Ormai è un milanese “honoris causa”. Luciano Simonelli, editore e giornalista, ha scelto di venire da Siena all’ombra della Madonnina nel 1969 e da allora (sono già 51 anni) non si è più mosso. Anzi, per la verità si è mosso parecchio e per un lungo periodo, da un capo all’altro del mondo, come inviato speciale della Domenica del Corriere, lo storico settimanale del Corriere della Sera. “Quindici anni, in quel giornale, davvero ruggenti”, dice con uno scintillio di entusiasmo negli occhi. “Anni in cui ho avuto il piacere, come tutti gli altri colleghi della mia generazione, di vivere quella che è stata a mio parere l’ultima stagione del bel giornalismo, in cui si premiava soltanto il merito, non c’era stato ancora l’inquinamento della politica, non trionfava il gossip, in cui essere cronisti era un obbligo e un vanto e in cui occorreva ancora avere una buona penna, quella capacità di narrare e divulgare che era il segno di una informazione di qualità. A Belfast, nei giorni più drammatici del terrorismo dell’Ira, a Lisbona, in quelli della Rivoluzione dei Garofani, come a Madrid, nelle turbolenze dopo la morte del generale Franco, a Cape Canaveral, per il primo Shuttle, a Los Angeles, per incontrare il grande Harold Robbins”.
Sembri un fiume in piena, travolto dai ricordi. E a Milano?
“Milano con la sua concretezza, la capacità di cercare sempre con determinazione che tutto funzioni perfettamente è stata il porto sicuro dei miei continui ritorni, insieme naturalmente con la mia milanesissima Nicoletta, con la quale sto per festeggiare 48 anni di un felice matrimonio”.
Milano l’hai allora portata anche in famiglia”…
“E’ vero, caro Ermanno. E Milano è stata anche il luogo d’incontro con i miei grandi maestri di giornalismo. Come Guglielmo Zucconi, che mi volle alla Domenica, come Giulio Nascimbeni, il mio mentore per il giornalismo letterario. E poi ho avuto il piacere di lavorare con colonne della carta stampata come Mario Oriani, Benedetto Mosca, Silvio Bertoldi, Antonio Terzi, Pierluigi Magnaschi. E pensa: tutti o quasi niente affatto milanesi, ma anche loro approdati qua per realizzare il proprio sogno. Milano, dunque, grande aggregatrice di talenti e città che negli anni ’70 e ’80, con i suoi grandi editori (Angelo Rizzoli, Arnoldo Mondadori, Valentino Bompiani, Livio Garzanti), era davvero il crocevia del meglio della cultura Italiana”.
E oggi è sempre così?
“Oggi tutto è profondamente cambiato. A partire dalla qualità degli attuali protagonisti, che troppo spesso ricoprono ruoli apicali più per designazioni politiche che per qualità professionali. I grandi editori non ci sono più e la stampa tradizionale cartacea dimagrisce continuamente nelle vendite. Insomma, invece di un Guido Piovene o di un Indro Montanelli o ancora di un Carlo Castellaneta, che ebbi il piacere di conoscere, trovi tanti soggetti che vorrebbero essere come loro, ma che non lo saranno mai. Milano, però, resta meravigliosa, come dici tu. Offre sempre ottime opportunità, ma da cogliere con un’ottica completamente diversa. Come diverso, anzi, direi nuovo, è il secolo in cui siamo entrati già da venti anni”.
C’entrano lo sviluppo di Internet, dei Social Network e delle nuove tecnologie?
“Fanno parte di quella nuova realtà a cui accennavo prima. Sono una delle chiavi interpretative degli anni di trasformazione in cui stiamo vivendo. Di fronte alla rivoluzione tecnologica, in Italia, c’è stato all’inizio un misto di rifiuto e scetticismo che dapprima (parlo della fine degli anni ’90) si è sentito anche a Milano. Ma soltanto per poco, rispetto al resto del Paese, che ancora oggi in parte arranca. Il realismo tutto milanese, il senso pratico, hanno prevalso sui consueti birignai all’italiana di fronte ad ogni novità e si è cominciato a usare l’innovazione anche nell’editoria”.
