Le sue origini sono siciliane, proprio come le mie. Ma lei è nata qui, a Milano. E nella nostra città vive e lavora da sempre, con frequenti incursioni un po’ dappertutto in Italia e in particolare a Genova, dove confessa che andrebbe ad abitare volentieri. Stefania Chines è una stimata ed apprezzata giornalista freelance, che collabora ormai da molti anni con riviste e giornali di settore. Ed è da qui che è partita la nostra chiacchierata su Milano, che dall’Expo di cinque anni fa è davvero molto cambiata, migliorando ulteriormente l’offerta culturale e facendo esplodere il turismo cittadino. “Ecco, io non avrei mai pensato a Milano come a una città turistica e invece mi sono dovuta ricredere”, conferma la Chines. “L’Esposizione universale del 2015 ha rappresentato un vero e proprio volano per la rinascita della nostra metropoli, grazie anche a un nuovo fervore architettonico, che ha ridato splendore e riqualificato diverse zone della città”.
Milano è cambiata e sta cambiando ancora, giorno dopo giorno, con il suo tipico ritmo frenetico, ma la città che entrambi abbiamo vissuto in gioventù ci appare attraverso i ricordi magicamente languida, anche se con diverse zone d’ombra. “Sì, ho un ricordo della mia infanzia molto dolce e vivo”, conferma. “Erano gli anni del boom economico e si respirava un clima di grande ottimismo, sostenuto da quella incessante laboriosità che ha sempre contraddistinto i milanesi, sia nativi che adottivi. Neppure gli anni bui del terrorismo riuscivano a minare la voglia di fare che avevano i nostri genitori. Tuttavia nessuno, negli anni ‘70, avrebbe mai immaginato che nel giro di tre decenni anche il sogno milanese si sarebbe infranto. Quasi all’improvviso vennero alla luce fatti e misfatti di una società corrotta e sempre corruttibile. Ma Milano ha saputo rialzarsi e guardare avanti, fino ad arrivare alla rinascita di questi ultimi tempi, ormai negli occhi e nel cuore di un’intera nazione”. Chi scrive, come Stefania Chines, osserva da una postazione privilegiata la storia e l’andamento economico di Milano, lo sviluppo e in molti casi l’involuzione del mondo del lavoro cittadino e la crescita rapidissima delle nuove tecnologie. “Credo che oggi manchino le vere opportunità di lavoro, quelle in grado di dare una svolta alla vita di un individuo”, afferma Stefania. “Ricordo ancora che negli anni ‘80, sulla scia della ‘Milano da bere’, bastava un semplice passaparola per trovare un’occupazione. Poteva capitare che fosse addirittura il cameriere del bar sotto casa o il custode di un palazzo a segnalare, per esempio, che un’azienda editoriale stava cercando una ragazza o un ragazzo che conoscesse l’Inglese, anche soltanto a livello scolastico. Adesso, invece, non c’è laurea a cui non debba seguire un master. La spinta produttiva sarebbe potuta arrivare anche dai social network, ma per il giornalismo, mio caro Ermanno (e anche tu lo sai bene) la crisi è spessa come la ‘scighera’ (la nebbia in dialetto milanese) in certe notti d’inverno. Sono tempi difficili per chi, come me e te, bazzica da sempre l’ambiente dell’editoria”.
Però quest’anno dovrebbero aprirsi nuovi spiragli in ambito professionale. Il 2020, a Milano, è stato proclamato “Anno della Donna” e saranno molte le iniziative, sia del Comune che dei privati, riguardanti l’intero universo femminile. “Ben vengano tutte le proposte che mettano la donna al centro del loro interesse personale e lavorativo”, dichiara in conclusione la Chines. “Sono dell’avviso che la nostra sia una città a misura di donna perché offre tantissimo, soprattutto a livello culturale. Non c’è pericolo di annoiarsi nella frenesia di tutti i giorni. Forse langue un po’ nei fine settimana dei mesi estivi, a causa di un clima molto spesso penalizzante. Il caldo torrido e soffocante, infatti, spinge a ‘espatriare’ verso il mare o la montagna. Però la partenza verso altri lidi, quelli vacanzieri, è più bella se hai la certezza che Milano ti aspetterà a braccia aperte. Vitale, accogliente e sempre aperta a tutti”…
Ermanno Accardi (giornalista e scrittore)