Nel 344, per volontà dell’Imperatore Costante I, Eustorgio, alto funzionario
dell’Impero Romano d’Occidente, viene nominato Vescovo di Milano, la capitale dell’Impero per importanza economica, politica e militare. Durante la cerimonia di conferma della sua dignità ecclesiale l’Imperatore dona a Eustorgio le spoglie mortali dei Magi e il Vescovo assicura: “Farò costruire una basilica affinché queste preziosissime reliquie vengano degnamente onorate a Milano”. Molti decenni dopo verranno gli anni di Federico Barbarossa e cose tremende spazzeranno via la vita quotidiana di Milano: centomila armati dell’esercito germanico con le macchine d’assedio sotto le mura, la città messa a ferro e fuoco, i cittadini esiliati in dolente corteo. L’arci-cancelliere imperiale Rainald di Dassel, Arcivescovo di Colonia, per volontà dell’Imperatore Federico, si approprierà delle spoglie dei Magi, che verranno portate a nella città tedesca e accolte con cerimonia solenne nell’imponente cattedrale gotica. Ai milanesi non resterà che la speranza di riavere le spoglie sante, invano e per molti secoli. Né Ludovico il Moro, né Papa Alessandro VI, né Filippo II di Spagna, né Papa Pio IV, né Gregorio XIII, né Federico Borromeo riusciranno ad ottenerne la restituzione, fino al Novecento. Il 3 gennaio 1904 il Cardinal Ferrari, Arcivescovo di Milano, riceverà alcuni frammenti ossei dei Magi (due fibule, una tibia e una vertebra), offerti in dono dall’Arcivescovo Fischer di Colonia. Durante una maestosa cerimonia liturgica l’Arcivescovo potrà finalmente collocare le reliquie in una preziosa urna nella Basilica di Sant’Eustorgio, accanto all’antico colossale sarcofago vuoto, riportante la scritta Sepulcrum Trium Magorum.
“Melchiorre, Gaspare, Baldassarre. I loro occhi fissi alla volta celeste. Le costellazioni che pure osserviamo e studiamo con l’anima e con lo sguardo, notte dopo notte, sono a noi ancora oscure. La luce delle stelle nel Firmamento dove hanno dimora celebra il mistero dell’Universo e il suo inizio. E di quell’inizio le stelle custodiscono il linguaggio. Le stelle da cui veniamo, stelle che chiamano il nostro sguardo, l’origine, la direzione, il senso. Diventa urgente il desiderio di vivere la trascendenza, l’unione con la tessitura dell’Universo. Dobbiamo metterci in cammino non appena sarà visibile una cometa, sarà il percorso faticoso verso la verità, un meraviglioso itinerario che ci farà approdare alla autentica conoscenza di Dio. Compiuto il nostro destino, torneremo per riferire l’evento assoluto del quale saremo stati testimoni, per consegnarlo agli uomini di ogni tempo. Ed ecco la Cometa davanti ai loro occhi: l’Epifania, la manifestazione all’intera Umanità della divinità di Gesù. Lo adorarono i Magi, offrirono doni significativi: oro, in omaggio alla Sua regalità, incenso, omaggio alla Sua divinità e mirra ad anticipare la Sua sofferenza e la Sua morte redentrice”. (Brano tratto da “I Magi in piazza Duomo”, di Giovanna Ferrante)
Giovanna Ferrante (giornalista e scrittrice milanese)