Beh, tu lo sai bene, visto che sei stato un pioniere degli eBook in Italia. Quanta strada ha fatto finora l’editoria elettronica e quanto è stato importante avere una base strategica a Milano?
“L’eBook ha cambiato la mia vita. Era il 1994, dopo la Domenica del Corriere ed aver sperimentato il giornalismo americano a Selezione dal Reader’s Digest, chiamato dal direttore Ludina Barzini. Sai quel giornalismo in ci sono dei colleghi completamente dedicati a verificare le tue fonti, prima di pubblicare un articolo? Mi vien da ridere a pensare se un procedimento del genere venisse applicato in tanti giornali italiani”.
Non tergiversare, vai avanti, che è interessante…
“Dunque, nel 1994 mi trovavo ad essere di fatto un editore, visto che mi era stata affidata la Direzione Generale ed Editoriale di Rusconi Libri, Idealibri ed Eurolibri, quando scoprii da Niki Grauso, l’editore dell’Unione Sarda, che non soltanto esisteva Internet, ma che era arrivato in Italia e ce lo aveva portato proprio lui attraverso la Sardegna, creando il primissimo Internet Provider globale d’Italia, Video On Line. Questa nuova realtà eccitò la mia fantasia e la mia creatività. Diversamente da altri, che all’epoca sentenziavano che la cosa non avrebbe avuto futuro, io immaginai invece un grande futuro editoriale, attraverso l’utilizzo della Rete e del digitale al posto della carta stampata. Quanto non avessi torto è oggi evidente a tutti, ma allora nessuno dei grandi e piccoli editori riusciva a guardare oltre la punta del proprio naso. Allora giocai d’azzardo: fondai la mia casa editrice, Simonelli Editore, proprio con l’obiettivo finale di pubblicare eBook. Ma alla fine del 1995 il libro elettronico cominciava ad esserci soltanto negli Stati Uniti, in Italia si era praticamente a zero e cominciai quindi una lunga traversata del deserto, durante la quale, “aspettando Godot”, ho fatto anche l’editore tradizionale, pubblicando e distribuendo nelle librerie italiane attraverso ALI ben 87 novità”.
E quando è finita l’attesa?
“Nel Duemila, quando Microsoft ha lanciato una sua soluzione tecnologica per l’eBook e a fare marketing convincendo anche la ancora dubbiosa Mondadori ad avvicinarsi al libro elettronico, regalandole di fatto un negozio on line”.
Ma tu a che punto stavi?
“Io zitto zitto producevo, ma vista la confusione che c’era in Italia già cercavo di coniugarmi con quella globalizzazione che di fatto esisteva dal secolo scorso on line. Intendo dire che producevo e facevo circolare il catalogo dei miei eBook attraverso distributori internazionali come iTunes, Ingram Digital, Overdrive, le neonate (all’epoca) Amazon e Google Play”.
E Milano?
“Sul piano dell’editoria elettronica dei libri, degli eBook, va detto che Milano non è stata e neppure ora è così meravigliosa come lo è, invece, per quanto riguarda chi la esprime. Mi spiego meglio: per un’oggettiva rivoluzione come quella del passaggio dal cartaceo al digitale, per quanto riguarda i libri occorrono naturalmente dei significativi investimenti, sia da un punto di vista produttivo che soprattutto da un punto di vista comunicativo. E per quanto mi riguarda (ma è il trend generale) investitori di questo tipo non ce ne sono stati. Né, diciamolo, se ne vedono ancora all’orizzonte. Quindi io e altri pochi “eroi” la traversata nel deserto l’abbiamo dovuta fare da soli, con le nostre poche forze, immaginando che forse sarebbe stato un investimento per il futuro”.
