Roma è attraversata dal Tevere, che non è soltanto il “biondo fiume de’ noantri”, ma è addirittura una divinità, personificata nel Pater Tiberinus, al quale i romani hanno dedicato un tempio sull’isola omonima, l’Isola Tiberina. Firenze è bagnata dall’Arno, Torino dal Po, Venezia, poi, esagera, visto che galleggia, umidamente, sul suo mare. E Milano? E noi milanesi? Beh, noi siamo sfiorati da un sacco di fiumi, dallo stesso Po al Ticino, dal Lambro al’Adda, più o meno grandi, più o meno importanti, ma non ne possiamo vantare la paternità. In compenso, cari italiani di ogni dove, noi abbiamo i Navigli. Un sistema di canali d’acqua dolce e navigabili così, nel nostro Paese, non ce l’ha nessuno. Noi milanesi ce li abbiamo e anche se non riusciremo mai a valorizzarli come meriterebbero (perché amiamo la nostra città, ma non ce ne curiamo troppo) già così come sono affascinano parecchio. Un luogo incantevole, dove i vecchi milanesi hanno imparato a nuotare, perché le acque sono basse e poco pericolose. Dovreste farvi, se non lo avete mai fatto, una bella passeggiata lungo il Naviglio Grande, oppure rasentando le sponde di quello Pavese. In primavera e d’estate, quando i tavoli e i salottini dei mille locali e dei barconi ancorati sulle rive, che insieme alla caratteristiche case di ringhiera, rimaste quasi tutte inalterate negli anni, con i cortili che risplendono ancora di colori, e ai negozi di antiquariato che si affacciano sui corsi d’acqua vi vengono incontro come gli imbonitori delle osterie che invitano i clienti ad entrare, oppure come le puttane appoggiate ai muri delle case, che facendo roteare le borsette promettono prestazioni eccezionali a chi mette mano al portafoglio. Ma anche d’autunno e d’inverno, a Natale, con le luminarie che vi offrono un paesaggio e un orizzonte incantato e struggente, o quando la nebbia ovatta ogni rumore, anche quello dei vostri passi, intirizziti e stretti nei vostri cappotti, con le sciarpe che vi riparano il viso. Magari, se ce la fate e non siete particolarmente pigri, percorreteli in bicicletta. Quante cose scoprirete…Scorci pittoreschi, luoghi antichi e suggestivi, ricordi di tempi passati, degni di affettuoso rispetto. Un fluido abbraccio vi coccolerà, i ponti che li attraversano evocheranno per voi nostalgiche suggestioni di una Milano ormai scomparsa Come quelle, su tutte, del Vicolo dei Lavandai, sull’Alzaia del Naviglio Grande, che conserva ancora oggi quel che resta dei lavatoi di pietra, coperti da grandi tettoie di legno, dove le donne andavano a lavare i panni con la cenere e poi li sbattevano energicamente sui sassi piatti e inclinati. Poi, se riuscite a venire via da lì, visto che siete certamente rimasti un po’ incantati, andate ad ammirare la chiesetta, il ponte e il lavatoio di San Cristoforo. Uno spettacolo…
Proseguite verso la Darsena, così passate sul Naviglio Pavese e vi spingete fino al primo sostegno idraulico, la famosa “Chiusa della Conchetta”, che ancora oggi vi fa vedere come funzionava. E se ci andate l’ultima domenica del mese, sui Navigli, ci trovate anche le bancarelle del mercato dell’antiquariato, uno dei principali e più affascinanti mercatini milanesi. Trovate qualche centinaio di espositori severamente selezionati e disposti lungo un percorso di circa due chilometri sulle sponde del Naviglio Grande, che comprende le vie dell’Alzaia Naviglio Grande, di Ripa di Porta Ticinese e le strade vicine. La maggior parte della merce esposta è di ottima qualità: si trova l’antiquariato, sì, ma anche il modernariato, mobili, porcellane, gioielli, argenteria, orologi, libri, stampe, fumetti e giochi. Alla fine, siccome sarete sicuramente stanchi, tornate sui vostri passi, o sui vostri pedali, e andate a mangiare un po’ dove vi pare, tanto lì i locali sono tutti buoni, anche se non a buon mercato, perché di antico hanno mantenuto soltanto l’immagine, non certo il prezzo. Se vi sedete nel posto giusto, avrete anche la Darsena davanti agli occhi, con il suo via vai continuo di macchine, di gente, ubriaconi e vu cumprà. Vi prendete un aperitivo, poi vi tuffate sui buffet dell’Happy hour, poi un altro aperitivo e se avete ancora posto nella pancia e non sapete, da forestieri, dove continuare la serata, vi fermate pure per la cena, che quasi dappertutto non è niente male…Un tempo i Navigli erano un insieme di quartieri popolari, dove vivevano artigiani e lavoratori, animati dai vari mercati rionali. Le prime trattorie della zona (quelle vere, neh?) hanno tirato su le saracinesche grazie ai “danèe”, ai soldi, pochi, pochissimi, per la verità, degli artigiani e dei lavoratori, che di giorno tiravano la lima e di sera andavano ad ubriacarsi di vino, canzoni, fumo ed allegria. Oggi, purtroppo, non sono più così, frequentati dai giovani e quasi sempre storditi animatori della movida milanese. Ma l’atmosfera che si continua, malgrado loro, malgrado tutto, a respirare, è davvero unica…