Nel quartiere il bar/latteria da Marietto era una vera e propria istituzione. Praticamente era sempre aperto. Al mattino per colazioni, cappuccini e brioches, a mezzogiorno per aperitivi e panini imbottiti, nel pomeriggio per gelati agli studenti e bianchini spruzzati ai pensionati. La sera era invece riservata agli accaniti giocatori di scopa d’assi e briscola chiamata. Veri e propri professori universitari dei giochi delle carte si esibivano ai tavoli in un’atmosfera molto simile a quella descritta da Piero Chiara nei suoi romanzi. Il bar chiudeva, se possibile, a mezzanotte. Mario e la sua bella e biondissima moglie Elda erano infaticabili. Sempre sorridenti e disponibili, attiravano la simpatia e il rispetto di tutti. Nel locale transitavano soggetti molto diversi ma c’erano avventori che lo consideravano addirittura come una seconda casa. Un porto sicuro dove trascorrere la maggior parte del proprio tempo. Tra questi alcuni giovanotti, con ben poca voglia di mettere la testa a posto e sempre pronti a divertirsi. Vi bivaccavano per intere giornate, alternandosi al flipper e al bigliardo. Le loro partite a boccette duravano tutto il pomeriggio e terminavano fra insulti e litigi, prontamente sedati dal Marietto, che, reduce dalla campagna italiana di Russia, rimetteva in riga in un minuto i vitelloni del quartiere. Il suo intervento conciliatorio riportava la serenità nel locale e i litiganti si rappacificavano immediatamente davanti ad una bella birra fresca, scusandosi con la Signora Elda per il linguaggio triviale usato durante la partita e dettato dalla foga agonistica. Erano gli anni Ottanta, quelli della Milano da bere e dell’elezione alla Camera dei Deputati di Ilona Staller, in arte Cicciolina. La pornodiva magiara aveva sdoganato il suo mondo e i mezzi di comunicazione di massa avevano raccontato in tutte le salse le sue mirabili gesta. Cicciolina e Moana Pozzi erano le indiscusse regine dell’hard-core italiano. L’elenco delle altre pornostar, reali o presunte tali, era lungo e variegato. Fra queste, brillava la bella sorella di Moana: Baby Pozzi. Quasi tutte le ragazze erano legate alla agenzia di casting Diva Futura, creata da Riccardo Schicchi e Cicciolina. A Milano, il locale più famoso che ospitava gli spettacoli e le performance delle pornostar era il Teatrino di Largo Corsia dei Servi, distante solo cento metri dal Duomo. Uomini di tutte le età e condizione sociale si accalcavano alle sue porte, desiderosi di ammirare dal vivo le dive viste nei film proiettati nei cinema a luci rosse. Ricchi uomini d’affari nipponici si accaparravano solitamente la prima fila davanti al palcoscenico, speranzosi di allungare entrambe le mani sul fondoschiena di qualche attrice. Si trattava di un vero e proprio fenomeno sociale, qualcosa di assolutamente unico nella storia dello spettacolo nazional-popolare del Bel Paese. Ovviamente, anche i già citati giovanotti che ciondolavano tutto il giorno al bar/latteria Marietto non erano immuni dal fascino di quel mondo popolato da stupende ragazze, disponibili e ammiccanti in sexy lingerie. Fra questi spiccava l’Alfonso, sempre informato sull’argomento e profondo conoscitore di usi e costumi del pianeta porno. Gli amici della latteria l’avevano scherzosamente soprannominato “il professore della gnocca” e lui ne andava fiero. In effetti, aveva una conoscenza molto vasta sulla materia, irrobustita da una grande passione per il cinema e la letteratura erotica. Uno dei compiti che preferiva svolgere era quello di segnalare le ultime news sul tema agli amici, con toni entusiastici e modi sempre molto cortesi. “Uei bestie! Domani sera non fate i pirla e cercate di esserci! Non iniziate ad inventarvi balle perché avete paura di mogli e fidanzate, tanto lo sanno benissimo anche loro che siete dei puttanieri incalliti! Venerdì, ore 21,30, Il Teatrino, Largo Corsia dei Servi, spettacolo della Baby Pozzi, la sorellina della Moana! È un appuntamento da non perdere, dicono che sia bellissima ma soprattutto disponibilissima! Se non venite con me