei veri e propri dipendenti a carico del titolare della licenza e comunque non consentono la copertura delle 24 ore perché sono anch’esse soggette ai turni. Mi dia retta: è il sistema viabilistico di questa città che non va, è l’organizzazione che è carente e rovescia sui cittadini (e quindi anche su di noi tassisti) l’onere dell’arrangiarsi in qualche modo. Ma Le sembra normale? E poi un’ultima cosa, prima di salutarci: certi clienti fanno veramente schifo, sul piano dell’educazione. Mi capita sempre più spesso di trovare sui sedili e sui tappetini posteriori (sì, proprio dov’è seduto Lei e dove ha messo i piedi) vomitate post-sbornia, rifiuti ovunque e mi fermo qui. Altro che pensare a nuovi dispositivi (peraltro sacrosanti, per carità) di sanificazione e di igiene delle nostre vetture. A parte qualche rara eccezione (ci sono in ogni ambito), noi rispettiamo tutte le regole di buona educazione civica, nell’esercizio del nostro mestiere. Il Comune pensi piuttosto a qualche campagna di comunicazione rivolta ai clienti delle auto pubbliche, soprattutto agli sballati del weekend e della movida”…
Ermanno Accardi (giornalista e scrittore)