“Milano meravigliosa”. Basterebbe soltanto il titolo a far comprendere ai lettori il legame, davvero fortissimo, tra Ermanno Accardi e il capoluogo lombardo, pulsante valvola cardiaca della Lombardia, cuore generoso e al tempo stesso durissimo del Settentrione italiano. Una città bruciata dal sole d’estate e investita da pioggia, freddo, neve e gelo d’inverno, dove la vita è bella e difficile al tempo stesso. Ma che l’autore ama in maniera incondizionata, visceralmente, da uomo del Sud contaminato dalla cultura nordista, un “mix” di amore e di libertà, di calore e “rispettosa confidenza”, di cordialità quasi studentesca e apparente distacco caratteriale. Nelle storie che racconta, lo scrittore siculo-milanese descrive luoghi, personaggi e circostanze che lo hanno condotto alla comprensione di come sia maturato il suo straordinario rapporto di amorosi sensi con Milano, “che non mi ha dato i natali”, per dirla scherzosamente con le sue parole, “ma che se lo avesse fatto sono sicuro che non li avrebbe voluti indietro troppo presto”…
Ermanno Accardi ci accompagna e ci descrive i particolari, i dettagli e gli aspetti più segreti di una città, dice, “che non ti aggredisce visivamente, non ti molesta in continuazione, esibendo le sue meraviglie storiche e artistiche. Perché non si mostra facilmente agli occhi distratti, ma ha un’anima vera, generosa, che si svela soltanto a chi la sa osservare”. E noi proviamo ad osservarla con lui, a sentire con lui le sue emozioni, a vivere con lui quelle storie al limite del fantastico, del surreale, per provare a visitarla con gli occhi di un innamorato, di un esploratore dell’anima, di un uomo che le è profondamente grato per tutto quello che da lei ha ricevuto e che preferisce di gran lunga la sua “bruttina stagionata” alle bellissime città d’arte italiane, come Roma, Firenze e Venezia.