giuro che…Zac! Ve lo taglio via e lo do al mio gatto, che ha sempre tanta fame! Capito?” Così parlò l’Alfonso mentre leggeva il giornale del bar, soffermandosi con attenzione, come ogni giorno, alla pagina degli spettacoli di Milano. La gentile proposta dell’Alfonso ebbe l’entusiastica approvazione dei componenti della banda, prontissimi a farsi spennare trentamila lire per ammirare le performance dal vivo della Baby. Un diniego o qualche balla improvvisata per declinare l’invito, l’avrebbe fatto certamente incazzare come una bestia per un mese di fila. Nessuno voleva essere, seppur metaforicamente, ma nemmeno tanto, evirato. Del resto aveva un aspetto poco rassicurante e un caratterino irascibile. Non era alto ma di corporatura robusta, con spioventi baffoni biondi ed occhi azzurri penetranti. “Va bene, capo, ci saremo… però voglio salire sul palco con la ragazza”, rispose il miope Renato, il più giovane e assatanato della gang. Nonostante assomigliasse al classico “paolotto” da oratorio, Renato sfoderava sempre una passione quasi morbosa per il gentil sesso. “Non se ne parla nemmeno!”, ribadì Alfonso. “Il Boss sono io e quindi ci salgo io! Conosco la maschera, faceva boxe con me e sicuramente ci metterà in pole position, pertanto, non appena la Baby farà cenno a qualcuno di salire a palparle il culetto per benino, sarò io il prescelto. Te capì?”. E fu così che la sera dopo, ridendo e scherzando, si presentarono al Teatrino. Ovviamente saltarono la coda degli allupati fan e, spacciandosi per “ghisa” in borghese, entrarono immediatamente, grazie alla quinta colonna in maschera. Dopo tre spogliarelli di alleggerimento, un’ora dopo, davanti ad almeno cento giovanotti super eccitati, Baby Pozzi fece la sua divina apparizione. Era bella, veramente bella, biondissima, sexy e con una vocina così sensuale da riuscire ad incantare anche i serpenti. L’Alfonso non stava più nella pelle, non riusciva a star seduto, paonazzo, sbavava dal desiderio di posare le sue manacce sulle tette e sulle chiappe della Baby. La pornodiva, che ormai era rimasta solo in bikini ed era anche stata imbeccata dalla maschera compiacente, fece cenno al bravo Alfonso di salire sul palco con lei. Il “Professore della Gnocca” del bar latteria Marietto si alzò e, come una star di Hollywood alla notte degli Oscar, si voltò verso il pubblico per godersi il suo attimo di gloria. Fu un errore fatale! Il Renato, stravolto dalla libidine ma più veloce di Svicolone e più agile dell’Uomo Ragno, balzò sul palco gettandosi ai piedi della Diva! Un salto di almeno un metro e mezzo che solo un campione olimpico, in così poco spazio, avrebbe potuto fare. L’antico proverbio lombardo: “El tira de pü un pel de pòta che cent cavai che tròta!” si era letteralmente materializzato nella fulminea azione dell’infoiato Renato. “Scendi o ti ammazzo!”, gridò Alfonso rabbioso e rosso come un peperone. “Ven giò da lì”, gli urlò in milanese la maschera boxeur. Il salto mortale di Renato non era certamente passato inosservato a aveva scatenato l’ilarità del pubblico, facendo arrabbiare ancor di più il povero e tradito Alfonso. Nonostante le minacce ricevute, il novello Rocco Siffredi non obbedì e, per almeno un quarto d’ora, fu oggetto delle piacevoli attenzioni sessuali della seducente attrice. Il porcello si divertì moltissimo, sordo agli insulti di Alfonso e di tutti i presenti. L’invidia del pubblico si sfogava in veri e propri cori da stadio contro il giovane e temporaneo pornodivo, vaffanculeggiandolo e invitandolo a darsi alle più disparate pratiche sessuali contronatura. Renato, consapevole però della grave pirlata commessa, al termine della performance, con uno scatto da centometrista, saltò giù dal palcoscenico e uscì dal teatro eludendo l’ira funesta dell’imbestialito Alfonso. Sparì in un battibaleno, eclissandosi nella nebbiosa notte milanese. Probabilmente si rifugiò in Valtellina da alcuni parenti. Al bar latteria, Marietto non lo rivide più nessuno…
Gian Luca Tavecchia (scrittore milanese)
(Immagine di copertina tratta da Flickr)