Intervistare Laura Avalle mi provoca emozioni particolari. L’ho conosciuta molti anni fa, quando era soltanto una ragazza che sognava di diventare una giornalista e chiedeva consigli, suggerimenti e opinioni su cosa fare agli amici e a quelli che come me sarebbero stati i suoi futuri colleghi più anziani. Rivederla oggi, affermata nella sua professione, moglie e madre di una splendida bambina, mi riempie d’orgoglio e mi fa ricordare di averle sempre detto di non mollare mai perché le soddisfazioni sarebbero presto arrivate. Così è stato e adesso siamo qui, a parlare di lei e del suo rapporto con Milano, una città che al di là delle sue origini piemontesi e del legame con la sua terra d’origine ama visceralmente. “E’ vero, amo Milano e guai a chi me la tocca”, esordisce Laura. “È una città straordinaria, ci abito da diciotto anni e le devo tanto. Era il 2001 quando, venendoci per lavoro, l’ho sentita subito come casa mia. Ho avvertito un’energia pulsante e creativa come mi è capitato di sentire soltanto a New York. Per questo dico sempre che Milano è la mia Manhattan. Ebbene, questa energia non si è mai spenta, anzi. Nel corso di questi anni si è alimentata di nuove idee, nuove creazioni, nuovi impulsi, fino a diventare sempre più grande, sempre più bella, sempre più accogliente e, come dici tu, meravigliosa”.
Tu lavori nel mondo del giornalismo (dirigi con successo alcune riviste specializzate), dell’editoria perché sei una scrittrice e della comunicazione più in generale, visto che sei anche una divulgatrice scientifica. Qual è, a tuo parere, la situazione attuale, a Milano, riguardo a questi ambiti? E quali contributi ha portato, secondo te (se lo ha portato), lo sviluppo dei social network?
“Grazie alla professione di giornalista ho avuto modo di conoscere Milano nel profondo, non solo in superficie e di amarla dunque ancora di più. La situazione che stiamo vivendo è destabilizzante; i giornali soffrono, a tutto vantaggio del web che tuttavia presenta molte lacune, così come i social network, inondati spesso da gruppi pilotati a favore di un’informazione falsa e fuorviante, il cui scopo è quello di creare confusione e provocare lo scontento delle persone a fini politici. Un fenomeno che accade ovviamente non solo qui, ma in tutto il resto del nostro Paese. Finché non ci saranno filtri in grado di mettere fine a questo scempio culturale e sociale l’andazzo sarà questo. Cambiare il corso delle cose è una sfida alla quale noi giornalisti accreditati e iscritti a un albo professionale siamo chiamati, in un clima di guerra giocata tutta su Internet senza esclusione di colpi (di tastiera). Siamo i nuovi partigiani, in difesa della vera e corretta informazione”.
Hai appena pubblicato “La dieta della camminata”. Ce ne vuoi parlare?
“Edito da Tecniche Nuove, un’importante casa editrice milanese (perché Milano, fra le altre cose, è anche la capitale dell’editoria), “La dieta della camminata” è un libro che ho scritto insieme alla dottoressa Sara Cordara, nutrizionista ed esperta di integrazione sportiva. Parla di come tenersi in forma e in salute attraverso quel connubio imprescindibile che è la corretta alimentazione più il movimento fisico. E che cosa c’è di meglio della camminata, economica, semplice e alla portata di tutti? Non tutti sanno, inoltre, che camminare è anche un’ottima palestra per il nostro cervello e che ci mantiene più giovani a lungo. Leggendo questo saggio scientifico ne scoprirete delle belle. E’ tutto rigorosamente documentato dai maggiori studi mondiali effettuati fino ad oggi”.
Secondo te Milano è una città ideale per chi vuole fare sport e vivere in maniera sana, al di là dei classici luoghi comuni sulla vita di città?
“Certo! Abito vicino al Parco Sempione, il luogo ideale, secondo me, per chi vuole camminare, correre e fare esercizio fisico. Vedo spesso gruppi di mamme con il passeggino che si ritrovano lì per fare sport, come fossero al Central Park (il “Walking with baby in the stroller” è una disciplina nata in America qualche anno fa), oppure persone che praticano arti marziali, body builder, ballerini acrobatici e chi più ne ha più ne metta. C’è posto per tutti e per tutte le discipline sportive. Parchi a parte (il Sempione è solo uno dei tanti), Milano è una palestra a cielo aperto, ideale per i ciclisti (ci sono delle bellissime piste ciclabili) e per chi cammina. Io, per esempio, mi muovo rigorosamente a piedi e qualche volta con la metropolitana. Ogni giorno, come minimo, macino 6-7 chilometri ed è così che mi tengo in forma”.
Il 2020, a Milano, sarà “L’Anno della Donna”. Ritieni Milano una città, appunto, a misura di donna? Ambiti come la cultura, la sicurezza e il lavoro privilegiano la condizione femminile?
“Non mi sono mai sentita privilegiata per il fatto di essere donna, né a Milano, né altrove. Anzi, spesso il contrario (vedi la disparità di stipendio in molte realtà lavorative e la maternità, che viene vista ancora come un ostacolo alla carriera). Ritengo che la donna, oggi più di ieri, debba lottare di più per affermarsi sul lavoro e non solo. Abbiamo ancora da abbattere molti muri. Ben vengano, quindi, iniziative come queste. Io sono pronta a dare il mio contributo. Del resto, Milano mi ha dato tanto ed è arrivato il momento di restituirle qualcosa”.
Che opinione hai del fenomeno dell’immigrazione a Milano?
“Posso parlare solo attraverso il mio vissuto, ma rimane un’opinione personale e non oggettiva del fenomeno. Ho abitato in molte zone di Milano, alcune piuttosto “calde”, sotto questo aspetto. Penso al Giambellino, a Piazzale Loreto, alla Stazione Centrale, persino alla centralissima Porta Venezia, dove sono stata testimone diretta di alcuni episodi poco rassicuranti e il fatto di essere donna non mi ha aiutato. Ogni volta che ho avuto paura, come in quei casi, ho chiamato le forze dell’ordine, che sono sempre intervenute puntuali. E poi c’è la mia adorata via Paolo Sarpi con la sua comunità di cinesi, dove mi sono sempre sentita al sicuro e protetta a qualunque ora del giorno e della notte”.
Per concludere, Laura: Come vedi il futuro di questa città? E il tuo? Starete ancora insieme?
“Milano è il futuro ed è parte di me. Senza Milano io non ci sto e non ci starò mai”.
Ermanno Accardi (giornalista e scrittore)