È una delle mode cittadine degli ultimi anni: NoLo. Una nuova zona di Milano, che non si aggiunge a quelle esistenti, ma che si va ad incastonare in un tessuto urbano già esistente. E gremito.
NoLo starebbe per North Loreto, cioè tutto quello che sta a nord del piazzale che si estende all’incrocio fra la circonvallazione esterna e corso Buenos Aires.
Dal piazzale, immaginiamo di tirare due linee rette, una che corre per via Ferrante Aporti, lungo la massicciata dei binari che escono dalla Stazione Centrale, l’altra che corre lungo via Porpora.
Ecco, avete i confini di NoLo.
Al loro interno, tanta ma tanta gente e alcune vie storiche di Milano: viale Monza, via Padova, la stessa via Porpora, oltre la quale inizia Città Studi, via Ferrante Aporti, oltre la quale c’è il calderone ribollente di indigenza della Stazione, e poi Greco.
Secondo molte opinioni, NoLo starebbe diventando una sorta di Montmartre milanese, quasi a soppiantare la fin troppo modaiola Brera, che ormai di artisti bohemienne ne conta davvero pochi.
Sì, NoLo sarebbe un quartiere preso letteralmente d’assalto da creativi, hipsters, alternativi, decrescitisti più o meno felici, designers, fotografi, co-workers e tutta quella congerie di nuove etichette a metà fra la qualifica professionale e lo status esistenziale, così tipiche in un’epoca di deflazione galoppante, precariato se non vera e propria disoccupazione, specialmente giovanile.
Certo, è vero che qualche locale nuovo è nato, soprattutto indirizzato a un pubblico giovanile come quello descritto, tuttavia, basta dare un’occhiata alle vie che delimitano NoLo, per capire che, forse, la realtà è un po’ meno poetica.
Via Padova, relegata nel corso degli anni, non si sa perché, allo spiacevole ruolo di quartiere “ghetto” di Milano, e che se ghetto non è diventato, è solo grazie alla buonissima volontà di qualche associazione che si è prodigata per integrare le persone e soprattutto i loro bambini.
Viale Monza, una sorta di viale-autostrada che da tempo avrebbe bisogno di un notevole intervento urbanistico, per fare in modo che torni a essere una strada vivibile e fruibile dai suoi abitanti, e non solo il raccordo veloce fa Milano e Sesto San Giovanni.
Il parco Trotter, uno dei pochi polmoni verdi della zona, oggetto, ora di un tardivo intervento di riqualificazione recentemente approvato dal Comune (dicembre 2017). E ce n’era bisogno!
Senza contare che la sera la situazione non è così rassicurante e, se dovessi essere sincero, non direi a una donna o a una ragazza che può circolare tranquillamente per viale Monza da sola a mezzanotte. I tanti cocci di bottiglia che si trovano alla mattina sono lì a testimoniarlo.
Non guasterebbe la presenza di qualche struttura in più per fare sport, qualche luogo in più dove fare cultura, qualche intervento più radicale per migliorare il verde pubblico, il decoro e l’arredo urbano, un po’ come è stato fatto in via Paolo Sarpi.
A proposito di via Paolo Sarpi, ho notato con piacere l’apertura di alcuni negozi e ristoranti cinesi di un certo livello, segno che la zona ha delle potenzialità, se è stata scelta da chi, come i cinesi, ha indubbiamente il fiuto per gli affari.
Insomma, un nuovo quartiere alla moda di Milano? Forse, può darsi, speriamo, ma di strada ce n’è ancora un po’ da fare. E se oggi parlate a qualche residente di vecchia data della zona, vi dirà “Il NoLo? Ma mi faccia il piacere…”.
Marco Lombardi (giornalista e scrittore)