Ed è stato così?
“Confidiamo ancora che lo sia. E uso il “noi” immaginando che tutti gli attuali operatori nell’ambito degli eBook coltivino perlomeno uno spirito di squadra, che resista anche se la meta non pare abbastanza vicina. Gli eBook hanno ad oggi faticosamente conquistato da zero quasi un dieci per cento del mercato del libro, ma siamo ancora lontani dalle nostre ambizioni, dal nostro break even point. E non è da sottovalutare che contemporaneamente il numero di chi acquista libri tradizionali diminuisce. Insomma, è chiaro che in questa stagione di trasformazioni epocali sarebbero più auspicabili le sinergie che le battaglie frontali fra carta e digitale. Chissà, ci potrebbe forse essere nell’aria una rivoluzione da Milano Meravigliosa”…
Cosa intendi dire?
“Intendo la rinascita di quel mecenatismo che tanto ha regalato nei secoli alla cultura e all’arte milanese. Ecco, occorrerebbe un pizzico di quello spirito per dare a Milano quel primato nell’editoria digitale che ha da sempre in quella tradizionale. E non faccio un discorso per Simonelli Editore, che comunque ha finora prodotto 1.037 eBook, distribuiti globalmente anche nel suo eBooksItalia.com, ma per tutta la filiera di case editrici che producono libri elettronici, in modo da far nascere una squadra di chi opera editorialmente in questa Milano Meravigliosa e che abbia la forza di poter competere davvero sul mercato globale. E quando parlo di eBook, sia ben chiaro, non parlo di quelli che di fatto non sono altro che le fotocopie digitali di quanto è già stato prodotto in volume per la libreria. Parlo di titoli originali, immaginati e pubblicati soltanto in versione digitale e spesso anche multimediale. Tutto un altro mondo di contenuti “paralleli” e che grazie alle tecnologie offrono vere occasioni di letture aumentate. Ma c’è dell’altro”…
In che senso?
“Come avrai capito, Ermanno, io guardo sempre avanti. E anche se ancora non sono arrivato a raggiungere il top dei miei obiettivi comunque oggi l’eBook c’è, esiste, alla faccia di chi gli aveva già fatto il funerale prima che nascesse. E anche se più lentamente del previsto non potrà che crescere. Sta crescendo, però, pure il numero delle persone che coniugano la lettura delle parole con quella delle immagini e anche con l’audio lettura. Nel Terzo Millennio leggere diventa sempre più un crogiolo, in un cui la parola scritta si coniuga con il video e con l’audio, le altre modalità che possono integrarsi come essere alternative. Allora, mentre l’eBook è già una realtà per me acquisita è sul video e sull’audio che ora sto sviluppando la mia ricerca e la mia produzione. Con format video e audio che offrano non dei replay di quanto già stampato, ma altre originali occasioni di lettura. Insomma, Milano, che con l’Expo e il suo grande successo, è certamente diventata un punto di riferimento globale, può e deve essere il luogo di sviluppo e di riferimento di una nuova editoria globale capace di utilizzare a fondo, dalla parte del lettore, tutte quelle opportunità che offre lo sviluppo tecnologico”.
Già, l’Expo. Ma il suo grande successo, il fatto che abbia fatto esplodere le sue presenze turistiche, che abbia attratto e attragga imprenditori, finanzieri e banchieri non rischia di snaturare Milano?
“Tutt’altro. Credo invece che le può permettere di crescere, di poter esprimere tutto il suo potenziale creativo, di poter trasmettere al mondo, da protagonista fra i protagonisti, l’esempio di una città capace di accogliere generosamente ed integrare chiunque vi approdi da qualsiasi parte del mondo con la reale determinazione di fare, di lavorare. Non è una metropoli perfetta, ma possiede tutti gli anticorpi per respingere i nemici di una civile convivenza”.
Ermanno Accardi (giornalista e scrittore)