E’ un artista poliedrico, in continua ricerca e sperimentazione, portato ad attraversare diversi generi musicali, dalla classica al pop, alla dance e al rock. Davide Luigi Longo, 46 anni, alessandrino di nascita e milanese di adozione, ha studiato Composizione a indirizzo sperimentale al Conservatorio Giuseppe Verdi, conseguendo anche il Diploma di pianoforte. La sua vasta produzione musicale spazia dai pezzi da camera contemporanei agli album e ai singoli di musica leggera, pubblicati su iTunes e Amazon con il nome d’arte Juetand. Ha composto partiture per quartetto d’archi e soprano e musiche per documentari e video. Dal 2007 insegna musica nella scuola secondaria di primo grado e sta ultimando l’incisione del suo terzo album di pezzi per pianoforte, che sarà disponibile su iTunes, Amazon e tutti gli altri E-stores a partire dal prossimo 20 luglio.
Caro Davide, parliamo subito (e non potrebbe essere diversamente)
dell’Emergenza Coronavirus. Come vedi la situazione milanese? Che idea ti sei fatto, a questo punto, della reazione della città?
“Negli ultimi tre mesi Milano è stata paralizzata, dal punto di vista sociale ed economico, in modo comprensibile solo a chi considera il Covid-19 alla stregua di Ebola, cioè una malattia incurabile e letale a prescindere da complicanze pregresse. Mi sembra che la città stia subendo una situazione che qua, come in tutte le altre metropoli che producono eccellenze nei più svariati settori, sta provocando danni davvero ingenti, capaci di riverberarsi più gravemente sul tessuto socio-economico locale che non in quello della maggior parte degli altri comuni italiani. Con tutto il rispetto, qua la posta in gioco è molto più alta”.
Tu come hai vissuto la quarantena?
“Ho continuato a lavorare come insegnante con la didattica a distanza e ai miei nuovi progetti discografici. E il 28 maggio scorso ho pubblicato, come Juetand, il mio nuovo singolo intitolato “Como besas tu”, disponibile su Spotify, iTunes, Amazon e gli altri E-stores”.
Voi musicisti come vi siete organizzati? Com’è cambiato il vostro lavoro in questo periodo? E della situazione dei teatri e dei concerti cosa pensi?
“La situazione è oggettivamente critica per quanto riguarda i concerti dal vivo, visto che via internet ce ne sono stati alcuni, ma come è facile intuire i ricavi dei concerti in streaming non possono certo competere con quelli dei concerti dal vivo e soprattutto non permettono alle maestranze che lavorano dietro le quinte di un concerto tradizionale di percepire a loro volta un compenso. Considerato che il termoscanner è sempre più diffuso, forse sarebbe il caso di adottarlo anche nei teatri, in modo da farvi affluire un numero di persone congruo alla loro capienza. E magari permettendo la detrazione fiscale dell’importo pagato, almeno fintanto che questa situazione perdurerà”.
Tu lavori nel mondo della musica e hai attraversato finora diversi generi musicali, dalla classica al rock e al pop, che secondo me sono osservatori privilegiati sulla città. Qual è, a tuo avviso (emergenza sanitaria a prescindere), lo stato dell’arte riguardo a questi ambiti milanesi? E quali contributi ha portato, secondo te (se lo ha portato) lo sviluppo delle tecnologie applicate al suono?
“A Milano, capitale discografica d’Italia, il rap si è espanso notevolmente, intercettando esigenze comunicative probabilmente non più soddisfatte da altri generi musicali. C’è comunque pure un bel melting-pot di tendenze musicali, in cui le nuove tecnologie digitali giocano un ruolo importante”.
Cos’ha rappresentato per te e cosa rappresenta ancora oggi il Conservatorio Giuseppe Verdi per la nostra città?
“E’ una grande istituzione, con enormi potenzialità non sempre adeguatamente sviluppate. E’ anche un crocevia culturale, dove studenti provenienti da diverse parti del mondo si incontrano dando vita a un mix di contenuti indubbiamente proficuo per il Conservatorio stesso e per l’intera città”.
Quali informazioni o consigli vorresti dare a un giovane che desidera iscriversi al Conservatorio? Com’è organizzata l’attività didattica?
“Da quando i conservatori sono stati trasformati in università l’offerta formativa si è diversificata e se già prima esistevano corsi pressoché unici, presenti in pochissimi conservatori, oggi la scelta si è ampliata in misura straordinaria. Consiglio pertanto di consultare il sito di almeno due o tre conservatori e di fare una scelta consapevole, basata proprio su quelli che sono i singoli corsi in essi presenti”.
In conclusione, Davide: come vedi il futuro più immediato del tuo settore, in particolare qui a Milano?
“Si riprenderanno entrambi, sia Milano che il settore musicale. E’ soltanto una questione di tempo, volontà e buon senso. E penso che quando tutto sarà tornato alla normalità l’energia positiva, di rinascita, che già adesso c’è, contribuirà a generare di nuovo tanta bella musica”…
Ermanno Accardi (giornalista e scrittore)